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Putin, non ci sono spiragli per la pace.

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di Ettore Minniti

Sul piano militare, niente cessate il fuoco, niente ritiro delle truppe russe, niente tavolo delle trattativi.
Sul piano economico è scoppiata nel frattempo la guerra del grano.
L’Italia ha presentato il suo piano che prevedeva un percorso in quattro tappe per ottenere dapprima un cessate il fuoco e arrivare infine alla risoluzione diplomatica del conflitto.
Dopo il rigetto, irridente da parte di Mosca, Mario Draghi ha chiamato Vladimir Putin: «Lo scopo era chiedere se si potesse far qualcosa per sbloccare il grano che oggi è nei depositi in Ucraina, perché la crisi alimentare che si sta avvicinando e in alcuni paesi africani è già presente avrà proporzioni gigantesche e conseguenze umanitarie terribili».
Alla domanda dei giornalisti se vi possono essere spiragli di pace, Mario Draghi è stato lapidario: ha risposto seccamente che «la risposta è no».
Nel frattempo Putin ha replicato: «Non interromperemo le forniture di gas all’Italia ai prezzi fissati nei contratti».
Secondo il Cremlino, Putin ha anche dichiarato che Mosca è pronta ad aiutare a risolvere la crisi alimentare in cambio della revoca delle sanzioni, ribadendo che se i negoziati sono sospesi è colpa di Kiev.
Dalla parte Ucraina si sostiene che «Bloccando i porti ucraini, Mosca ha innescato una crisi alimentare mondiale», e si sostiene come la Russia utilizzi Kiev come «alibi informativo».
Secondo Kiev sono 20 milioni di tonnellate di grano risultano essere bloccate nel Paese. Al contempo, l’Onu ha lanciato l’allarme di possibili carestie di lunga durata per i Paesi più poveri del mondo, qualora non dovessero ripartire le esportazioni di grano dall’Ucraina, riportandole a livelli pre-bellici.
Tra i temi affrontati, nei colloqui tra Draghi e Putin, c’è stato quello scostante del Donbass.
Secondo fonti ucraine “sin dall’inizio della guerra sono rimaste uccise 1.500 persone a Severodonetsk, nella regione ucraina del Donbass. Sulla città vanno avanti bombardamenti continui, il 60% del patrimonio abitativo è distrutto e il 90% degli edifici necessitano ormai di riparazioni importanti». Al contempo, il presidente ucraino Zelensky accusa Mosca di «genocidio» nel Donbass. Se non è becera propaganda, siamo molti vicini alla realtà su quanto sta succedendo in quella regione; il male di tutti i mali, ovvero il pretesto di Putin per dichiarare guerra.
La pace si allontana e non si vedono luci in fondo al tunnel.