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Pechino spedisce dieci milioni di giovani a colonizzare la campagna

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La Cina sta valutando l’idea di mandare oltre dieci milioni di giovani volontari nelle aree rurali del Paese nei prossimi tre anni per promuovere lo sviluppo tecnologico, culturale e medico. Una mossa che sembra riecheggiare una delle politiche messe in atto durante la Rivoluzione Culturale maoista, uno dei periodi più bui della recente storia cinese.

L’iniziativa è opera della Lega Giovanile Comunista, che punta ad “aumentare le competenze, diffondere la civilizzazione e promuovere la scienza e la tecnologia” nei villaggi, secondo un documento ufficiale citato dall’agenzia France Presse. 

 A differenza di quanto avvenuto a partire dalla primavera del 1968, l’iniziativa lanciata oggi dalla Lega Giovanile Comunista sembra andare in senso inverso rispetto agli anni più radicali del maoismo.

Allora, dopo la smobilitazione delle Guardie Rosse, i giovani studenti delle scuole superiori e delle università vennero mandati nelle campagne per essere rieducati dai contadini, mentre oggi l’invio dei volontari nei villaggi della Cina ha a che fare con le politiche di urbanizzazione e di riqualificazione delle zone più arretrate del Paese e riguarderebbe un periodo di tempo più limitato, i mesi estivi.

“Abbiamo bisogno di giovani che conoscano la scienza e la tecnologia per aiutare le aree rurali a innovare i loro modelli di sviluppo tradizionali”, ha dichiarato al tabloid di Pechino Global Times, un funzionario locale dello Hunan, nella Cina interna, di nome Zhang Linbin.

In particolare, ha aggiunto il funzionario, occorrono persone che sappiano usare il computer per promuovere un approccio al lavoro più standardizzato e digitalizzato. 

Brutti ricordi

Le politiche a favore dell’urbanizzazione promesse dal governo centrale negli ultimi anni hanno spinto molti a lasciare i piccoli centri in cerca di salari migliori nelle aree urbane, riducendo le risorse nei villaggi.

Per contrastare questo fenomeno, il governo ha messo in atto politiche per attrarre lavoratori qualificati nelle aree rurali.

L’iniziativa della Lega Giovanile Comunista, oltre ai villaggi e alle aree disagiate, si concentra anche sulle vecchie basi rivoluzionarie: gli echi maoisti dell’iniziativa hanno destato perplessità tra gli utenti di internet. “È ricominciata?”, scrive un utente di Weibo, la maggiore piattaforma di social network in Cina, in quello che appare un riferimento alla Rivoluzione Culturale.

“Lo abbiamo già fatto quaranta anni fa”, ha commentato un altro utente. Lo stesso presidente cinese, Xi Jinping, negli anni della Rivoluzione Culturale, era stato inviato per sette anni in un villaggio nella provincia nord-occidentale cinese dello Shaanxi, Liangjiahe, dove svolse il compito di aiutante agricolo, e tra le sue mansioni aveva anche quella di allevatore di maiali: un episodio che ha contribuito alla narrativa che lo riguarda di “uomo del popolo” assurto al vertice del potere senza dimenticare le istanze dei più disagiati, e che, da presidente, ha lanciato una campagna per sradicare la povertà dalla Cina.

 

Vedi: Pechino spedisce dieci milioni di giovani a colonizzare la campagna
Fonte: estero agi


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