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Navalny: "Così ho fatto confessare al telefono chi mi voleva morto”  

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AGI – L’oppositore russo Aleksei Navalny ha raccontato di essere riuscito a ingannare uno degli 007 dell’Fsb che lo pedinavano e di essersi fatto rivelare al telefono alcuni dettagli dell’operazione con cui, l’estate scorsa, dovevano ucciderlo. Uno dei particolari salta particolarmente all’occhio: l’agente tossico con cui avvelenarlo sarebbe stato posto nei suoi slip.

In un video sul suo canale YouTube, che in cinque ore dalla pubblicazione ha raccolto oltre 3,2 milioni di visualizzazioni, Navalny mostra la sua conversazione con Konstantin Kudryavtsev, un agente dell’Fsb specializzato in armi chimiche.

L’imbarazzo degli apparati russi

La chiamata è stata registrata il 14 dicembre, poche ore prima che un team multinazionale di giornalisti e ricercatori – con a capo il sito investigativo Bellingcat – pubblicasse una maxi inchiesta che svelava i nomi e cognomi dei membri del commando di 007, incaricato di seguire Navalny già dal 2017, dopo che aveva annunciato di voler sfidare Vladimir Putin alle presidenziali dell’anno successivo; nell’inchiesta, c’erano anche le identità degli uomini dell’Fsb coinvolti più precisamente nell’operazione di avvelenamento dello scorso agosto a Tomsk, in Siberia e in seguito alla quale l’attivista è finito tra la vita e la morte. 

La cosiddetta ‘inchiesta’ è una provocazione pianificata, volta a screditare l’Fsb e i dipendenti del servizio di sicurezza federale“, hanno risposto i servizi segreti interni russi. Secondo l’Fsb, la “provocazione non sarebbe stata possibile senza il supporto organizzativo e tecnico dei servizi segreti stranieri”; il video con la telefonata è “un falso ed è stata aperta una verifica in base ai cui risultati verrà data una valutazione.

Trasferito a Berlino in coma, dopo tre giorni di braccio di ferro con le autorità sanitarie locali che negavano l’avvelenamento, Navalny si trova ancora in Germania per la riabilitazione. Tre diversi laboratori occidentali hanno trovato nel suo organismo tracce di una sostanza simile all’agente nervino Novichok. 

Parla il telefono

Usando un numero di telefono non riconducibile a lui, Navalny si è finto l’assistente del segretario del Consiglio di sicurezza nazionale russo, Nikolai Patrushev, per contro del quale doveva raccogliere informazioni sul motivo del fallito tentativo di eliminarlo.

Durante la telefonata di quasi un’ora, Kudryavtsev – a quanto pare, membro della squadra che doveva pulire le tracce del tentato omicidio – ha raccontato che la dose usata per avvelenarlo sarebbe stata letale, se il pilota dell’aereo che da Tomsk stava riportando l’oppositore a Mosca, non avesse fatto un atterraggio di emergenza a Omsk e se i paramedici a terra non avessero agito con la stessa rapidità e professionalità. 

Da sottolineare che né l’identità di Kudryatsev, né la stessa telefonata di Navalny sono state verificate in modo indipendente. Il Cremlino, che l’oppositore ha sempre ritenuto essere il mandante dell’operazione, ha negato fin da subito ogni responsabilità di apparati dello Stato, ma in Russia non è mai stata aperta un’inchiesta sull’accaduto. La settimana scorsa, in conferenza stampa, Putin bollato come invenzioni le rivelazioni dell’inchiesta di Bellingcat, a suo dire costruita con informazioni imbeccate dai servizi segreti americani per screditarlo. “Se fossimo stati noi”, ha dichiarato, Navalny “sarebbe morto”. 

Ma come è possibile?

Tutta la vicenda, fin dai primi giorni drammatici ad Omsk, continua ad avere contorni poco chiari. Appare sorprendente, per esempio, come un agente di quella che viene ritenuta tra le intelligence più efficienti e addestrate al mondo possa spifferare l’inconfessabile così ingenuamente. Alla domanda ha provato a rispondere il giornalista Andrei Soldatov, tra i massimi esperti dei servizi segreti russi.

“Prima di tutto”, ha scritto Soldatov, Kudryavtsev “è una figura tecnica di supporto” che non ha partecipato attivamente all’operazione, e probabilmente “con una preparazione scarsa, ma ci deve essere qualche altra cosa”. “Ci sono due modi di adattarsi al nuovo mondo fatto di trasparenza”, spiega il giornalista, “puoi aumentare la professionalità dei tuoi agenti, che è però uno sforzo costoso e di lungo termine oppure puoi usare operativi che mixano scarso addestramento con forza, avventurismo e una fedeltà che non esige domande”.

A suo dire, sia il Gru – l’intelligence militare ritenuta dietro l’avvelenamento della ex spia Serghei Skripal nel 2018 nel Regno Unito – che l’Fsb sono ormai costituite da una nuova generazione di agenti tra i 30 e i 40 anni che non hanno neppure testimoniato il collasso del Kgb e frutto del depotenziamento dei servizi avvenuto sotto la presidenza di Dmitri Medvedev. “I servizi segreti non sono più segreti”, conclude Soldatov, “e sembra che a loro stessi non importi molto”. 

Vedi: Navalny: "Così ho fatto confessare al telefono chi mi voleva morto”  
Fonte: estero agi


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