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Mafia ed eversione, tifano COVID. I negazionismi “complici” inconsapevoli.

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Da redazione

Le mafie tifano per il COVID affinché si diffonda il piu’ possibile, per loro e business, affari e soldi subito.  Sui morti della pandemia, quelli che negano, diventano complici di camorra, ndrangheta e mafie, che sempre piu’ fanno business e che dopo Napoli nei prossimi giorni organizzeranno manifestazioni di piazza per esasperare gli animi. Lo denuncia il Presidente di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro, che aggiunge “questo è frutto anche della incapacità di un Governo che oltre gli spot e i bonus non va, lasciando le imprese morire e conseguenzialmente i lavoratori restano senza lavoro”. La fame e l’incertezza per il futuro aumenta e in tanti rischiano di cadere nel gioco delle mafie e dell’eversione politica. L’allarme per possibili rivolte dovute al disagio sociale per le restrizioni da Covid 19 e interessi della criminalità organizzata era stato lanciato dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, lo scorso luglio in occasione della presentazione al Parlamento dell’ultima  relazione sull’attività svolta dalla Direzione Investigativa Antimafia.“Le organizzazioni criminali hanno tutto l’interesse a fomentare episodi di intolleranza urbana, – si legge nel Rapporto della Dia, in un’apposita  sezione dedicata all’emergenza Coronavirus  – strumentalizzando la situazione di disagio economico per trasformarla in protesta sociale, specie al Sud. Parallelamente, le organizzazioni si stanno proponendo come welfare alternativo a quello statale, offrendo generi di prima necessità e sussidi di carattere economico”. “La mancanza di liquidità  espone molti commercianti all’usura, con un conseguente rischio di impossessamento delle attività economiche con finalità di riciclaggio e di reimpiego dei capitali illeciti – sottolinea l’ultimo rapporto della Dia –  tra i più esposti si segnalano gli alberghi, i ristoranti e bar, i bed & breakfast, le case vacanze e attività simili, i centri benessere e le agenzie di viaggi”.

“In un momento in cui nel mondo c’è la necessità di forti immissioni di denaro per sostenere le economie in crisi e in cui molte aziende sono in difficoltà – ha confermato il capo della Polizia, Franco Gabrielli, lo scorso settembre a margine della riunione di lavoro Europol sulle minacce criminali correlate al Covid 19 – si creano le precondizioni per i criminali per andare al supermarket ed acquisire il controllo di aziende”.

“Il primo aspetto della minaccia dell’infiltrazione criminale nel tessuto economico è rappresentato dal riciclaggio del denaro provento di tutte le attività illecite – evidenzia il secondo report 2020 della Criminalpol  –  che consente ai gruppi delinquenziali di investire nei richiamati settori, con modalità variabili in base al know how a loro disposizione e alla quantità delle risorse da riciclare. Si registra, in proposito, il ricorso ad un crescente numero di piattaforme informatiche e di applicazioni online per assicurare rapidità ed anonimato nelle transazioni finanziarie”. La Criminalpol ha sottolineato, inoltre, una controtendenza nel periodo del lockdown relativo ai reati informatici: con un incremento del 31,86%, 67.287 casi dal 1 marzo – 31 luglio 2020 a fronte dei 51.030 dell’analogo periodo dell’anno precedente.

Altro aspetto riguarda il pericolo di infiltrazione della criminalità organizzata nelle attività di fornitura di materiale sanitario e per accaparrarsi i fondi europei per la ripresa economica, il Recovery Fund. Aspetto, quest’ultimo, che non riguarda solo l’Italia, come sottolineato a settembre a Roma nel corso di una riunione delle forze di polizia europee.
“Nel corso di questa pandemia – ha sottolineato Catherine De Bolle, direttore esecutivo Europol – ci siamo accorti di un incremento delle infiltrazioni della criminalità nell’economia legale. I fondi per la ripresa sono presi di mira e lo saranno ancor di più in futuro”.

“Le organizzazioni criminali potrebbero sfruttare i nuovi canali di finanziamento e i fondi che verranno appostati per la realizzazione e il potenziamento di opere e infrastrutture, anche digitali – sottolinea la Dia –  la rete viaria, le opere di contenimento del rischio idro-geologico, le reti di collegamento telematico, le opere necessarie per una generale riconversione alla green economy e tutto il cosiddetto ‘ciclo del cemento’”.

Per quanto riguarda gli affari delle mafie e il settore sanitario nell’ultima relazione della Dia si sottolinea che “la massiccia immissione sul mercato di dispositivi sanitari e di protezione individuale, in molti casi considerati ‘infetti’ dopo l’utilizzo in ambienti a rischio, pone un problema di smaltimento di rifiuti speciali, settore notoriamente d’interesse della criminalità organizzata”.

“Sono prevedibili, pertanto, importanti investimenti criminali nelle società operanti nel “ciclo della sanità” – ribadiscono gli investigatori della Dia – siano esse coinvolte nella produzione di dispositivi medici (mascherine, respiratori) nella distribuzione (a partire dalle farmacie, in più occasioni cadute nelle mire delle cosche), nella sanificazione ambientale e nello smaltimento dei rifiuti speciali, prodotti in maniera più consistente a seguito dell’emergenza. Non va, infine, trascurato il fenomeno della contraffazione dei prodotti sanitari e dei farmaci”.

Infine preoccupa, nel corso dell’emergenza per la pandemia, il fenomeno della  tratta degli esseri  umani. “La pandemia potrebbe indurre le organizzazioni criminali di matrice straniera – sottolinea la Dia – attive nella tratta degli esseri umani – a sfruttare lo stato di emergenza internazionale, spingendo persone che vivono già gravi situazioni di disagio nei paesi di origine, verso le coste nazionali ed europee, estorcendo loro denaro o facendogli contrarre debiti onerosi. Debiti che potranno essere ripagati con l’avvio in attività criminali, come la prostituzione o il traffico e lo spaccio di stupefacenti”.

Se si prendono in esame i primi sei mesi del 2020, secondo i dati del Viminale,  anche i reati relativi alla tratta degli esseri umani sono comunque diminuiti rispetto all’anno precedente: sono passati da 1.202 a 685 (-43%); di cui: per lo  sfruttamento dell’immigrazione clandestina da 648 a 319 (-51%); per l’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro da 184 a 113 (-38,6%); sanzioni per il datore di lavoro che occupa alle proprie dipendenze lavoratori stranieri senza permesso di soggiorno da 334 a 213 (-36,2%); acquisto e alienazione di schiavi da 3 a 2 (-33,3%); riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù da 23 a 18 (-21,7). Fa, invece,  eccezione la tratta di persone passata da 10 a 20, con un aumento del 100%.

La Direzione Investigativa Antimafia ha, inoltre, posto l’attenzione sulla situazione sul sovraffollamento delle carceri e l’emergenza Covid-19 il quale “ha generato un forte allarmismo nella popolazione carceraria, sfociato anche in tentativi di rivolta”.

“A ciò si aggiunga come in coincidenza con l’emergenza sanitaria, sia stata concessa la detenzione domiciliare a numerosi detenuti – si legge nella relazione della Dia –  in qualche caso anche in favore di boss mafiosi, condannati definitivamente per reati gravi, molti dei quali sottoposti al regime di alta sicurezza e alcuni addirittura al regime detentivo di cui all’art. 41 bis”, ma , conclude la Dia “qualsiasi misura di esecuzione della pena alternativa al carcere per i mafiosi rappresenta un vulnus al sistema antimafia”.


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