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Morning Bell: la prospettiva del petrolio a 200 dollari

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AGI – I mercati continuano a procedere in modo altalenante, condizionati dalle incertezze sulla guerra e sulle prossime mosse della Fed e dai timori per l’inflazione galoppante e per la stagflazione incombente. In Asia i listini sono misti, nonostante la chiusura positiva di Wall Street. Tokyo chiude in rialzo dello 0,14%, Shanghai perde quasi l’1% e Hong Kong arretra di oltre il 2%, preoccupata per una serie di possibili delisting a New York.

I future a Wall Street sono leggermente positivi, dopo una chiusura in rally, specie per il Nasdaq, terminato a +1,93%. A rafforzare la fiducia degli investitori americani, che ormai per maggio prezzano un aumento dei tassi Fed di mezzo punto percentuale, sono stati i dati sui sussidi settimanali di disoccupazione, scesi a 187.000 unità, il livello più basso dal 1969.

Questi numeri hanno rafforzato la fiducia nella crescita economica e spinto gli investitori a optare per i tecnologici, ovvero per le attività più rischiose. In leggero calo i future sull’EuroStoxx 50 dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso in ordine sparso, con gli investitori alla finestra a monitorare l’andamento del conflitto in Ucraina e le nuove sanzioni contro Mosca. Lo spread ha chiuso in lieve crescita a 153 punti base.

Intanto Joe Biden, da Bruxelles dove ieri ha partecipato ai vertici di Ue, G7 e Nato, visiterà le truppe statunitensi stanziate a Rzeszow, in Polonia a circa 100 chilometri dal confine con l’Ucraina. Oggi prosegue il Consiglio europeo e Usa ed Europa dovrebbero annunciare un’intesa per rifornire il Vecchio Continente di più Gnl.

Biden ha promesso che gli Stati Uniti avrebbero consegnato almeno 15 miliardi di metri cubi di Gnl in più. Ieri a Amsterdam il gas, salito mercoledì del 18% dopo la richiesta di Mosca di pagare in rubli, ha chiuso in calo dell’8,5% a 107 euro il megawattora. Il petrolio è poco mosso in Asia, con il Brent e Wti rispettivamente sopra 119 e 112 dollari al barile. I due indici sono in pista per un balzo settimanale del 10% e del 7%, sulla scia del timori per gli approvvigionamenti, a causa delle sanzioni alla Russia. Queste paure si sono intensificate questa settimana dopo che il Caspian Pipeline Consortium, un importante terminal sulla costa del Mar Nero, ha cessato le esportazioni, danneggiato da una tempesta. Le forniture dovrebbero riprendere tra un mese ma nel frattempo sono a rischio spedizioni fino a un milione di barili al giorno.

Biden chiede l’espulsione della Russia dal G20

Il presidente Usa Joe Biden, che ieri ha partecipato ai vertici di Nato, Ue e G7, oggi si recherà in Polonia. Biden ha detto che la Russia dovrebbe essere espulsa dal Gruppo delle 20 maggiori economie e ha messo in guardia Vladimir Putin: “Risponderemo all’uso di armi chimiche da parte di Mosca”. Poi ha avvertito Pechino: “Se aiuta Mosca relazioni a rischio”. Inoltre, confermando il sostegno all’Ucraina, Biden ha preannunciato la possibilità di inviare “ulteriori apparecchiature, inclusi sistemi di difesa aerea”.

Intanto Europa e Stati Uniti fanno sapere che forniranno in tutto oltre 1,5 miliardi di euro in assistenza umanitaria all’Ucraina. “L’Unione Europea continuerà ad assicurare aiuti finanziari, politici, materiali e umanitari all’Ucraina. Sinora ha approvato sanzioni massicce contro Russia e Bielorussia, che stanno avendo effetti pesanti, ed è pronta a chiudere scappatoie, contrastare possibili manovre evasive e imporre nuove misure coordinate per minimizzare la capacità di continuare l’aggressione”, si legge nelle conclusioni del Consiglio europeo. Giovedì il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, al termine del summit straordinario dell’Alleanza Atlantica, aveva rilasciato dichiarazioni simili, precisando che una maggiore assistenza militare all’Ucraina, avrebbe incluso “armi anti carro, difese anti missili e droni” e soprattutto armi anti navi.

