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Nodo riaperture: il governo sia chiaro

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Mentre cresce la tensione sociale l’esecutivo Draghi è in lotta contro il tempo per la presentazione del Documento di economia e finanza, il nuovo scostamento di bilancio e il decreto Sostegni bis

di Xavier Mancoso

Cresce la rabbia, la tensione sociale esplode in manifestazioni aperte all’infiltrazione di gruppi dell’estrema destra e dei violenti di professione.
Piccoli e micro imprenditori, lavoratori autonomi, partite Iva, ristoratori, gestori di bar, esercenti di negozio chiedono di riaprire subito tutte quelle attività che possono svolgersi in sicurezza, anche perché hanno affrontato spese per adattare i propri locali al rispetto delle distanze, oppure avere in tempo reale indennizzi più consistenti, tali almeno da coprire le spese fisse, che continuano a correre malgrado l’attività rimanga ferma.
Mentre l’attenzione dell’esecutivo ed il dibattito pubblico si concentra sulla campagna vaccinale, sulle riaperture la politica parla un linguaggio ondivago: aprire subito, aprire appena i dati lo consentono, programmare una data per l’apertura. C’è chi accarezza il pelo della protesta presumendo di trarre vantaggi elettorali dal montare dell’esasperazione e chi cerca di non perdere consenso creando situazioni di frizione dentro il governo e prendendo a bersaglio non il divo Draghi ma il mite Speranza, creando una capziosa associazione d’idee fra il rosso delle regioni più colpite dal virus e il rosso della parte politica cui appartiene il ministro.
Il chiacchiericcio non-stop della televisione sulla pandemia e sui vaccini, animato da una compagnia di giro di personaggi di confine tra politica, giornalismo, scienza e avanspettacolo, finisce per alimentare timori, confusione e avvilimento.
Il governo dovrebbe dire con chiarezza e con fermezza ciò che si può e quel che non si può fare in tema di riaperture, e se non si può fare spiegare bene il perché, con riferimenti precisi e trasparenti alle indicazioni ricevute dal Cts (Comitato tecnico scientifico) e al ricorrere di quali condizioni le riaperture, totali o parziali, saranno possibili.
Sul piano degli indennizzi il governo prepara il decreto Sostegni bis che dovrebbe, potrebbe essere definito in settimana. Si parla di un nuovo extradeficit compreso tra i 30 e i 40 miliardi. Vedremo.
Vanno segnalati intanto due ritardi. Il primo riguarda l’erogazione degli indennizzi previsti dal primo decreto Sostegni, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 22 marzo. Il presidente del Consiglio aveva promesso le prime erogazioni dei nuovi ristori, attesi per quanto insufficienti, per l’8 di aprile. Non risulta che ciò sia avvenuto. Si spera che venga mantenuta l’altra promessa, di completare l’erogazione di tutto il quadro degli indennizzi già approvati entro la fine di aprile.
L’altro ritardo riguarda la presentazione del Def, Documento di economia e finanza, al quale Draghi ha espressamente legato la definizione del nuovo scostamento di bilancio e che, in base alla normativa europea, deve essere trasmesso all’Unione europea e al Parlamento italiano, entro il 10 aprile di ogni anno.
Il primo Documento di economia e finanza del governo Draghi, che sarà portato in Consiglio dei ministri in questa o, più probabilmente, nella prossima settimana, secondo le indiscrezioni trapelate potrebbe prevedere per il 2021 un disavanzo pubblico più alto rispetto all’anno scorso, si arriverà a sfiorare il 10%.
L’aggravamento del deficit di bilancio è dovuto al primo scostamento di Bilancio di 32 miliardi, approvato dal Parlamento in gennaio, che è servito per finanziare il decreto Sostegni e al prossimo, imminente, ulteriore scostamento necessario per finanziare il Sostegni bis che, come confermato dallo stesso Draghi, sarà di importo superiore.
La crescita stimata per quest’anno nel Def sarebbe attorno al 4%, cioè il due per cento in meno delle previsioni precedenti, allineando così le previsioni del governo a quelle rese note dal Fondo Monetario Internazionale.
C’è pessimismo anche per quanto riguarda il rientro del debito pubblico che l’Istat ha calcolato avere raggiunto nel 2020 il 155,6%. Il Def in preparazione per il 2021 potrebbe riportare la previsione di un’ulteriore rialzo di questa soglia, almeno al 158%.
Il quadro economico è preoccupante, si spera possa essere rischiarato dall’arrivo dei fondi europei da dedicare agli investimenti strutturali, al “debito buono” per rilanciare le sorti del Paese. Intanto alle categorie economiche e ai cittadini bisogna dare risposte chiare, urgenti, concrete.