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Pnrr e Transizione 4.0: investire sulle Pmi

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Un ruolo strategico può essere svolto dalle associazioni, come Confedercontribuenti, capaci di fare lobby e rappresentare gli interessi delle Pmi, che possono assistere le imprese anche nell’affrontare i problemi dell’innovazione tecnologica e dell’analisi dei fabbisogni di mercato

di redazione

Da decenni nel nostro Paese manca in Italia una vera politica industriale. Oggi il Pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza) rappresenta una formidabile, e irripetibile, opportunità. Tuttavia il Pnrr da solo non basta, oltre alle riforme strutturali che ne devono accompagnare l’attuazione per cambiare il volto al sistema Italia (fisco, giustizia, pubblica amministrazione, costo del lavoro), va sottolineata la necessità di impiegare le risorse che proverranno dall’Europa in modo che dalla spesa pubblica possa sortire un effetto moltiplicatore e diffusore della produzione di ricchezza. Perché possa effettivamente verificarsi un simile effetto è necessario investire sulle Pmi, che da sempre rappresentano l’asse portante del tessuto produttivo italiano.

Gli investimenti devono prendere le strade della digitalizzazione, della semplificazione burocratica, della formazione dei giovani, degli imprenditori e dei lavoratori, della promozione dell’imprenditoria giovanile e femminile.

Con il PNRR, così come con il Piano transizione 4.0, si riverserà un fiume di soldi nell’economia italiana, ma sarà essenziale, e non è affatto scontato senza una serrata azione di controllo, che le procedure vengano semplificate con procedure più snelle, in modo che le risorse effettivamente arrivino alle imprese, attivando un circolo virtuoso che porti sviluppo nella dimensione territoriale dell’economia e creazione di nuovi posti di lavoro. Infatti il mondo delle piccole e medie è ancora costretto a confrontarsi con iter burocratici lunghi e farraginosi, che sovente finiscono per bloccare l’erogazione delle risorse.

Già in regioni come la Lombardia, il Lazio, la Campania, sono stati emessi bandi per selezionare progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale, la maggior parte dei quali è stato presentato da Pmi del Nord e del Centro Italia. Si tratta della pianificazione e del controllo in tempo reale della produzione, dello sviluppo di sistemi di realtà aumentata e virtuale, di intelligenza artificiale e big data analytics, di sistemi digitali di supporto all’operatore, di strumenti digitali a supporto di politiche di manutenzione 4.0.

Un ruolo strategico può e deve essere svolto dalle associazioni, come Confedercontribuenti, capaci di fare lobby e rappresentare gli interessi delle Pmi, che possono assistere le imprese anche nell’affrontare i problemi dell’innovazione tecnologica e dell’analisi dei fabbisogni di mercato.

Un problema da affrontare con efficacia è anche l’inserimento della microimpresa nei processi di trasformazione digitale e di transizione ecologica. Al riguardo occorrono contributi a fondo perduto a fronte di progetti mirati all’introduzione di nuovi modelli di business 4.0 e green oriented, allo sviluppo di nuove competenze e tecnologie digitali nell’ottica strategica del Piano nazionale di Transizione 4.0. È compito delle regioni e degli enti locali, nella gestione delle risorse loro assegnate, favorire interventi di digitalizzazione e automazione che, dopo la tragica stagione di stasi dovuta alla pandemia, favoriscano la ripartenza dopo la fase post-emergenziale.