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Le parole dell’arte – 6

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Didascalie delle opere a corredo dell’articolo precedente (n.5 )

Immagine n. 9

Raffaello Sanzio, Lo sposalizio della Vergine, 1504, olio su tavola. Pinacoteca di Brera a Milano. È firmato “Raphael Urbinas” e datato “MDIIII”.

Immagine n. 10

Umberto Boccioni, Antigrazioso, 1912, gesso patinato, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Roma

 

  1. LE PAROLE DELL’ARTE

Giuseppina Radice

Considero un privilegio dello storico – doloroso a volte quando significa assistere alla tragedia che l’uomo stesso crea e si costringe a vivere – leggere il tempo.

La contemporaneità è contingente, co-tangente direi: la tocchiamo con mano, vi siamo immersi, la viviamo soffrendone o godendone e cerchiamo risposte tra le infinite contraddizioni che qualificano il senso della vita. Di ogni tempo.

Il confronto con altre contemporaneità mi aiuta a comprendere la nostra, mi spinge ad individuarne qualche meccanismo che possa produrre risultati perfezionabili e mi conforta nella convinzione della inutilità di giudizi di merito in termini di assoluto: chi è più bravo? E più bravo di chi?

Il problema non è determinarne il valore calcolando quanto sia produttiva di geni o quanto rappresenti una congiuntura fortunata e favorevole alla produzione artistica.

Maurice Denis (1870 – 1943), pittore del Simbolismo francese che proponeva una sintesi tra il mondo esterno e la spiritualità dell’artista ricordava a se stesso e agli altri che un dipinto, indipendente da ciò che rappresenta, è una superficie piatta riempita di colori … secondo un certo ordine.

Le opere sono sempre e principalmente un artificio.  Non solo: soltanto così possono creare un’apertura di possibilità e offrire visioni cui ognuno può attingere a piene mani.

Linguaggi a confronto

           

immagine nr. 11                                    immagine nr. 12