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Lo strano caso dei Comuni sardi con contagio 'Nc-Non calcolabile'

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Solo per i 17 Comuni della Città metropolitana di Cagliari nel loro complesso e per Sassari la Regione Sardegna ha indicato oggi l’indice di contagio del Covid-19, l’atteso R(t), che deve risultare sotto 0,5 per consentire ai sindaci di autorizzare da lunedì prossimo, 11 maggio, riaperture anticipate di parrucchieri ed estetiste. Ma in nessuno di questi centri i sindaci firmeranno le ordinanze attese dagli operatori dei servizi alla persona. Nel caso di Sassari, epicentro del contagio in Sardegna, perché l’indice di trasmissibilità del Covid-19 è pari a 0,96, quindi troppo alto.

Quanto ai 17 Comuni della Città metropolitana di Cagliari, anche se il dato aggregato è pari a 0,45 (ma a Cagliari supera la soglia dello 0,5), i sindaci hanno concordato all’unanimità di non autorizzare le riaperture anticipate all’11 maggio, a tutela della salute dei rispettivi cittadini. 

Gli altri Comuni della Sardegna sono tutti ‘NC’, non classificabili, perché l’indice non è calcolabile come anticipato in una videoconferenza stampa dal presidente della Regione Christian Solinas, precisando che la dicitura indica l’impossibilità di calcolare un indice statisticamente rilevante: accade quando in quel comune si sono diagnosticati meno di 30 casi. Fa eccezione Ossi (Sassari), con Rt pari a 0,11, che ne ha avuto più di 30 contagi, concentrati nella casa di riposo del paese. In teoria, quindi, sotto la loro responsabilità, i sindaci davanti a NC, in ordine sparso, potrebbero autorizzare le riaperture anticipate. Il dato aggregato regionale è pari a 0,48.

Nella Città metropolitana i sindaci assicurano l’impegno a far tornare operative prima possibile le attività al momento chiuse, almeno nei Comuni che presentano un indice di trasmissibilità Rt uguale o inferiore a 0,5. “Pur avendo a cuore la sorte delle innumerevoli piccole imprese per le quali la riapertura è cruciale”, i primi cittadini del Cagliaritano – fanno sapere dall Città metropolitana di Cagliari – “ritengono che questa decisione debba essere presa nella più totale sicurezza a seguito di un’attenta valutazione dei dati, con il fine prioritario di tutelare la salute di tutti”.   I sindaci dell’area ribadiscono anche la necessità di considerare la Città metropolitana di Cagliari come un unico territorio in cui consentire gli spostamenti intercomunali e auspicano che il governo, assieme agli enti preposti, come l’Inail, definiscano al più presto i protocolli di sicurezza per la riapertura.

Il presidente dell’Anci Sardegna, Emiliano Deiana, denuncia il clima di incertezza generato dalla strategia del presidente della Regione per la fase 2 dell’emergenza Covid-19, a cominciare dall’ordinanza del 2 maggio con cui l’ha disciplinata fino al 18 maggio prossimo. “Annunciare un dato Rt, calcolato comune per comune e rendersi conto del fatto – come da più parti si faceva notare – di essere ‘statisticamente irrilevante’ aggiunge incertezza a incertezza, mentre probabilmente il governo annuncerà la riapertura differenziata, Regione per Regione, per il 18 di maggio”, osserva Deiana, commentato i dati sull’indice di contagio diffusi dalla Regione. “Per una settimana di differenza era necessario mettere in agitazione 377 comuni, migliaia e migliaia di operatori economici e di dipendenti per poi avere un dato statisticamente non significativo?”.

    

​”Adesso, più che mai, i sindaci sono di fronte a un bivio: aprire senza nemmeno l’appiglio di quel dato certo (ma di quello regionale aggregato) e richiamato nell’ordinanza del presidente o convincere gli esercenti a usare insieme un supplemento di prudenza e di aprire il 18 maggio sotto la ‘copertura’ del Governo e dei protocolli Inail approvati e vigenti: a tutela di tutti”, evidenzia il presidente di Anci Sardegna. “Sindaci ed esercenti in primis, gli unici a metterci la propria personale responsabilità civile, penale e patrimoniale”

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Fonte: cronaca agi


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