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Agi

L'Italia riapre e riparte tra paure e speranze

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Sono i rumori di fondo delle saracinesche che si aprono di buon mattino a dare il segnale che l’Italia riparte. Non ovunque e non con la stessa omogeneità e velocità ma il desiderio di riaprire, nonostante tutto è molto forte. Da nord a sud, passando per il centro della penisola, molto si rimette in moto​ nel giorno della grande ripartenza tra paure e speranze di farcela, anche questa volta.

LOMBARDIA 

Ad aprire, stamane, anche le storiche strutture di Milano. Con tutte le precauzioni del caso, con mascherine, gel, conta persone e termoscanner, riaprono i negozi di abbigliamento a Milano. Non tutti, certo, ma nel centro della città, tra il Duomo, corso Vittorio Emanuele e San Babila, un 75% ha alzato la saracinesca questa mattina. Non è così per i ristoranti.

In Galleria Vittorio Emanuele, salotto cittadino, sono tutti chiusi: lo storico Savini, ma anche il Marchesino, Il Galleria, Biffi, il Gatto Rosso. Il Motta 1928, che ha anche ristoranti e food market, su tre piani, ha aperto solo il bar per l’asporto a piano terra. Cracco, che da settimane ha aperto il bar per l’asporto, oggi ha messo 4 tavolini all’esterno dove ci si può sedere per il caffè. Senza servizio al tavolo però.

Per il ristorante l’apertura e rimandata di una settimana. Una scelta questa, di non aprire oggi, condivisa da altri chef stellati, come Oldani che aprirà il primo giugno.

PIEMONTE

Nel primo giorno di riapertura dei negozi, a Torino tra i commercianti c’è “un clima di gioia e preoccupazione”. A dirlo all’Agi è la presidente dell’Ascom del capoluogo piemontese,

Maria Luisa Coppa. “C’è gioia – spiega – ma anche tanta preoccupazione, perché si apre dopo un lungo periodo. Tra i commercianti c’è anche la consapevolezza che i primi giorni non saranno facili, perché il mercato si deve assestare e le abitudini dei clienti saranno, per forza di cose, diverse. Ma c’è bisogno di lavorare, i negozi di abbigliamento hanno i magazzini pieni”.

FRIULI VENEZIA GIULIA

Le note prevalenti sono entusiasmo, preoccupazione ma soprattutto speranza. Un mix di emozioni che ha accompagnato le aperture dei negozi e che “va affrontato – come ha raccomandato questa mattina il presidente del Fvg Massimiliano Fedriga – con la stessa determinazione e con lo stesso comportamento che ci ha permesso di poter arrivare fin qui e di poter riaprire oggi le attività. Cioè tenendo ben presente che ‘l’emergenza non è finita’ e quindi mantenendo quel comportamento virtuoso tanto da essere segnalati come la migliore regione del Nord nel saper combattere il coronavirus”.

In moto anche i centri commerciali, quelli solitamente più affollati di Udine (stamane si sono già viste le prime code), Trieste e Palmanova e anche con il traffico veicolare che a Trieste è ripreso dopo due mesi di strade semivuote. Aperti per taglio e meches anche i saloni di bellezza, con prenotazioni da settimane.

VENETO

In questa regione invece, non tutti hanno ‘osato’. Le incertezze del mercato rischiano di avere la meglio su tutte le linee guida, direttive e ordinanze del Fase 2. A maggior ragione se si lavora con il lusso. Ce lo racconta Casa Perbellini, ristorante veronese a due stelle Michelin dello chef Giancarlo Perbellini, resterà chiuso almeno fino a settembre.

“Non possiamo riaprire con questo livello di incertezza. – ha spiegato all’AGI lo chef – si tratta di un locale con costi altissimi e che lavora solitamente per il 35/40% con il turismo. Ora manca il turismo e non riusciamo ad immaginare se l’economica si riprenderà, quando e come. Come facciamo a riaprire?”. Dei sette locali di proprietà dello chef ne riapriranno giovedì due: la pizzeria Du de Cope e la tapasseria Tapasotto, le due realtà più “pop” della galassia Perbellini. Poi per altri tre locali (Locanda Quattro Cuochi di Milano, ristorante Al Capital della Cittadella e pasticceria XDolce Locanda) bisognerà attendere probabilmente fine mese.

