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Maurizio Sarri, un ex bancario sul tetto d'Europa

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Quasi 30 anni di carriera con grandi soddisfazioni sul fronte della critica e nessun trofeo in bacheca, per poi trionfare con il suo Chelsea nella finale di Europa League. Riavvolgendo il nastro della carriera di Maurizio Sarri, 60 anni, oggi ufficialmente il nuovo allenatore della Juventus, si tratta del suo secondo titolo in assoluto: nella sua bacheca prima dell’Europa League, infatti, era presente solo la Coppa Italia di Serie D vinta con il Sansovino, squadra di Monte San Savino (Arezzo) che ora gioca in Promozione. 

Sarri è arrivato tardi nel calcio che conta, futuro al quale era destinato fin da giovane: il toscano ha un passato da giocatore, nel ruolo di terzino, in seconda categoria. Sport che affiancava al suo vero impiego presso la Banca Toscana, l’istituto di credito per il quale fece esperienza in Inghilterra, Lussemburgo e Svizzera. In riferimento al precedente impiego di Sarri, qualche tempo fa il suo collega Luciano Spalletti ha ironizzato: “Se Sarri avesse continuato a lavorare in banca sarebbe diventato ministro dell’Economia”.

Una gavetta di 22 anni

La passione per il calcio ha spinto l’allenatore a lasciare il lavoro da bancario e a girovagare per le panchine delle serie minori: dall’inizio nello Stia e nella Faellese, passando per diverse altre piccole realtà come Cavriglia, Antella, Valdema e Tegoleto. Poi la già citata Coppa Italia con il Sansovino e l’esperienza con la Sangiovannese. Pian piano arrivano le chiamate di piazze più importanti come Pescara, Arezzo, Avellino, Verona, Perugia, Grosseto, Alessandria e Sorrento. Una gavetta di 22 anni che lo conduce a Empoli, dove conquista la Serie A al secondo anno di panchina.

Nella massima categoria (stagione 2014-2015) l’Empoli di Sarri diventa la rivelazione del campionato, conquistando la salvezza con quattro giornate d’anticipo e strappando applausi nei più importanti palcoscenici italiani per il bel gioco e per la chiara e riconoscibile identità tattica. Sarri si guadagna la stima di Aurelio De Laurentiis che lo porta a Napoli. I suoi tre anni sulla panchina del San Paolo non sono premiati da alcun trofeo, ma l’allenatore ha il merito di alzare il livello di competitività della squadra, sempre attraverso un gioco di grande qualità. Tanto che la Treccani ha inserito tra i neologismi la parola ‘sarrismo’, termine coniato per definire la spettacolare filosofia di gioco del tecnico toscano.

Dopo aver fatto qualificare il Napoli in Champions League il primo anno e aver condotto Higuain in cima alla classifica cannonieri nella seconda stagione (36 gol), nel suo ultimo anno in azzurro ha duellato fino all’ultimo con la Juventus per la vittoria dello scudetto. I numeri parlano da soli: Sarri ha migliorato il record del Napoli di punti (91), di vittorie in campionato (28) e di reti subite (29) nei tornei di A a 20 squadre. 

Infine l’approdo al Chelsea nel 2018, con le altissime aspettative da parte dei tifosi di poter assistere a Stamford Bridge al cosiddetto SarriBall. La stagione ha vissuto di alti e bassi: in campionato i Blues hanno chiuso al terzo posto molto distanti da Manchester City e Liverpool, nelle due finali di Coppa (Community Shield e Carabao Cup) si sono arresi in entrambe le occasioni alla squadra di Guardiola. Il trionfo in Europa League ha restituito un volto diverso alla stagione inglese di Sarri.

Vedi: Maurizio Sarri, un ex bancario sul tetto d'Europa
Fonte: sport agi


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