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Per il primo dpcm di Draghi manca solo la valutazione dei contagi nella scuole

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AGI – La prima bozza del Dpcm per il contrasto della pandemia riaccende il dibattito nella politica. A Palazzo Chigi si attende il parere delle Regioni sulle misure che saranno in vigore da sabato prossimo a martedì 6 aprile, fino al termine, dunque, delle festività pasquali.

La riapertura di cinema e teatri prevista per il 27 marzo, soddisfa gran parte dei partiti e compensa l’assenza di novità sugli orari dei ristoranti e dei bar nelle zone gialle, che continueranno a chiudere al pubblico alle 18 ma resteranno aperti per l’asporto fino alle 22.

Il documento è stato inviato venerdì pomeriggio anche agli esperti del Comitato tecnico scientifico, al quale il governo ha chiesto una ulteriore valutazione sulla diffusione del virus nelle scuole. Una risposta dovrebbe arrivare lunedì e le decisioni, si diceva ieri, saranno conseguenti.

Chiuso il capitolo delle nomine per i sottosegretari, che dovrebbero giurare lunedì, completata la riorganizzazione dei ministeri, si apre ora la discussione sul nuovo capo della Polizia che dovrà sostituire Franco Gabrielli, che ha ricevuto dal premier la delega ai servizi segreti.

Se ne discuterà certamente anche nella maggioranza, alla ricerca – specie nel Movimento 5 stelle – di nuovi assetti. Tra sabato e domenica potrebbe tenersi un vertice nella villa in Toscana di Beppe Grillo. All’ordine del giorno un restyling dell’organizzazione del Movimento e un ruolo di primo piano per Giuseppe Conte, che venerdì ha tenuto una lectio magistralis all’università di Firenze sul tema della pandemia.

A un ruolo apicale si è intanto candidata ieri sera anche l’ex ministro della Difesa del governo Conte I, Elisabetta Trenta, che così ha definito le tensioni che da giorni attraversano il Movimento: “Mi piace immaginarle come schermaglie fra amici, fratelli e sorelle che si vogliono bene e hanno fatto una lite chiassosa, ma che non hanno nessuna voglia di andare da nessuna altra parte e sanno che la separazione sarebbe la fine per tutti”.

Nel Partito democratico continuano le discussioni sulla rappresentanza di genere nel governo, placate solo in parte da Nicola Zingaretti che ha inserito all’ordine del giorno della prossima assemblea, in programma il 13 e 14 marzo, il congresso del partito, così come chiedono da giorni tre sindaci dem, fra cui quello di Firenze, Dario Nardella, e diversi esponenti parlamentari delle aree di minoranza.

Una scelta salutata positivamente, anche se con qualche cautela proprio da chi il congresso lo aveva chiesto per primo. Se, infatti, Zingaretti non ha fatto cenno ad alcun timing, lasciando l’ultima parola all’assemblea, da Base Riformista viene spiegato che occorrerà aspettare “le amministrative e la fine dell’emergenza sanitaria, con il completamento della campagna vaccinale”. 

Source: agi


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