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POETI DA RISCOPRIRE. Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)

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di Antonello Longo

Questi giorni sono carichi di grandi avvenimenti, di quelli che tengono sul chi vive una redazione per giorni e giorni, dal riconfermato Presidente della Repubblica al festival di Sanremo, dalla crisi Ucraina alle Olimpiadi di Pechino. Tutte cose, insomma, tali da riempire il “desk” di materiali e la testa di ponderosi pensieri.

Ed io, invece, a cosa penso? Non ci crederete. Da giorni mi frulla in mente un verso, un piccolo, insignificante dodecasillabo che, come il refrain di certe canzoni, si insinua in tutti i momenti, in ogni pensiero, evocato chi sa quando, chi sa da cosa. Sapete come fa? “Poveri versi miei gettati al vento”!

Mi arrovello su queste parole, cercando di ricordare dove mai le ho lette, chi le abbia scritte. Sono arrivato a sospettare, confesso, visto il contenuto, di esserne stato io stesso l’autore. E allora, le mani vanno sulla tastiera del PC, di corsa su “wikipedia”: sì! “Poveri versi miei gettati al vento” esiste, da “Postuma” di Olindo Guerrini.

Guerrini? Cerca e ricerca, finanche nella seconda, terza fila degli scaffali, fra i libri dimenticati e polverosi, nascosti dietro i dorsi tenuti in evidenza. Ed ecco qua: Lorenzo Stecchetti, “Postuma”, prefazione del Dott. Olindo Guerrini, Zanichelli Editore, Bologna, (1970, lire 944 + 56 di IVA), pagina 15.

Stecchetti? La storia la leggo (e potete leggerla anche Voi, care amiche e cari amici lettori) sull’enciclopedia del web. Lorenzo Stecchetti è uno degli pseudonimi del Guerrini, geniaccio corrosivo della provincia italiana fin de siecle (parliamo dell’Ottocento).

Il fatto è, adesso ricordo, che io allora, nei primi anni settanta (del Novecento, si capisce, quando avevo vent’anni), venuto chissà come in possesso di quel libro, credetti davvero alla storia del giovanotto che si spegne a trent’anni di mal sottile nel paesello sperduto tra i monti e del cugino che, vegliandolo, si china sullo scrittoio e trova i fogli sparsi con i versi romantici e appassionati del moribondo e decide di pubblicarli… postumi!

E adesso, dopo una vita di oblio, ecco che per vie misteriose mi torna alla mente quel verso, che apre una silloge piuttosto modesta, tra il romantico e l’ironico, tra il realistico e lo scapigliato, il furente e lo sdolcinato, ben poco lirica. Eppure…

Ecco a Voi, per la cronaca, le rime di Guerrini/Stecchetti, col loro “inculto ma non bugiardo accento”.

 

Poveri versi miei gettati al vento,

Della mia gioventù memorie liete,

Rime d’ira, di gioia e di lamento,

Povere rime mie, che diverrete?

Ahi fuggite, fuggite il mondo intento

A flagellar chi non l’amò; premete

L’inculto sì ma non bugiardo accento,

Conscie dell’amor mio, rime discrete.

E se la donna mia ritroverete

Per cui le angoscie della morte io sento,

Voi che il segreto del mio cor sapete,

Voi testimoni del perir mio lento,

Quanto, quanto l’amai voi le direte,

Poveri versi miei gettati al vento!

(da Postuma, 1877)

 

(Nella foto: il frontespizio di “Postuma” nell’edizione Zanichelli del 1899)