LIGURIA

Si riapre senza assalto ai negozi. E’ un lento, ma laborioso risveglio da un forzato letargo di oltre 2 mesi quello avvenuto questa mattina.

A partire da Genova, molte attività hanno rialzato la saracinesca con la fine del lockdown imposto dal coronavirus, altre invece stanno mettendo a punto gli ultimi ritocchi per essere pronti ad accogliere la clientela in totale sicurezza. Bar, ristoranti, parrucchieri, estetisti: tutti hanno dovuto affrontare una spesa media di almeno mille euro per adattare il proprio locale alle nuove linee guida anti contagio.

Diversi i parrucchieri che hanno riaperto su appuntamento, sebbene il lunedì sia di norma giorno di chiusura per questo tipo di negozi. Davanti “Top hair” in via San Lorenzo, che costeggia l’imponente cattedrale di Genova, un ragazzo con guanti e mascherina sposta il cordolo rosso posto all’ingresso del negozio con scritto “attendi qui” ed esce a misurare la temperatura al primo cliente della giornata.

Dentro si entra contingentati e tutti con obbligo di mascherina, mentre i parrucchieri hanno anche la visierina di plastica. Qualcuno ha optato per le barriere in plexiglass tra lavandini, altri no. Per tutti guanti e kimono monouso.

EMILIA ROMAGNA

A Bologna riapertura ‘generalizzata’ ma divisa tra oggi e domani: questo il sentore delle associazioni di categoria del settore, Cna in testa (una indagine parla di 7 aperture su 10 a livello nazionale, l’Emilia Romagna si stima più ‘virtuosa’), ma anche degli operatori già al lavoro dopo la ripartenza.

L’Emilia Romagna dei parrucchieri e degli estetisti si presenta pronta all’appuntamento, con tanto di preparazione sui protocolli e foto sui social per testimoniare i preparativi nei saloni, tra spostamenti e sanificazioni.

Mantenuti anche i contatti con i clienti che non sono mancati in questo periodo, tra spostamenti date e rassicurazioni in genere, fino alle prenotazioni. “Sulla chat del gruppo Emilia di cui faccio parte con una 50ina di parrucchieri tra Parma e Reggio, vedo tutto aperto, la sensazione è quella”: è positivo Piergiorgio, titolare del negozio di parrucchiere “TagliatiXil successo” di via Portanuova 9, a Bologna, che ha riaperto oggi i battenti dopo il lockdown per il Covid-19.

TOSCANA

Firenze riparte, ma senza turisti e senza musei. “C’è entusiasmo, vedo una grande voglia di riprendere e questo credo che dia molta fiducia.

Per il momento non ci si aspettano grandi numeri, ma ancora una volta ho avuto la conferma che i fiorentini sono un popolo tenace, che non si scoraggia”. Lo ha detto il sindaco di Firenze, Dario Nardella, commentando le riaperture di stamani. Il centro di Firenze riprende vita, sui viali di circonvallazione il traffico è aumentato, ma ancora sono in molti a tenere la saracinesca abbassata: colpa dell’assenza di turisti, che rivoluziona il cuore delle città d’arte.

A partire dai musei civici, che già nei giorni scorsi l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi aveva annunciato sarebbero rimasti chiusi. Troppo costosa, per le casse del Comune, una riapertura anche parziale. Così come i grandi musei statali, a partire dalle Gallerie degli Uffizi e Palazzo Pitti. Si lavora per la riapertura, che avverrà probabilmente nei prossimi giorni, ma anche in questo caso sono attesi bassi flussi e la questione dei costi di gestione è un tema delicato.

Chiuso anche il Museo Archeologico, per il quale non è prevista la riapertura prima di giugno, e la Galleria dell’Accademia. Al lavoro anche i negozi delle grandi catene, come Nespresso, Armani, Zara ed H&M. A La Rinascente di piazza della Repubblica misurano la febbre a chi entra: il negozio ha sei piani e anche con le regole di distanziamento sociale è attrezzato per accogliere fino a 400 clienti.

Nella piazza, centralissima, restano però sbarrati i ristoranti e i grandi caffé, come Paszkowski e Gilli, ancora alle prese con lavori. Dove l’assenza di stranieri è stata determinante sono i mercati turistici, quello di San Lorenzo e quello alla Loggia del Porcellino. 

