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“Non è tempo di prendere, è tempo di dare”

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Il maxiemendamento alla legge di bilancio, approvato dal Senato e che la Camera sta per approvare a scatola chiusa, comprende una valanga di bonus. Tutti provvedimenti giusti e condivisibili che, tuttavia, fanno apparire “il governo dei migliori” come un Babbo Natale carico di regali  ma senza un’idea di programma coerente di politica industriale

di Renato Costanzo Gatti

 “Non è tempo di prendere, è tempo di dare”, così fu affermato dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in una delle sue prime conferenze stampa. E la legge di bilancio 2022 non si risparmia nel dare, come si può vedere nel maxiemendamento approvato al Senato e che alla Camera sarà votato a scatola chiusa. È un provvedimento di 40 punti che elenco di seguito:

All’interno di questo maxiemendamento si istituiscono o si rinnovano una valanga di bonuses che vi elenco sommariamente:

al punto 5: trionfa il superbonus del 110%, seguito dal bonus mobili, quello TV e decoder e il nuovo bonus filtri d’acqua. Segue il fondo per i proprietari di case occupate abusivamente, il bonus verde, quello facciate e quello ristrutturazioni.

al punto 6: vede la luce il bonus anti barriere architettoniche e per gli impianti di automazione tipo ascensori

al punto 8: bonus prima casa under 36 accompagnato dal rinnovo del fondo Gasparrini,

al punto 10: bonus per persone con disabilità, per i non autosufficienti, affetti da autismo e per i disturbi alimentari

al punto 11: il bonus affitti per i giovani under 31

al punto 12: gli incentivi per le imprese includono i fondi infrastrutture, per lo sviluppo e coesione, per la transizione industriale; vengono rinnovati i fondi 4.0 per le innovazioni, per le nuove competenze, per l’internazionalizzazione delle imprese e l’esonero contributivo per le nuove assunzioni;

al punto 15: si prevede lo sgravio contributivo per l’assunzione di apprendisti under 25,

al punto 16: si estende la cassa integrazione ai lavoratori a domicilio,

al punto 17: si prevede un sostegno per i lavoratori a tempo parziale, e l’esonero dagli adempimenti tributari per i professionisti in caso di malattia o infortunio,

al punto 18: si sospende per tre mesi la tassa sui tavolini esterni degli esercizi pubblici

al punto 23: ci sono misure di sostegno per il turismo,

al punto 27: misure di sostegno all’editoria

e al punto 31 si rinnova la carta elettronica per le spese culturali degli studenti

Tutti provvedimenti sicuramente giusti e condivisibili che, tuttavia, fanno apparire “il governo dei migliori” come un Babbo Natale carico di regali ma senza una idea di un programma coerente di politica industriale, quella che una volta era affidata al ministero per la programmazione economica oggi ridotta ad una logica incentrata su una lista di settori da sostenere, di interventi di sussidio da erogare.

In fondo questo governo in tre occasioni ha dimostrato la sua funzione di supporto e di agevolazione dell’iniziativa privata rifiutando di farsi carico di una iniziativa pubblica di intervento nell’economia, insomma una vocazione subalterna a favore del capitale usando i soldi dei contribuenti.

La prima occasione è quella in cui Draghi rispose con la famosa frase “Non è tempo di prendere è tempo di dare”, a proposito della proposta di Letta, ispirata al disegno di Fabrizio Barca di istituire una seria imposta di successione, tipo quella francese (che genera un gettito annuo di 15 miliardi di €) che per il nostro paese portasse un gettito di 9 miliardi da assegnare come fondo produttivo ai circa 600.000 (oggi forse di meno) giovani che ogni anno si affacciano alla maturità. Quindi non si trattava di prendere ma anche di dare; si trattava di reinstaurare un’imposta tanto sostenuta da Luigi Einaudi (che la riprese dalla proposta dell’ing. Rignano) per destinarla ai giovani su un piano di parità di punti di partenza finalizzato alla riduzione delle disuguaglianze. La risposta di Draghi fu tranciante ma anche deludente; infatti, la sua risposta non prendeva da chi non meritava e di conseguenza non dava a chi poteva essere produttivo per il paese. Draghi infatti non specifica a parole, ma lo dimostra nei fatti, a CHI non toglie e a CHI non dà, confessando una concezione conservatrice della sua politica.

La seconda occasione è stata con la sua posizione ipocrita di istituire una revisione delle rendite catastali rassicurando però che tale revisione non sarebbe applicata a fini fiscali. C’è da chiedersi se un provvedimento di giustizia sociale così sentito, possa essere proposto come un fatto tecnico asettico, pur di non spaventare i redditieri.

La terza occasione è stata quando, dopo la promessa di una revisione globale del sistema fiscale, si è fatto approvare una legge delega vaga ed indefinita tranne sul punto di istituzionalizzare una imposizione duale (una per i redditi di lavoro e una per gli altri redditi) dove l’imposizione sui redditi diversi da quelli di lavoro fosse assolutamente NON PROGRESSIVA.

Per concludere ricordo che la legge di bilancio presenta 4 perle:

  • Punto 14: stop alle delocalizzazioni, dove si combattono i licenziamenti fatti per e-mail e si impone alle imprese (con più di 250 dipendenti che prevedano di licenziare almeno 50 dipendenti) di comunicare il licenziamento tramite raccomandata.
  • Punto 21: cambia l’esame di maturità.
  • Punto 30: stop alla produzione di pellicce naturali
  • Punto 40: Sale dal 3% al 5% il tetto delle quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia. Ma attenzione: a questo aumento partecipativo non spetta né diritto di voto né ogni altro diritto economico e patrimoniale. Guai disturbare il manovratore.