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Perché nel Lazio potrebbe sparire la metà delle spiagge libere

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A breve nel Lazio arriveranno le regole per l’accesso ai litorali e agli stabilimenti balneari in tempo di pandemia Covid-19 ma per capire quando e come svolgere le vacanze bisognerà attendere ancora. Gli imprenditori del settore chiedono di fare presto, in un territorio dove circa il 25% del Pil regionale è frutto dei comparti turismo Commercio ristorazione e trasporti.

E anche i titolari di seconde case, circa 400 mila nel Lazio, attendono alla finestra. Prima però devono arrivare i nuovi Dpcm del governo che disciplineranno la ripresa di una serie di attività commerciali. Mentre ogni singolo Comune dovrà produrre le consuete ordinanze per l’accesso al mare.

La prossima settimana la Regione guidata da Nicola Zingaretti dovrebbe emanare delle linee guida per l’utilizzo del litorale e più in generale il settore turistico. Un decalogo di regole – frutto di una concertazione con enti locali, prefetture ed imprenditori – per arrivare pronti al momento in cui sarà possibile la riapertura degli stabilimenti e degli arenili nel rispetto del distanziamento sociale imposto dal coronavirus.

Si annuncia comunque una stagione senza partite di beach volley è una serie di attività in acqua per evitare assembramenti. Per i lidi attrezzati si cerca un’intesa con i balneari per l’accesso contingentato, percorsi separati di entrata e uscita, il distanziamento di ombrelloni e lettini e la sanificazione degli spazi dopo l’utilizzo.

A preoccupare i Comuni però sono soprattutto i tanti chilometri di spiagge libere presenti. In questi lunghi tratti di spiagge libere, che arricchiscono soprattutto i litorali del basso Lazio e la costa etrusca, appare difficile contingentare gli accessi.

Alcuni Comuni costieri hanno fatto presente di disporre di meno di 10 vigili per controllare il rispetto del distanziamento lungo chilometri di sabbia. Una delle ipotesi allo studio sarebbe quella di istituire, nei Comuni dove i lidi in concessione non totalizzano il 50% del totale, degli affidamenti temporanei di porzioni di spiaggia libera. In questo modo verrebbe garantito un maggiore filtro in accesso e le imprese del settore potrebbero recuperare parte dei clienti perduti a causa delle misure di distanziamento sociale.

Una possibilità che però troverebbe tiepidi i balneari che sarebbero chiamati ad assumersi maggiori responsabilità. Tutte ipotesi, che dovranno ottenere il via libera dei tecnici sanitari. La speranza di istituzioni e imprenditori del settore è quella di poter avviare, seppur in forma ridotta, la stagione estiva all’inizio di giugno dopo 3 mesi in cui il settore turistico ha visto venir meno oltre il 90% degli introiti.

Vedi: Perché nel Lazio potrebbe sparire la metà delle spiagge libere
Fonte: cronaca agi


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