​MARCHE

Riapertura sì, ma non per tutti: quello che nelle Marche è stato definito da tanti operatori “il primo giorno di scuola” è caratterizzato da diverse aperture e tanta prudenza. I protocolli di sicurezza ci sono, quelli concordati tra la Regione Marche e le associazioni di categoria, ma fino a ieri erano delle norme scritte sulla carta, che da oggi vanno calibrate sul campo: le associazioni di categoria stimano che circa il 30% delle 24.643 attività autorizzate a riaprire oggi resterà con le saracinesche abbassate.

Sono soprattutto i ristoratori ad avere le maggiori difficoltà. “Ci sono molti imprenditori che preferiscono attendere ancora – ha spiegato il presidente della camera di commercio regionale, Gino Sabatini -: alcuni hanno evidenti problemi di liquidità, altri hanno bisogno di altro tempo per organizzarsi nel rispetto dei protocolli di sicurezza”.

È il caso di Lucio Pompili, chef e titolare del ‘Symposium’ di Cartoceto (Pesaro-Urbino):Aspettiamo giugno per capire cosa accadrà intorno a noi”, un lasso di tempo giudicato sufficiente per misurare l’evoluzione del contagio nelle prossime due settimane, scelta dettata dalla necessità di “garantire massima sicurezza a chi lavora nel ristorante e ai clienti”.

UMBRIA 

Si respira aria di normalità a Perugia e Terni, meno ad Assisi. Nel capoluogo di regione Hanno riaperto le porte al pubblico dopo circa 70 giorni di chiusura bar, negozi, parrucchieri e centri estetici in tutta l’Umbria. L’inizio della cosiddetta ‘fase 2b’ interessa nella regione circa 56mila lavoratori e 17mila attività, ma secondo una stima di Confesercenti, circa 4 su 10 per questa settimana rimarranno chiuse.

Tra le motivazioni, che riguardano specialmente i ristoratori, il ritardo con cui sono stati pubblicati i protocolli Inail a cui adeguarsi, a meno di 48 ore dal giorno della ripartenza.

LAZIO ​

A Roma, in via Cola di Rienzo lo shopping è ripartito, tra chi approfitta di questo primo giorno di ritorno alla normalità per tornare ad acquistare articoli di cosmesi. Fuori dalla Coin la fila al reparto profumeria occupa un pezzo di marciapiede e Anna confida “ho bisogno dei trucchi e del profumo, domani torno al lavoro”.

Però non è dappertutto così, molte vetrine espongono un grande cartello “senza aiuti del governo il 18 maggio non possiamo riaprire. Migliaia di dipendenti a rischio”. Lo stesso cartello che era esposto anche a Largo Torre Argentina sulle vetrine del negozio di abbigliamento Sermoneta.

Gli altri, quelli che hanno riaperto, lo hanno fatto offrendo forti ribassi per una collezione che è rimasta ferma e che tra poco sarà in saldo. “Ci proviamo in tutti i modi a riportare i clienti in negozio”, sembrano dire tutti quelli che dietro le vetrine aspettano che qualcuno entri. 

CAMPANIA​

A Napoli, Con l’effettivo avvio della fase 2, Napoli si sveglia molto più simile alla città pre-Covid. Si alzano tante serrande per la ripresa dell’attività, i mezzi pubblici aumentano le corse, torna il traffico in centro e il rito del caffè, anche se per il momento è possibile berlo solo al banco, con l’accesso consentito a due persone per volta.

Le strade principali, già affollate nei giorni scorsi, riprendono vita grazie ai tanti negozi che da oggi riaprono. La principali catene dell’abbigliamento devono gestire, sin dalle prime ore del mattino, le code all’esterno e si confrontano con le nuove norme.

Alcuni dei bar storici, a cominciare dal Gambrinus e dalla Caffetteria Vanvitelli al Vomero, prolungano la chiusura, in attesa anche di regole meno stringenti. Ripartono, invece, tantissimi piccoli bar, o almeno quelli che sono sopravvissuti al lungo lockdown e all’obbligo dell’asporto, che ha ridotto sensibilmente le entrate.

ABRUZZO

Anche a Pescara, come nel resto d’Italia, si riaccendono le luci di negozi, ristoranti e bar, dopo oltre due mesi di chiusura. Nel capoluogo adriatico, città che vive di commercio e di turismo, la voglia di ripartire è grande. In questi giorni gli operatori commerciali hanno adeguato i loro locali alle misure anticontagio e sono pronti a ripartire.

Tra le attività che hanno riaperto c’è la storica boutique Autore, che da 35 anni veste con charme, eleganza e passione le pescaresi e non solo.