La Borsa di Mosca riapre e sale del 4,37%, ma per gli Usa è una farsa

La Borsa di Mosca ha chiuso ieri in forte rialzo, dopo una lunga sospensione iniziata lo scorso 28 febbraio. L’indice Moex ha terminato le contrattazioni in rialzo del 4,37%, dopo avere toccato un massimo dell’11,77%. Ma il rialzo del listino, che ha visto contrattare solo 33 titoli rispetto alla cinquantina che lo compongono, è stato artificialmente agevolato dalle misure adottate dal governo, che ha vietato lo short selling e le vendite di azioni da parte degli stranieri, oltre ad avere messo in campo un fondo sovrano per acquistare titoli e sostenere le quotazioni.

“Quello che stiamo vedendo è un farsa: l’apertura di una Borsa Potëmkin”, ha commentato la la Casa Bianca, facendo riferimento ai falsi villaggi di cartapesta che, si racconta, il principe Potëmkin fece costruire per impressionare l’imperatrice – e sua amante – Caterina II. Secondo gli Usa Mosca ha pompato risorse statali per sostenere le azioni delle società che stanno operando in Borsa.

Il prezzo del petrolio potrebbe salire a 200 dollari

Alcuni dei principali top trader mondiali sostengono che quest’anno il prezzo del petrolio potrebbe salire a 200 dollari al barile, per il boicottaggio della Russia. “Sveglia, sveglia. Non torneremo al normale business tra qualche mese – ha detto al Financial Times Pierre Andurand, uno dei più noti gestori di hedge fund del settore – “Penso che stiamo perdendo l’offerta russa all’Europa per sempre”. Il prezzo del greggio potrebbe salire fino a 250 dollari al barile di quest’anno, il doppio dei livelli attuali. Il Brent è arrivato fino a 139 dollari dopo l’invasione dell’Ucraina, il 90% sopra i livelli dell’anno scorso.

“Non credo che sia un problema temporaneo – dice Alok Sinha, esperto di petrolio di Standard Chartered – E’ una questione a lungo termine, il che significa che si dovrà trovare un’alternativa all’offerta”. “Si tratta di un processo di almeno 12 mesi – sostiene Daniel House, consulente da Houston della compagnia petrolifera nazionale dell’Azerbaigian – La cavalleria dello scisto stavolta non arriverà in aiuto”, aumentando la produzione.

Fink (Blackrock): l’invasione russa metterà fine alla globalizzazione

“L’invasione russa dell’Ucraina ha posto fine alla globalizzazione così come l’abbiamo vissuta negli ultimi tre decenni”, ha scritto Larry Fink, ceo di BlackRock, il più grande asset manager del mondo, nella sua lettera annuale agli azionisti, in cui non menziona alcun paese che sarebbe particolarmente danneggiato dal cambiamento, pur notando che “Messico, Brasile, Stati Uniti, o alcuni centri di produzione nel sud-est asiatico potrebbero beneficiarne”. Secondo Fink l’invasione russa influenzerà la transizione verso un’energia più pulita. “A lungo termine, credo che i recenti eventi accelereranno il passaggio verso fonti più green”, perché i prezzi più elevati per i combustibili fossili renderanno più finanziariamente competitiva una più ampia gamma di fonti rinnovabili.

BoJ controcorrente,  manterrà una politica ultra-accomodante

La Boj, la Banca del Giappone, non teme uno yen debole e manterrà invariata la sua politica ultra-accomodante. Lo fa sapere il Governatore, Haruhiko Kuroda secondo il quale l’economia del Giappone e le sue esportazioni beneficiano di uno yen debole. La moneta giapponese ha toccato di recente il suo minimo da sei anni sul dollaro, sulla scia delle mosse da ‘falco’ di Jerome Powell. Secondo Kuroda, il recente aumento dei prezzi delle importazioni è stato guidato principalmente dall’inflazione globale delle materie prime, piuttosto che dallo yen debole. “L’inflazione – spiega – non è accompagnata da aumenti salariali ma danneggerà lo stesso l’economia del Giappone”, pesando sul reddito reale delle famiglie e sui profitti delle ditte legate all’import. “Per questo – ha concluso – la Boj continuerà a mantenere un potente allentamento monetario”.

Source: agi


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