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L'uomo che a mani nude ha fermato il killer delle moschee

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Il killer di una delle due moschee colpite in Nuova Zelanda, quella di Linwood, è stato placcato, gettato a terra e disarmato dal custode. Il primo a raccontarlo è stato un superstite e testimone oculare della strage.

Il racconto di Syed Mazharuddin è stato quello di un intervento, improvviso e insperato, mentre infuriava la strage.

“Ho sentito degli spari ed essersi accorto che l’attentatore era molto vicino”, ha detto, “Le persone si sono spaventate e urlavano, io ho provato a nascondermi”.

Ma poi, “mentre cercavo riparo” è arrivato “quest’uomo, Tarrant, dall’entrata principale, dove si trovavano 60-70 persone”.

A suo dire, il killer – che indossava un giubbotto antiproiettile – ha sparato per primo ai fedeli vicino all’ingresso, tutta gente anziana.

Uno solo sopravvive

Ma a questo punto, secondo Mazharuddin, “il giovane che di solito si prende cura della moschea ha visto che c’era una possibilità e si è lanciato sull’attentatore disarmandolo”.

“L’eroe ha provato a inseguire l’uomo, ma c’erano persone che lo aspettavano in macchina e sono fuggiti via”.

In tre in fuga da un uomo disarmato e coraggioso. Solo, ma non unico.

Si chiamano infatti Abdul Aziz, Naeem Rashid e Daoud Nadi  i tre eroi delle moschee di Christchurch. Dei tre solo Abdul Aziz ne è uscito vivo. Gli altri vengono ora commemorato e celebrati per il loro coraggio e grande altruismo.

Abdul Aziz. È stato l’angelo protettore della moschea di Linwood. Il 48enne afghano invece di nascondersi quando ha visto il killer in azione, lo ha placcato, gettato a terra e disarmato.

Per farlo ha usato la prima cosa che gli è capitato sotto mano: un pos per la lettura delle carte di credito.

I testimoni hanno riferito poi che il killer è tornato in auto dove ha preso un’altra arma e ha cominciato a sparare verso Abdul Aziz, costretto a nascondersi tra le macchine parcheggiate.

L’eroe ha provato a usare l’arma che aveva recuperato ma era scarica. Ha approfittato di un secondo ritorno del killer in auto e lo ha inseguito, lanciandogli contro il pos che ha sfondato il parabrezza e costretto l’uomo alla fuga.

Ha anche provato a inseguirlo per un tratto.

Naeem Rashid. Era nato ad Abbottabad, in Pakistan, e a Christchurch insegnava: ha tentato a mani nude di fermare Brendon Tarrant.

Nel video diffuso dallo stesso terrorista si intravede mentre tenta di fermarlo ma non ci riesce: è stato gravemente ferito ed è deceduto una volta ricoverato in ospedale.

Con lui è morto anche il figlio, Talha, 21 anni, che aveva 11 anni quando la famiglia si trasferì in Nuova Zelanda. Talha voleva sposarsi e Naeem sarebbe presto tornato in Pakistan per organizzare le nozze. #NaeemRashid è diventato uno dei ‘trending topic’ in Pakistan con migliaia di utenti che esaltano le gesta del connazionale. 

Daoud Nadi. Il 71enne è stato la prima vittima identificata.

Era nato in Afghanistan, ma si era trasferito in Nuova Zelanda negli anni ’80 per sfuggire all’invasione sovietica.

Era un ingegnere, amante delle auto d’epoca e, andato in pensione, era diventato il presidente dell’associazione locale degli afghani.

Il figlio ha raccontato alla Bbc che si è gettato davanti al killer per fare da scudo con il proprio corpo e proteggere gli altri fedeli.

Vedi: L'uomo che a mani nude ha fermato il killer delle moschee
Fonte: estero agi


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