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Per ora si chiama Nac ed è l’erede di Menfi e di Alessandria d'Egitto

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Il rebranding dell’Egitto è partito. Il paese africano avrà presto una nuova capitale amministrativa che, dopo l’annuncio del 2015 in una conferenza a Sharm El-Sheikh, sta velocemente prendendo forma. Parliamo di una delle più grandi città pianificate da zero della storia, una megalopoli che, nei piani del governo di Al-Sisi e dei poteri forti egiziani, potrebbe anche oscurare i grandi centri abitati del pianeta: dalla iper-tecnologica Dubai (che è stata presa come modello), alla super produttiva Pechino, fino ad arrivare all’affascinante e inarrivabile New York. Quella che per adesso viene chiamata Nac, il nome non è ancora stato trovato anche se qualcuno inizia a chiamarla Sisi City, sorgerà a est del Cairo ma comprenderà un territorio molto vasto tra il fiume Nilo e il Canale di Suez.

Un “trasloco” totale

Il Cairo sembra già il passato. NAC dovrebbe essere completata nel 2019 e ospiterà il centro di comando, politico, militare e religioso, di tutto il paese. Sorgeranno al suo interno tanti nuovi edifici che ne sono di fatto i simboli: il Parlamento, la banca centrale, un aeroporto, un palazzo presidenziale 8 volte più grande della Casa Bianca, un quartiere dedicato agli affari in stile Wall Street, il minareto più alto dell’Egitto e un parco divertimenti a tema in grado di rivaleggiare con Disneyland. Ma ci saranno anche più di mille edifici religiosi, 2 mila scuole, 600 strutture sanitarie.

Tutto strizzando l’occhio all’ambiente con un grande utilizzo di impianti per le energie rinnovabili. L’intero progetto è stato affidato a tre architetti americani: Skidmore, Owings e Merrill. Khaled al-Husseini, direttore dell'Ufficio per la cooperazione internazionale della società che sta realizzando il mega-progetto, ha parlato del fatto che tutto viene costruito tenendo conto del diritto che gli egiziani hanno “di poter sognare”. Un sogno che passa dalla messa in pratica di un piano chiamato “vision 2030” che si basa su tre pilastri: sviluppo economico, competitività del mercato e capitale umano. Tutti da sviluppare dentro NAC.

Un’operazione di rilancio

Questa nuova città, che fiorirà nel deserto, avrà il compito di rilanciare l’immagine dell’Egitto nel mondo. L’obiettivo è quello di riavvicinare investitori e capitali stranieri oltre che di far dimenticare i fatti legati alla primavera araba e all’instabilità politica. D’altro canto, NAC permetterà al “vecchio” Cairo di procedere a una vera e necessaria decrescita demografica visto che, attualmente, si registrano oltre 19 milioni di individui. Troppi per gli equilibri di quel territorio. Il governo ha deciso perciò di seguire la stessa strada percorsa dal Brasile, dalla Nigeria e dal Myanmar che hanno creato a tavolino il loro centro amministrativo facendo sorgere città come Brasilia e Abuja. Ma come ricorda l’Independent potrebbero non essere le uniche visto che, nel 2060, secondo l’ONU, verrà raggiunto il traguardo dei 10 miliardi di abitanti. Una cifra così alta che potrebbe spingere i governi a cambiare direzione e a costruire città di ultima generazione, sempre più innovative e, soprattutto, sempre più sostenibili.

Vedi: Per ora si chiama Nac ed è l’erede di Menfi e di Alessandria d'Egitto
Fonte: estero agi


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