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Pronipote di Pinochet ministra per i Diritti delle donne, bufera su Pinera

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Bufera politica in Cile dopo la nomina di Macaregna Santelices, pronipote del generale Pinochet e sostenitrice della dittatura, alla guida del ministero per i Diritti delle donne e le Pari opportunità. Nell’occhio del ciclone il presidente di destra Sebastian Pinera, il potere del quale è in bilico dopo le recenti proteste socio-economiche di massa dei mesi scorsi, congelate a causa dell’epidemia di Covid-19. Al centro di critiche e contestazioni, oltre alla filiazione diretta tra il neoministro e l’ex dittatore in carica dal 1973 al 1990, una sua intervista del 2016 in cui Santelices elogiava i “lati positivi della dittatura”.

Una delle pagine più buie della storia del Paese, segnata dall’uccisione e la scomparsa di più di 3 mila persone oltre all’imprigionamento e le torture subìte da migliaia di oppositori. Inoltre durante la dittatura militare almeno 316 donne sono state stuprate durante la detenzione, di cui 11 erano incinte.

Santelices viene anche criticata per una serie di commenti denigratori nei confronti dei migranti. Dopo aver giurato in mascherina, Santelices ha formalmente negato di aver mai “approvato o giustificato le violazioni dei diritti umani”, invitando i cileni a “giudicarmi sula base di quello che farò da oggi in poi, come donna”. Le sue prime dichiarazioni non hanno placato malcontento e critiche. Nelle ultime 48 ore sui social spopola l’hastag #WeHaveNoMinister, lanciato da diverse associazioni femministi e Lgbt del Cile, che rivendicano le sue dimissioni.  

“La sua nomina è una provocazione che dimostra la totale indifferenza di questo governo verso le rivendicazioni del movimento femminista cileno”, ha reagito l’attivista Romina Parada, co-fondatrice del noto collettivo femminista Baila Capucha Baila. “La nomina di un ministro che fa apologia della dittatura difficilmente è idoneo a difendere le donne, che storicamente hanno subito violenze da parte dello Stato, per il solo fatto di essere donne”, ha commentato l’Asociación de Abogadas Feministas. “Siamo estremamente preoccupati per la scelta del governo di continuare a nominare ministri non specializzati, totalmente non qualificati e non preparati a ricoprire tali incarichi”, ha denunciato Bárbara Sepúlveda, direttrice dell’Associazione cilena degli avvocati donne.

Dopo studi in giornalismo e diverse collaborazioni in vari media, nel 2012 Santelices è stata eletta sindaco di Olmué, cittadina al centro del Cile. Nel 2019 ha rassegnato le dimissioni per candidarsi a governatore di Valparaíso, sotto la bandiera del partito di destra Unione indipendente democratica, costituito nel 1983 per preservare l’eredità politica ed economica della dittatura. Tre giorni fa si è insediata alla guida del ministero, vacante da 54 giorni, dopo le dimissioni del predecessore Isabel Plá, criticata per la sua inazione. 

Lo scorso 8 marzo, in occasione della giornata internazionale della donna, a Santiago del Cile più di un milione di donne hanno preso parte ad una marcia per chiedere verità e giustizia, più tutele, diritti e pari opportunità. Dall’inizio del lockdown in Cile, la violenza domestica è aumentata del 125%, e da gennaio si sono verificati almeno 14 femminicidi e altri 34 tentativi di aggressione ai danni di ragazze e donne. 

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Fonte: estero agi


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