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Maroni candida Zaia alla guida della Lega. Salvini chiede prove di compattezza

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Il segretario incontra i neoeletti al Parlamento e prepara i congressi regionali

Zaia che Massimiliano Fedriga restano ‘sorvegliati speciali’ dei salvininiani. “Ho già detto che il mio cuore è in Veneto”, ha tagliato corto oggi il governatore veneto, rispondendo a chi – a Trieste, dove ha partecipato a un evento con Fedriga – chi gli chiedeva se intendesse fare il segretario della Lega. “Ma che staffetta con Salvini – ha aggiunto -. Massimiliano è un bravissimo governatore. Io spero, ma so che lo vuol fare, che si candidi ancora. Ci sarà la sua candidatura e ci sarà un’altra occasione di governo da parte di una persona per bene di questa magnifica Regione”.

Il primo banco di prova della tenuta dei rapporti si avrà nella fase di composizione della squadra di governo. Salvini ha promesso “condivisione” delle scelte con i governatori. E si vedrà nei prossimi giorni se manterrà l’impegno, o se i presidenti di Regione torneranno a lamentare di non essere stati coinvolti nelle decisioni come avvenuto in occasione della composizione delle liste.

I congressi

Il capo della Lega ha avviato il percorso già da mesi. Dopo la sollecitazione fatta martedì dai governatori in consiglio federale, ha accelerato la convocazione. Ma comunque si tratta di una organizzazione non facile che interessa centinaia di sezioni, cittadine e provinciali, che necessita di un impegno notevole da parte di militanti e dirigenti locali. I congressi regionali – è stato annunciato – dovrebbero tenersi entro fine gennaio, dopo quelli cittadini e provinciali. In Veneto i tempi dovrebbero essere rispettati e si va verso una candidatura dell’assessore Roberto Marcato contro l’attuale commissario Alberto Stefani. Mentre in Lombardia, il voto regionale (la legislatura scade a marzo) potrebbe rinviare il congresso. Un eventuale posticipo, anche a maggio se vi fosse l’election day con le Amministrative, potrebbe aumentare i malumori in Regione.

Stop alle polemiche

L’obiettivo dei vertici del partito di via Bellerio è quello di mettere a tacere le polemiche. In questo senso è servita la foto dell’incontro tra Salvini e Giancarlo Giorgetti che si è tenuto al termine della riunione con i parlamentari. Il ministro dello Sviluppo economico nei giorni scorsi si è sfilato da qualsiasi incarico di governo, soprattutto dopo che Guido Crosetto di FdI ha fatto sapere che Giorgia Meloni cerca discontinuità di uomini rispetto al governo precedente.
La segreteria leghista si aspetta – sottolinea un ‘big’ del partito – dei segnali di unità da parte di tutti, ministri e governatori devono fare squadra. L’anno prossimo si vota in Friuli con Fedriga che punterebbe alla riconferma ma c’è chi non nasconde la possibilità che di fronte ad eventuali spaccature non possa essere questa la strada da percorrere. Il sospetto emerso nei giorni scorsi è che in Veneto e in Friuli non ci sia stato lo stesso impegno in campagna elettorale profuso in altre regioni. “Si può replicare pure il loro atteggiamento di distanza”, è la riflessione di un esponente del partito. Mentre in Lombardia prosegue la raccolta firme per chiedere congressi al più presto. E proprio in Lombardia è aperta la questione del candidato alla Regione, con Letizia Moratti a rappresentare una spina nel fianco di Attilio Fontana. Ed è così che qualche big leghista è tornato a suggerire il nome di Giorgetti come candidato a Palazzo Lombardia, nel caso quest’ultimo non entri, come pare, nella squadra di governo.

Un ruolo ‘di peso’

Intanto, continua il ‘pressing’ su FdI e Meloni perchè sia assegnato un ruolo “di peso” a Salvini nel futuro governo. “Il blocco degli sbarchi sarà una nostra priorità”, ha insistito anche oggi il segretario leghista, non nascondendo le sue ambizioni sul Viminale.

L’assemblea dei parlamentari – ha fatto sapere la Lega – “in blocco ha chiesto al segretario di tornare al governo per occuparsi di sicurezza e immigrazione”. Nella riunione a porte chiuse  sono arrivati “cori e applausi” per Salvini, si è sottolineato, sempre rispetto alla riunione a porte chiuse, che ha segnato il debutto di alcune new entry come Antonio Angelucci, che ha fatto il suo ingresso scortato da due bodyguard di colore. Mentre a Montecitorio, alla stessa ora, sfilava la delusione e l’imbarazzo dei non rieletti che, arrivati per sbrigare le ultime questioni burocratiche, accennavano, alla buvette, il ritornello della canzone dei ‘trombati’ contro Leonardo da Vinci, colpevole di aver inventato il paracadute (a salvare i ‘paracadutati’).