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Morning Bell: i mercati restano volatili, pesano la crisi in Ucraina e la Fed 

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AGI – Nella giornata di giovedì 17 febbraio i mercati restano volatili e instabili alla luce dei segnali contrastanti che giungono dall’Ucraina e in attesa delle prossime mosse della Fed. Al termine di una giornata nervosa, ieri Wall Street non ha chiuso in rosso per la quarta volta su cinque sessioni e, dopo il rimbalzo di martedì scorso, i listini Usa non hanno preso una direzione precisa.

Lo S&P ieri ha chiuso in leggero rialzo, a +0,09%, dopo le minute della Fed, mentre il Nasdaq e il Dow Jones hanno terminato la loro corsa in lieve calo, rispettivamente a -0,11% e -0,16%. Oggi in Asia Tokyo e Hong Kong perdono rispettivamente lo 0,83% e lo 0,27%, mentre Shanghai è piatta. Negativi i future a Wall Street e in Europa.

In giornata è atteso il bollettino mensile della Bce e alcuni interventi di esponenti della Fed, tra cui quelli di James Bullard e di Loretta Mester, nonché quello del capo economista della banca centrale europea, Philip Lane. Intanto il prezzo del petrolio recupera un po’ delle sue perdite ma procede in calo, dopo che la Francia e l’Iran hanno detto che le parti sono piu’ vicine a un accordo per salvare l’accordo nucleare del 2015, una notizia che controbilancia quelle provenienti dall’Ucraina, dove stamani forze sostenute da Mosca nell’autoproclamata repubblica di Luhansk, hanno accusato Kiev di aver attaccato il loro territorio, usando armi che violano gli accordi di cessate il fuoco.

Le vendite al dettaglio negli Usa 

Sono rimbalzate più delle attese le vendite al dettaglio negli Stati Uniti. A gennaio, le vendite sono salite del 3,8% annuo a 626,8 miliardi di dollari, dopo il -2,5% di dicembre (dato rivisto dall’iniziale -1,9%). Il dato è nettamente migliore delle attese degli analisti che indicavano un +1,8%. Su base annua si e’ registrato un aumento del 12,96% ontro il +16,71% di dicembre.

Il dato “core”, ossia le vendite al dettaglio escluse le auto, registra un +3,3% dopo il -2,8% di dicembre e contro un atteso +0,8%. Il dato sulle vendite, che è considerato una proxy dell’andamento dei consumi Usa, non è stato accolto bene dai mercati che l’hanno inteso come un via libera per una politica più aggressiva della Fed sui tassi. In pratica per gli investitori la buona tenuta delle vendite negli Usa potrebbe consentire alla Fed di concentrarsi sulla lotta all’inflazione, rialzando i tassi senza il pericolo di ostacolare l’economia.

Le minute della fed rassicurano i mercati 

Nella serata di ieri sono uscite le minute della Fed sulla riunione dello scorso 26 gennaio, che per fortuna hanno rassicurato i mercati, innervositi dai precedenti dati sulle vendite al dettaglio. Il resoconto della riunione del Fomc è arrivato dopo le dichiarazioni di alcuni esponenti della Fed, in particolare quelle del ‘falco’ James Bullard, il quale nei giorni scorsi ha calcato la mano sull’aumento dell’inflazione, suggerendo che al balzo del 7,5% di gennaio potrebbero far seguito altri preoccupanti aumenti dei prezzi.

Per questo Bullard aveva suggerito una serie di drastici interventi da parte della Fed, a cominciare da un aggressivo taglio di mezzo punto percentuale a marzo, seguito da altri tagli di almeno un punto percentuale entro luglio. Le sue parole avevano allarmato i mercati, i quali, pur dando per scontati gli aumenti dei tassi, preferirebbero in questa fase un ‘atterraggio morbido’ da parte della Fed.

Le minute, in qualche modo, sono venute incontro a queste aspettative, suggerendo un approccio morbido sui tassi da parte della Federal Reserve. A fine gennaio i membri del Fomc hanno confermato che gli aumenti dei tassi di interesse sono “in arrivo a breve” e non hanno nascosto che ci sara’ un’aggressiva riduzione del portafoglio obbligazionario.

“I partecipanti – si legge nel rapporto – hanno osservato che, alla luce dell’attuale elevato livello delle disponibilità in titoli della Federal Reserve, una significativa riduzione delle dimensioni del bilancio sarebbe probabilmente appropriata”. Il tono tutto sommato ‘soft’ usato dalle minute della Fed è piaciuto ai mercati, poiché non presuppone più rialzi del previsto e lascia aperta la porta a un aumento dei tassi di un quarto di punto a marzo, dopo che ormai oltre il 60% degli analisti si aspettavano un rialzo almeno di mezzo punto percentuale.

I segnali dalla questione ucraina

Dall’Ucraina arrivano segnali contrastanti, anche se il lavorio diplomatico per evitare un’escalation continua senza sosta. L’agenzia di stampa Ria, rivela che i ribelli sostenuti dalla Russia nell’Ucraina orientale hanno accusato stamane le forze governative di Kiev di usare mortai e mitragliatrici per attaccare il loro territorio, in violazione degli accordi volti a porre fine al conflitto.

La notizia potrebbe far salire la tensione nella regione, che è già alta dopo che Mosca sostiene assicura che le truppe russe al confine con l’Ucraina e anche quelle in Crimea “hanno iniziato a tornare nelle loro basi permanenti”, mentre la Casa Bianca replica che quello del ritiro e’ un annuncio “falso” da parte di Mosca, che invece avrebbe schierato altri 7.000 soldati. Washington insiste che i russi potrebbero lanciare “in qualsiasi momento” un’operazione che serva da pretesto per invadere l’Ucraina e la Nato smentisce l’inizio di una de-escalation russa ai confini e in Crimea. 

Source: agi


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