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Le tre incognite del voto in Svezia

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Il Regno di Svezia è una democrazia parlamentare, in cui il governo è espressione del parlamento (Riksdag). Si vota ogni 4 anni, con un sistema elettorale proporzionale: i 349 seggi del Riksdag sono ripartiti in 29 circoscrizioni elettorali tra i partiti che superano la soglia del 4% dei voti a livello nazionale. La “soglia magica” per assicurarsi la vittoria è dunque pari a 175 seggi. Mai come questa volta, però, è davvero improbabile che un partito riesca a raggiungere una tale soglia.

Cosa dicono i sondaggi?

I sondaggi riflettono una situazione di estrema incertezza. La nostra media ponderata delle rilevazioni effettuate da 8 diversi istituti demoscopici vede il partito socialdemocratico in testa con poco più del 24% dei voti. In seconda posizione, a sfiorare il 20%, ci sarebbero i populisti dei Democratici Svedesi, il vero spauracchio di queste elezioni. Un eventuale boom dei Democratici Svedesi – come vedremo – potrebbe infatti rendere impossibile, o comunque molto difficoltoso, la formazione di un governo. Il Partito Moderato, di centrodestra, è terzo con il 17,5% dei consensi.

Anche se in Svezia le coalizioni pre-elettorali non sono “rigide” come in Italia (ciascun partito corre per sé, e al massimo può dichiarare prima del voto con chi si vorrebbe alleare per governare) il centrodestra si compone di altri tre partiti: i centristi (8%), i liberali e i conservatori cristiano-democratici (entrambi al 5,9%). Anche i socialdemocratici in effetti sono inquadrabili in una coalizione: quella progressista, che mettendo insieme i verdi (alleati del governo uscente, guidato dal socialdemocratico Lövfen) e il partito della sinistra arriverebbe a sfiorare il 40% dei voti, contro il 37% circa del centrodestra. Ma, con questi numeri, entrambe le coalizioni sarebbero lontane dalla maggioranza.

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Prima incognita: il primato dei socialdemocratici

Una prima incognita riguarda il primato del partito socialdemocratico, che in Svezia resiste da più di un secolo, e precisamente dal 1917. Anche quando le elezioni hanno consegnato la maggioranza al centrodestra (come di recente è accaduto nel 2006 e nel 2010, vedi grafico), i socialdemocratici sono sempre risultati il partito più votato. Come abbiamo visto, tale primato potrebbe essere confermato anche stavolta: ma il 24% sarebbe comunque il peggior dato storico dal lontano 1908. Inoltre, i sondaggi non sono tutti uguali: secondo una rilevazione di YouGov, ad esempio, sarebbero i Democratici Svedesi ad essere in testa con il 24,8% (un punto in più dei socialdemocratici). Nella migliore delle ipotesi (sondaggio Ipsos) i socialdemocratici potrebbero non andare oltre il 26,5%.

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Seconda incognita: centrodestra o centrosinistra?

La seconda incognita, come si è accennato, riguarda il colore coalizione che otterrà più seggi e che quindi sarà in “pole position” per formare un governo. Non si tratta solo di guardare ai voti assoluti: se uno o più partiti tra quelli minori falliranno l’obiettivo di superare la soglia del 4%, non avrà alcun seggio e ne risulteranno fortemente compromesse le ambizioni di governo degli altri partiti della coalizione. Con ben tre formazioni poco al di sopra della (verdi, liberali e cristiano-democratici) ecco che diventa particolarmente arduo fare previsioni sui seggi.

In teoria, la coalizione con più seggi potrebbe formare un governo anche se non raggiungesse i 175 seggi, scegliendo la formula del governo di minoranza. A ben vedere, negli ultimi decenni questa è stata l’opzione più frequente. Dal 1994 ad oggi, solo in un caso (nel 2006) il centrodestra è riuscito a superare tale soglia, conquistando 178 seggi. In tutti gli altri casi (incluso quello del governo uscente) i partiti di governo hanno sempre dovuto contare sulla collaborazione – o in certi casi sulla desistenza – delle opposizioni per far passare i provvedimenti.

Terza incognita: il rebus del governo

Questa volta la situazione potrebbe complicarsi ulteriormente, a causa di un fenomeno che in Italia abbiamo imparato a conoscere fin dal 2013: la rottura del bipolarismo causata dall’affermazione di un terzo polo. In Italia è stato il Movimento 5 Stelle a spezzare il tradizionale dualismo centrodestra-centrosinistra: in Svezia questo onore è toccato ai Democratici Svedesi, che già nel 2014 hanno ottenuto un considerevole 12% e da quel momento hanno reso molto difficile sia la formazione che la vita parlamentare del governo rosso-verde.

Proviamo a ipotizzare una serie di scenari proiettando i dati dei sondaggi sulla distribuzione dei seggi al Riksdag. Il primo scenario “base” (Scenario A) è quello che tiene conto della media ponderata dei sondaggi da noi elaborata. I socialdemocratici otterrebbero 88 seggi, restando ben lontani dalla maggioranza anche allargandosi alla sinistra e ai verdi (totale: 145 seggi). Anche i 4 partiti di centrodestra non sarebbero autonomi, fermandosi a 134 seggi. Con i loro 72 seggi, i Democratici Svedesi potrebbero risultare decisivi: ma nemmeno coalizzandosi con i moderati e con i cristiano-democratici (gli unici partiti di centrodestra a non aver esplicitamente escluso la collaborazione con un partito accusato di posizioni xenofobe e populiste). Gli altri scenari contemplano la miglior situazione possibile rispettivamente per i socialdemocratici, per il centrodestra e per i Democratici Svedesi.

Come si può notare, passando da uno scenario all’altro, sono davvero poche le combinazioni che danno luogo ad una maggioranza parlamentare in grado di sostenere un governo in presenza di un sistema politico così frammentato. Se si verificasse lo Scenario B (liberali e cristiano-democratici sotto lo sbarramento) i socialdemocratici raggiungerebbero solo quota 174 seggi coalizzandosi con i verdi e la sinistra. Se questa opzione venisse bloccata dalle opposizioni, l’unica alternativa sarebbe un’inedita versione svedese della Grosse Koalition alla tedesca, che mettendo insieme moderati e socialdemocratici arriverebbe a 178 seggi.

Se invece le urne sorridessero ai partiti di centrodestra, con i verdi fuori dal Riksdag (Scenario C) i quattro partiti del fronte moderato arriverebbero solo a 151 seggi. L’unico altro scenario che potrebbe consegnare una maggioranza solida è quello dello Scenario D, il “best case” per i Democratici Svedesi: che in questo scenario, coalizzandosi con moderati e cristiano-democratici, potrebbero arrivare a 178 seggi.

Comunque vada il voto, quindi, le incognite per il sistema politico svedese sono tante: è verosimile che i Democratici Svedesi otterranno il loro record storico, anche se i socialdemocratici dovessero mantenere il primato. Ma, a quel punto, le sorti del nuovo governo saranno nelle mani del partito euroscettico, che potrà decidere se costringere i vecchi partiti a delle larghe intese e intestarsi così il monopolio dell’opposizione o se invece entrare a far parte di un governo molto spostato a destra, di cui sarebbero l’azionista di maggioranza.

Vedi: Le tre incognite del voto in Svezia
Fonte: estero agi


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