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Obama si schiera con i giovani. "La crisi porti a un risveglio politico"

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L’ex presidente Barack Obama, nel suo primo discorso trasmesso via streaming sui social attraverso un collegamento Zoom, ha invitato i sindaci degli Stati Uniti a rivedere l’uso della forza e a riformare la polizia, ma ha anche sottolineato la “spinta dei giovani” che fa “ben sperare per il futuro”. Il messaggio è stato lanciato a commento dell’ondata di protesta e devastazioni seguite all’uccisione di George Floyd, l’afroamericano morto a Minneapolis dopo essere stato fermato per strada dalla polizia.

Camicia bianca, seduto davanti a una libreria, in collegamento dalla sua abitazione, Obama ha usato toni pacati e concilianti, a segnare la distanza da Donald Trump. L’ex presidente ha detto che la crisi è “diversa da tutte quelle a cui ho assistito in vita mia”, sostenendo come questa possa condurre gli americani a un “risveglio politico” per unire il Paese attorno a una giustizia razziale e alla riforma della polizia.

“Dobbiamo – ha detto – lottare per far sì che un presidente, un Congresso, un dipartimento della Giustizia e la giustizia federale riconoscano il ruolo corrosivo che il razzismo sta svolgendo nel Paese e che sia arrivato il momento di fare qualcosa”. “C’è un cambio di mentalità in atto – ha aggiunto – una maggiore consapevolezza che possiamo fare meglio. E questa non è conseguenza dei discorsi dei politici, ma il risultato diretto della capacità di così tanti giovani di mobilitarsi”.

Obama ha ricordato come anche in passato giovani come Martin Luther King, Malcom X e Cesar Chavez, abbiano guidato i movimenti in difesa dei diritti umani.  “Ricordiamoci che questa nazione fu fondata dalle proteste, da quella che chiamammo Rivoluzione americana”, ha sottolineato.

Poi l’ex presidente si è rivolto direttamente agli afroamericani: “Voglio che sappiate che voi contate, che le vostre vite contano, che i vostri sogni contano”. 

Nona notte di proteste e rabbia

Intanto per la nona notte consecutiva gli americani sono scesi in strada a Washington Dc, New York, Filadelfia, Seattle, Fort Worth, Los Angeles. A New York sono almeno 90 i manifestanti arrestati, ha riferito il capo della polizia, Terrance Monahan, aggiungendo che la serata è stata relativamente pacifica senza saccheggi. È’ un numero molto più basso rispetto a martedi’ sera, quando gli arresti erano stati almeno 280

Tutti arrestati gli agenti coinvolti nell’omicidio

Dopo Dereck Chauvin, l’agente che teneva il ginocchio sul collo di Floyd, ora accusato di omicidio, anche gli altri poliziotti coinvolti nel caso sono stati arrestati per “complicità e aiuto”. Thomas Lane e Tou Thao sono stati ammessi nel penitenziario della contea Hennepin mercoledì. J. Alexander Kueng si era già consegnato nel primo pomeriggio. Chauvin è in prigione dalla scorsa settimana. Per tutti e’ stata fissata una cauzione da 1 milione di dollari.

Il poliziotto che ha soffocato, premendogli il ginocchio sul collo, l’afroamericano George Floyd a Minneapolis affronterà l’accusa di omicidio volontario mentre i suoi tre colleghi coinvolti nella tragica morte del 46enne sono stati incriminati per “complicità e aiuto”.

Si tratta di una decisione “giustificata dai fatti e dalla legge”, ha spiegato il procuratore generale del Minnesota, Keith Ellison che ha anche aggiunto che le accuse all’agente Chauvin sono passate da omicidio di terzo a secondo grado, ovvero volontario anche se “senza il reale intento di provocare la morte” di Floyd.

Trump: “Forse non servirà l’esercito”

“Forse” non sarà necessario inviare l’esercito per fermare le proteste scatenate dall’uccisione da parte della polizia dell’afroamericano George Floyd a Minneapolis. Lo ha detto il presidente Donald Trump durante un’intervista su Newsmax, condotta dal suo ex portavoce Sean Spicer.

“Dipende. Forse non servirà. Anche se abbiamo il forte potere di farlo. La Guardia nazionale è una consuetudine e abbiamo una Guardia nazionale molto forte”, ha detto Trump dopo aver minacciato di ricorrere all’Insurrction Act per usare le forze armate contro i manifestanti. Un’impostazione che il capo del Pentagono Mark Esper ha dichiarato di non condividere. Trump ha dunque puntato il dito contro gli “atifa, gli anarchici, terroristi e i saccheggiatori” tra i manifestanti, “abbiamo un sacco di gentaglia in questi gruppi”, ha rimarcato il tycoon.

Mattis: “Trump vuole dividere il Paese”

L’ex segretario alla Difesa Usa James Mattis attacca il Trump: “È il primo presidente della mia vita che non abbia cercato di unire il popolo americano, non ha neppure fatto finta di provarci”, dichiara in un articolo sull’Atlantic. “Piuttosto, cerca di dividerci. Stiamo assistendo alle conseguenze di tre anni di questo deliberato sforzo. Stiamo assistendo alle conseguenze di tre anni senza una leadership matura

Floyd era affetto da coronavirus

Intanto dall’autopsia ufficiale è emerso che George Floyd era positivo al coronavirus. Ma non è stato il Covid a contribuire alla morte, si segnala nel referto medico, indicando che l’uomo era asintomatico. L’autopsia è la stessa che escludeva il decesso a causa di asfissia traumatica per strangolamento, sottolineando piuttosto condizioni preesistenti ed una possibile intossicazione. Una lettura rigettata dalla famiglia che ha voluto un’inchiesta autonoma sul corpo di Floyd dal quale è emersa la conferma del decesso per asfissia. “George è morto perché gli mancava l’aria, l’aria per respirare”, ha spiegato l’avvocato della famiglia Floyd, Ben Crump, precisando che il decesso è avvenuto qusi subito e non in ospedale come riportato dall’autopsia ufficiale. La nuova analisi ha inoltre escluso condizioni mediche preesistenti.

 

 

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Fonte: estero agi


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