BASILICATA

A Terranova del Pollino troviamo “Luna Rossa” col suo chef – narratore, Federico Valicenti, che da 39 anni non ha mai lasciato la sua postazione ai fornelli ma che oggi ha deciso di non riaprire i battenti del suo ristorante, perchè dice: “Così non si può”.

SARDEGNA

Oggi riaprono le spiagge ma probabilmente chi aspettava con trepidazione questo momento, dopo le lunghe settimane del lockdown per l’emergenza Covid-19, dovrà attendere qualche giorno: il tempo che passi la perturbazione che si è abbattuta sull’isola, secondo le previsioni meteo.

Stamane, assieme alla notizia dell’ordinanza per la fase 2 firmata nella notte dal presidente della Regione Christian Solinas, sono arrivate anche pioggia e temporali, destinati a durare almeno fino a mercoledì, secondo le previsioni.

Con le prescrizioni nazionali da oggi hanno potuto riaprire al consumo sul posto anche bar e ristoranti, che fino a ieri si erano dovuti limitare all’asporto. Qualcuno ha preferito, però, aspettare di leggere bene l’ordinanza di Solinas e aprirà domani.

Un pub nel centro di Cagliari, invece, ha sollevato le serrande subito dopo mezzanotte, con la fila di clienti coi volti coperti della mascherina che attendeva all’esterno il momento fatidico per entrare e bere una birra.

CALABRIA

A Cosenza “noi siamo aperti da oggi, non abbiamo aperto precocemente, come peraltro hanno fatto pochi. Abbiamo atteso una riapertura più “normale”, in modo che il cliente possa sedersi ad un tavolo, sostare un po’ nel locale”. Lo dicono all’AGI i titolari dello storico Caffè Renzelli, nel centro di Cosenza.

“Abbiamo sanificato e previsto tutti i presidi a tutela dei collaboratori e dei clienti: abbiamo messo la barriera alla cassa, dispenser con gel disinfettante per le mani, abbiamo diradato i tavoli, favorendo la consumazione all’esterno. Comunque – dicono gli imprenditori – la situazione è tranquilla, non è che ci siano molti clienti in questa prima giornata”.

A Catanzaro speranze e dubbi, aspettative e preoccupazioni. Si respira un clima di complessiva normalità a Catanzaro nel primo giorno della fase 2 dell’emergenza coronavirus, sia pure fra sentimenti contrastanti.

Anche se ancora chiaramente condizionata dalla necessità di rispettare le misure precauzionali imposte dalle normative nazionali e regionali, la sostanziale riapertura delle attività commerciali ed economiche, di bar, ristoranti e dei servizi di cura alle persone ha riattivato il tran tran quotidiano della città capoluogo della Calabria.

PUGLIA

A Foggia, c’è chi dice: “Sono emozionato anche se non so’ come andrà in futuro”. Marino Tagarelli è il titolare di uno dei più grandi e noti negozi di abbigliamento per uomini di Foggia.  

Mentre a Taranto l’avvio stamattina della fase 2 dopo i giorni del lockdown, la si è colta nel maggior traffico nelle strade, nei negozi tutti aperti e nella comparsa dei tavolini all’esterno dei bar con i primi clienti seduti, a distanza di sicurezza, per consumare un caffè e riassaporare il piacere di quattro chiacchiere in compagnia.

SICILIA​

A Palermo tra emozione e rabbia, tra voglia di ricominciare e sfiducia.

“Oggi non ha molto senso riaprire. E chi decide diversamente, rischia di fallire nel giro di poco tempo tra misure restrittive e ordinanze caotiche. Per quanto mi riguarda, lo farò solo nel momento in cui ci saranno delle linee guida reali”. Non nasconde l’amarezza Marcello Catuogno, il titolare del rinomato ristorante “Le Antiche Mura”, a Mondello, che, all’avvio della nuova fase di ripartenza, ha scelto per il momento di lasciare chiusi i battenti nonostante il via libera del governo.

“Con questo quadro normativo prenderemmo un verbale al giorno – torna alla carica – perché ancora molte misure non sono certe: quando mascherine e guanti vanno tolti, come accompagnare la clientela in bagno. E poi le distanze di sicurezza in cucina sono impraticabili”.

 

Vedi: L'Italia riapre e riparte tra paure e speranze
Fonte: cronaca agi


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