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Perché il 5G è una occasione che l'Italia non può perdere e come ci aiuterà il Recovery Fund

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Un’occasione di modernizzazione imperdibile per il Paese. Un momento storico. Una sfida da vincere a tutti i costi con un impegno congiunto pubblico e privato. La spinta che potrebbe aiutarci a uscire dal pantano e dagli spettri della stagnazione causati dall’emergenza Coronavirus. Sullo sfondo la leva del Recovery Fund, da impiegare in formazione sulle competenze digitali, progetti di ricerca e sostegno alle imprese che investono nelle nuove reti.

Questi alcuni dei temi sul tavolo di 5G Italy 2020, la tre giorni promossa dal CNIT, il Consorzio nazionale interuniversitario per le telecomunicazioni, e dedicata al 5G, la quinta generazione della telefonia mobile. Tra le diverse posizioni, su una premessa i relatori e gli esperti intervenuti sono d’accordo: il 5G non è il semplice sviluppo di uno standard di rete, ma è un cambio radicale. Perché migliora a tal punto la connessione in termini di velocità, latenza, densità dei terminali e consumo di energia da aprire la strada a nuovi servizi e da abilitare nuovi utenti, non umani stavolta.

l’Internet delle cose e la piena integrazione con il cloud

Qualche esempio? Con il 5G siamo nell’era dell’Internet delle Cose e della piena integrazione con il cloud, con nuovi scenari d’uso che impatteranno in ogni settore: agricoltura, commercio, difesa, energia, finanza, industria, media, pubblica amministrazione, salute, sicurezza, trasporti, turismo. Pensiamo alle possibili applicazioni nel campo dell’automotive.

I nuovi servizi, oltre l’interfaccia

Quindi, l’interesse verso 5G non è solo nei nuovi telefoni e nell’interfaccia, ma in ciò che sta dietro questa interfaccia: rete core, edge cloud e cloud, e tutte le funzionalità che risiedono negli strati superiori a quello fisico. L’unione di questi due abilitatori, nuova radio e rete software, darà luogo (anzi sta già dando luogo) a un cambiamento considerato epocale. Anche in termini di competenze richieste ai tecnici del settore, e non solo a loro.

Il Recovery Fund e i 40 miliardi per il digitale

5G, sviluppo di nuovi servizi, futuro. Lo scenario in cui si incastrano queste parole chiave è legato ai 209 miliardi attesi all’Italia dal Recovery Fund. Di questi, oltre 40 miliardi dovranno essere spesi nel digitale sia nelle infrastrutture che nei servizi. E gli investimenti per il 5G sono stati indicati dalla Commissione europea come prioritari insieme alle nuove reti in fibra fino a casa.

Infrastrutture, reti e progetti

Dunque cosa fare? E soprattutto come? Per il viceministro del Ministero dello Sviluppo Economico Stefano Buffagni “per rilanciare il Paese in questa fase non serve moderazione, ma durezza d’azione, concretezza e pragmaticità”. La priorità “è dare una svolta al Paese senza farci attanagliare dalla burocrazia”. Certo, “la tecnologia è la priorità di tutti. Il fatto è come la attuiamo. Interverremo sul tema del 5G con incentivi sugli investimenti” delle aziende, e sull’infrastruttura per portare il 5G “nelle prime 100 città”. E il Recovery Fund? La vera sfida per Buffagni sono “i project manager”, quelli che dovranno stilare i progetti, che poi dovranno essere validati per essere finanziati dall’Europa.

Formazione

Infrastrutture, aziende, regole e competenze digitali. Non è una novità. Tutti gli indicatori ci vedono in fondo alla classifica per competenze digitali e materie STEM. La sfida del 5G passa anche per questo divario. “Abbiamo bisogno di più antenne, più laureati e tecnici in ICT e più livello di education nel nostro Paese” ha sottolineato in apertura di convegno, Nicola Blefari Melazzi, direttore generale del CNIT, il padrone di casa.

Investire sull’aggiornamento delle competenze

“Parlare di 5G significa parlare di medtech, di agricoltura tecnologica, di sistemi di guida intelligente, di smart city. Sostenere questo ecosistema vuol dire passare da una scoperta di frontiera ad servizi di uso comune” ha detto Gaetano Manfredi, ministro dell’Università e della Ricerca. Il ministro ha riconosciuto come la pandemia ci abbia “trovati indietro” sulla formazione. “Bassi nelle aree STEM e sul digitale, abbiamo necessità di un aggiornamento delle competenze con l’applicazione di tecnologie abilitanti: se svogliamo che si sviluppi la medtech, il biologo e il medico deve avere strumenti cognitivi che consentano di maneggiare i dati e l’IoT”. Una formazione dunque “non per silos, ma per sistema matriciale”.

Oltre l’Europa

Intanto, mentre le nostre infrastrutture sono ancora un progetto, altrove come in Cina il 5G è già una presenza. “Lo sviluppo del 5G sta avvenendo nel teatro della contrapposizione tra Stati Uniti e Cina: una partita in cui gli statunitensi hanno bisogno dell’Europa, che deve quindi pretendere che lo sviluppo delle tecnologie e dei servizi del 5G avvenga a condizioni differenti” ha messo in guardia Franco Bernabè, Presidente di Cellnex.

 

Vedi: Perché il 5G è una occasione che l'Italia non può perdere e come ci aiuterà il Recovery Fund
Fonte: economia agi


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