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'Premi' di  fine anno all'edilizia, la Sardegna divisa sul mattone

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AGI  – Arrivano in Sardegna nuovi ‘premi’ volumetrici in edilizia, presentatati come un’improcrastinabile “occasione di rilancio” per la Sardegna dalla maggioranza di centrodestra e sardista alla guida della Regione. Ma per i gruppi di minoranza (centrosinistra e M5S) e per gli ambientalisti quello che si sta preparando a fine anno è un assalto alle coste, con un via libera a una nuova, gigantesca colata di cemento, anche nelle campagne e con una ‘clausola Covid’ a beneficio degli hotel. Sulla ‘politica del mattone’ nell’isola lo scontro si trascina da un anno, congelato solo dall’emergenza coronavirus.

Petizione al ministro Franceschini

Sul nuovo ‘piano casa’, in arrivo prima di Natale nell’Aula del Consiglio regionale della Sardegna, gli oppositori invocano l’intervento del governo: confidano nell’impugnazione davanti alla Corte costituzionale, in caso di approvazione del testo, che appare scontata, visto che la maggioranza ha i numeri, salvo colpi di scena. C’è anche una petizione sulla piattaforma Change.org, lanciata da Stefano Deliperi per il Gruppo d’intervento giuridico e rivolta al ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini: le oltre 37 mila persone che l’hanno firmata (si punta a 50 mila), gli chiedono di intervenire per mantenere il divieto di edificare nella fascia protetta dei 300 metri dal mare e vigilare sulla disciplina di salvaguardia dei litorali prevista dal Ppr, il piano paesaggistico regionale voluto dall’ex presidente della Regione, Renato Soru.

La fretta del centrodestra

Frenata dall’emergenza Covid, che ha stroncato sul nascere l’iter del disegno di legge approvato dalla Giunta regionale un anno fa, poco prima di Natale, la maggioranza ora ha fretta. Talmente tanta che nell’ultima seduta del Consiglio regionale, conclusa in nottata, la vicepresidente della Regione, Alessandra Zedda, ha chiesto di seguire la procedura abbreviata per approvare il disegno di legge sul nuovo piano casa. L’opposizione è insorta contro quello che ha definito un ‘blitz’ e la richiesta è stata ritirata. Il 31 dicembre scade anche l’ultima proroga, l’undicesima, del testo che disciplina gli aumenti volumetrici in edilizia. La scadenza preoccupa anche il centrosinistra che un anno fa aveva proposto in Consiglio regionale di eliminare i limiti temporali fin qui imposti, in modo da evitare vuoti nella disciplina.

I passaggi più controversi del disegno di legge

Ma il testo elaborato da Giunta e maggioranza di centrodestra e sardista va ben oltre Il ddl include norme che renderebbero più facile costruire nelle zone agricole (con almeno un ettaro di terra e senza bisogno di essere coltivatori diretti), consentirebbero ampliamenti negli immobili sul mare, nella fascia protetta dei 300 metri e faciliterebbero il riuso di seminterrati e pilotis. Non solo: il testo prospetta anche un mercato degli incrementi volumetrici, dato che i crediti potrebbero essere ceduti dai proprietari aventi diritto ad altri, anche se a particolari condizioni. C’è poi la contestata ‘clausola Covid’ a favore delle strutture turistico-alberghiere: la possibilità di ampliamenti fino a un massimo del 50% del volume urbanistico esistente per rendere piu’ spaziose hall, sale convegni e zone comuni, “in considerazione – recita la norma del ddl – dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 che detta nuove regole sul distanziamento interpersonale”.

Uniremo il rispetto dell’ambiente allo sviluppo”, ripete da un anno l’assessore all’Urbanistica, il sardista Quirico Sanna. “Con questo provvedimento”, aveva assicurato il presidente della Regione e segretario del Psd’Az, Christian Solinas all’indomani dell’approvazione del ddl in Giunta, un anno fa, “coniughiamo la tutela dell’ambiente a quella dei legittimi interessi dei cittadini, e riavviamo un settore di vitale importanza, quello dell’edilizia, che ha perso 30 mila addetti in 10 anni”.

Il No della sottosegretaria Todde

Non la pensa affatto così la sottosegretaria allo Sviluppo economico Alessandra Todde. “Ancora una volta ci troviamo di fronte a un disegno di legge regionale che si avvia a violare il diritto costituzionale sancito dalle norme del Piano Paesaggistico Regionale e che, se i presupposti sono questi, sarà impugnato dal governo”, è intervenuta l’esponente M5S di origine sarda, paventando “una colata di cemento che, come scrivono gli esperti, potrebbe essere, se rapportata ai volumi attualmente esistenti, non inferiore ai 5 milioni di metri cubi”.

“Questo provvedimento ci riporta indietro di 60 anni e si configura come un progetto di sottosviluppo”, ha dichiarato Vincenzo Tiana, per anni presidente di Legambiente Sardegna, durante un’audizione consiliare. “Va in direzione contraria rispetto alle strategie approvate in Europa proprio in materia di ristrutturazione e riqualificazione del patrimonio edilizio”. Hanno accolto con favore il provvedimento Confindustria, Confapi, Ancem e quasi tutti i sindacati, oltre che gli Ordini degli ingegneri, mentre centrosinistra (Pd, LeU e Progressisti) e M5S, ambientalisti, Cgil e Cna, architetti, agronomi, Copagri e periti industriali l’hanno bocciato, che temendo un impulso alla cementificazione.
 

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Fonte: cronaca agi


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