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L'educazione resiste al coronavirus. Quattro pillole di galateo

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Basta selfie con gli amici, fine degli ‘happy hour’ ma anche telelavoro, solitudine, rischi per l’occupazione e un po’ d’ansia. L’epidemia del Coronavirus travolge, speriamo ancora per poco, abitudini e costumi, rimette in discussione molte delle nostre certezze, ci costringe a reinventare un intero modello di vita. A volte si può cominciare dalle piccole cose, per riflettere su di noi e sulla nostra società, rimettendo in fila priorità e valori, ricordandoci che se possiamo resistere senza l’uscita del sabato, non poter abbracciare l’anziana madre che compie gli anni è invece un sacrificio.

Il presidente Sergio Mattarella e il premier Giuseppe Conte hanno chiesto agli italiani di rispettare le misure messe a punto da governo ed esperti: ognuno di noi può fare tanto per fermare il virus. Convinte che con un po’ di buona educazione e un sorriso si affrontino meglio anche le battaglie più dure, ecco alcune pillole di galateo al tempo del coronavirus. 

PRIMA REGOLA, TENERE SOTTO CONTROLLO L’ANSIA
Il collega di scrivania non sa a chi lasciare il figlio, sta spendendo lo stipendio in babysitter e ha la moglie che rischia il posto di lavoro: non stressiamolo con gesti o parole che possono farlo esplodere. Insomma, la tensione è palpabile ed evitare di stressare chi ci sta intorno, per scelta o per necessità, con comportamenti eccessivi o fastidiosi, è già un primo passo per migliorare la vita di tutti. E magari qualche pillola servirà anche per quando tutto tornerà alla normalità…
 
C’E’ STARNUTO E STARNUTO, EVITARE IL BARRITO
Il virus si diffonde da uomo a uomo e gli starnuti possono esserne un veicolo. Usiamo quindi il fazzolettino, portandocelo davanti a naso e bocca. Una volta utilizzato ricordiamoci che non è una reliquia sacra: buttiamolo in un cestino senza lasciarlo sulla sedia di casa, sul seggiolino del treno o sulla scrivania dell’ufficio. Se ci siamo dimenticati il fazzoletto, in via eccezionale possiamo portarci il braccio davanti al volto per pararci con l’interno del gomito.
Anche passata l’epidemia ricordiamoci che non siamo né un elefante nella giungla né un impianto di aromaterapia: evitiamo quindi barriti e starnuti a doccia. E ricordiamoci che non dobbiamo far capire a tutti che abbiamo un po’ di tosse e che per gli altri non è piacevole sentire rumori sordi provenire dalle nostre fauci, aperte o chiuse che siano. La nostra vita sociale potrebbe avere un inaspettato miglioramento.

LAVARSI LE MANI, ANCHE CANTANDO
Sembra scontato, ma è una regola che va rispettata anche dopo aver superato le scuole elementari. Ormai è un dovere riconosciuto: bisogna lavarsi le mani, più volte al giorno. Ed è in cima anche alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità. Nonostante la fascinazione per i gel igienizzanti, in realtà acqua e sapone sono più efficaci prodotti preconfezionato perché lavano via i germi. Le boccette, divenute ormai uno status symbol più del profumo firmato, tieniamole solo se non abbiamo un lavandino a portato di mano.  

IN AUTOBUS E METRO, MAGARI CI SCAPPA IL SORRISO 
Al di là di ogni nostra fantasia, non siamo un tenero koala e il corrimano dei mezzi pubblici non è il nostro personale eucalipto: appoggiamoci con una mano sola al paletto lasciando spazio anche agli altri. Saliamo dalle porte posteriori e anteriori e usciamo da quella centrale: agevolare il flusso ordinato delle persone permette di avere meno contatti. Se poi siamo così gentili da cedere il posto ad anziani, malati e donne incinte, non avrete debellato il virus ma avrete guadagnato un sorriso. Di questi tempi tristi è prezioso. 

Vedi: L'educazione resiste al coronavirus. Quattro pillole di galateo
Fonte: cronaca agi


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