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L'uomo dietro la nuova stella del tennis italiano

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Chi c’è dietro la grande speranza del tennis italiano che, ad appena 22 anni, ha appena vinto a Gstaad il primo titolo Atp? Abbiamo intervistato il tecnico che lo segue da quando aveva 14 anni.

Vincenzo, solo uno che si chiama Santopadre poteva allenare un tennista italiano finalmente bello nel gioco e anche nei modi come Matteo Berrettini?

“Lui parte avvantaggiato dal carattere: è così pacato ed equilibrato, dentro come fuori del campo. Ha anche lui i suoi momenti di nervosismo, ma li alleniamo, come le altre componenti di un tennista: tecnica, tattica e fisico”.

Vuol dire che gli altri non allenano la testa?

“Voglio dire che io come ex atleta, da allenatore, dopo un primo approccio scettico, sono stato attratto da questo fattore mentale: mi sono avvicinato a Lorenzo Beltrame, che lavora con la Fit, ho nel mio gruppo uno specialista come Stefano Massari, ora sto leggendo “L’intelligenza agonistica” di Giuseppe Vercelli, che segue la Juventus calcio. Sì, certo, anche la “testa” di allena: dentro e fuori del campo”.

Da Canè e Fognini, certi comportamenti dei tennisti italiani di talento nascono dalla paura?

“Certo, gli monta la frustrazione per la paura di non rispettare le aspettative, gli manca la forza per reagire nel modo giusto e cambiano radicalmente, perché sia Paolo che Fabio, fuori del campo, sono bravissimi ragazzi. E quelle reazioni le subiscono, non le usano come faceva McEnroe”.

Certe reazioni rovinano le cose positive.

“Certe reazioni colpiscono e sono negative, d’accordo, ma è anche vero che noi italiani spesso ci fermiamo a vedere quello che non va. Vediamo Volandri e diciamo: “Ma non serve bene”. Ma il rovescio, il dritto che colpi erano? Lo stesso vale per Fognini e per altri. Così come dimentichiamo esempi positivi come Lorenzi e Seppi”.

In Italia abbiamo avuto giocatori di talento che si sono persi “di testa”: voi allenatori avete trovato la soluzione?

“Anch’io, in fondo, non ero tanto ambizioso, mi sono accontentato. Oggi ci sono sempre più conoscenze e competenze a favore dell’allenatore. E i tornei offrono più soldi ai giocatore per permettersi un coach per 300 giorni l’anno, con anche magari preparatore atletico o fisioterapista. Ci sono più informazioni, c’è la videoanalisi, statistiche di tutti i tipi, e poi c’è stato un incredibile progresso sul fisico: ora, prima viene l’atleta e poi il tennista. E un ragazzo di 1.93 come Matteo si muove con estrema agilità”.

Quali sono stati i suoi allenatori-guida?

“Magnelli per la tecnica, Spiezzi per la tattica, Coppo per il mentale. Spero di convogliare la mia esperienza nella Rome Tennis Academy solo per atleti agonisti che nasce a settembre a Bel Poggio con Stefano Cobolli, Fabrizio Fanucci, Paolo Spezzi e il preparatore atletico Elia Andreis”.

Servizio, dritto, altezza, il primo titolo Atp a 22 anni appena, atteggiamenti giusti: qual è il segreto dell’esempio Berrettini?

“Ascolta molto. È un allievo che fa piacere allenare. Mentre lo guardavo giocare da casa, a Gstaad, faceva delle scelte, cercava soluzioni, metteva in pratica le tante cose provate in allenamento. Ha migliorato tantissimo risposta rovescio e gioco di gambe, ma ha ancora enormi margini di miglioramento".  

E qual è il segreto di Vincenzo Santopadre?

“Sono stato fortunato ad incontrare genitori intelligenti come quelli di Matteo e del fratello minore Jacopo che si sono fidati ed affidati quando gli ho fatto completare il ciclo juniores prima di passare ai tornei Futures. Non penso mai a un obiettivo numerico come la classifica, né faccio proclami, penso a continuare a formarsi, a fare esperienze a incamerare informazioni. Questo per Matteo è l’anno delle prime volte: ha saggiato Zverev e Thiem, a New York farà anche l’esordio nel tabellone principale degli Us Open…”.

www.sportsenators.it

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Fonte: sport agi


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