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Pronto il quarto decreto per l’invio di armi a Kiev

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Esisteste solo una risposta bellica al conflitto? No! Proprio nel rispetto dell’articolo 11 della Costituzione, si deve fare ogni sforzo possibile per una trattativa negoziale, perché la nostra Costituzione non nega la possibilità della guerra di difesa, ma indica la via maestra della diplomazia come soluzione dei conflitti internazionali

di Ettore Minniti

Nei prossimi giorni il ministro della Difesa Lorenzo Guerini sarà ascoltato dal Copasir in relazione all’invio di materiale bellico in Ucraina: equipaggiamento, veicoli blindati della fanteria, artiglieria pesante e armi a media e lunga gittata, anche se l’elenco completo è stato segretato. Materiale bellico difficile da trovare sul mercato perché si stanno esaurendo le scorte.

Mario Draghi nel suo ultimo intervento, prima delle sue dimissioni, ha ribadito il sostegno all’Ucraina. Il sostegno a Kiev rientra pienamente tra gli impegni assunti dal governo e che è chiamato a portare avanti. Anche Sergio Matterella, Presidente della Repubblica, era stato chiaro nel comunicare lo scioglimento delle Camere: “il periodo che attraversiamo non consente pause negli interventi indispensabili, tra i quali rientrano anche quelli per contenere gli effetti della guerra della Russia contro l’Ucraina sul piano della sicurezza dell’Europa e del nostro Paese”.

Sul piano operativo annotiamo, secondo. fonti Nato, che l’Italia sta già fornendo agli alleati occidentali una collaborazione logistica sul suo territorio in tema di addestramento all’utilizzo degli armamenti.

Su questo provvedimento già aleggia il dissenso di alcuni partiti dell’ex maggioranza, perché in campagna elettorale ci sono bandierine di parte da allocare. Laddove si dovessero creare spaccatura aumenterebbero le preoccupazioni internazionali di Europa e America.

Intanto, per buona pace di coloro che invocano l’articolo 11 della Costituzione secondo il quale l’Italia ripudia la guerra, più volte autorevoli costituzionalisti hanno dichiarato che esso è in linea con i trattati internazionali.

Non è un atto di guerra contro la Russia. Sebbene il 55% degli italiani si dichiari contrario a questo provvedimento, secondo gli ultimi sondaggi, la decisione di inviare armi a Kiev, adottata dal Parlamento, è in linea sia con la Carta costituzionale sia con le norme sovranazionali, che ci impongono di adeguarci alle scelte fatte dagli Stati con i quali l’Italia ha sottoscritto contratti internazionali.

Quanto scritto nell’articolo 11 indica come il ripudio della guerra di aggressione o intesa come uno strumento di soluzione delle controversie internazionali. Ma l’Italia non è la neutrale Svizzera e se ci fosse una guerra, può essere deliberata dal Parlamento e proclamata dal presidente della Repubblica.  Ma, oggi, noi non siamo in guerra. E anche se la nostra Costituzione ci vietasse la guerra, e così non è, si tratterebbe di un divieto destinato a cedere il passo a norme sovranazionali.

Esso va interpretato con il combinato art. 117 della Costituzione che recita che la potestà dello Stato va esercitata nel rispetto dei vincoli che derivano dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.

Quindi bisogna spostarsi, nelle valutazioni di un sostegno al popolo ucraino, sul diritto naturale di ogni popolo a difendersi, affermato dallo Statuto delle Nazioni unite.

Sia l’assemblea della Nazioni unite sia la Corte dell’Aja hanno condannato la guerra di aggressione contro l’Ucraina, per cui secondo l’orientamento di molti costituzionalisti prestare aiuto, senza entrare nel conflitto, è costituzionalmente legittimo.

Un sostegno che può essere fornito con gli strumenti più vari, certo con l’assistenza sanitaria ai rifugiati, ma anche aiutando chi combatte e quindi anche con strumenti bellici di difesa, per respingere l’aggressore. Sempre nel rispetto del criterio di proporzionalità.

Esisteste solo una risposta bellica al conflitto? No! Proprio nel rispetto dell’articolo 11 della Costituzione, si deve fare ogni sforzo possibile per una trattativa negoziale, perché la nostra Costituzione non nega la possibilità della guerra di difesa, ma indica la via maestra della diplomazia come soluzione dei conflitti internazionali.

Purtroppo la guerra continua e la strada per la pace è ancora lunga e tortuosa.