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LE PAROLE DELL’ARTE- 12

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Didascalie delle opere a corredo dell’articolo precedente (n. 11)

Immagine n 21

Sandro Botticelli, (1445 -1510), La Primavera,( part.)1480 c. Tempera grassa su tavola, m. 2,07 x 3,19, Uffizi Firenze.

Immagine n. 22

Leonardo Da Vinci, (1452 – 1519)  Ultima Cena,1495-1498, dipinto murale a secco

  1. 4,60 × 8,80. Refettorio di Santa Maria delle Grazie, Milano

 

 

  1. LE PAROLE DELL’ARTE

Uno degli aspetti piú significativi della personalità di Leonardo era  la versatilità dell’ingegno unita a una ricerca della perfezione insita nel modello umanistico.

Il suo irrefrenabile bisogno di sperimentare nuove soluzioni lo costringeva  a lasciare incompiute molte imprese o a pregiudicarne la durata.

Nel 1494 Ludovico il Moro gli aveva commissionato  l’esecuzione dell’Ultima cena che venne presumibilmente portata a termine nel 1497 e che, fin dall’inizio, fu oggetto della più grande ammirazioe anche se la sua esistenza materiale apparve subito compromessa.

Uno scritto del 1517 riferisce già che essa ‘comincia a deteriorarsi’  e nel 1612 il Cardinale Federico Borromeo  ne ordina una copia  per preservare la memoria di quelle che ormai non sono altro che reliquiae fugientes.

Leonardo sperimentava continuamente anche a rischio di rendere pericolosamente fragili le sue opere.  Come molti suoi coetanei aveva frequentato la bottega di Andrea del Verrocchio e molto presto aveva manifestatio i suoi  interessi: l’attenzione agli elementi vegetali, o all’espressività dei volti, spesso ritratti con un sorriso ambiguo;  la resa spaziale e atmosferica unificata, i primi accenni a uno stile sfumato.

«[Per] Andrea del Verrocchio […che stava] faccendo una tavola dove San Giovanni battezzava Cristo, Leonardo lavorò un Angelo, che teneva alcune vesti; e benché fosse giovanetto, lo condusse di tal maniera che molto meglio de le figure d’Andrea stava l’Angelo di Leonardo. Il che fu cagione ch’Andrea mai più non volle toccar colori, sdegnatosi che un fanciullo ne sapesse più di lui.» (G. Vasari, Le Vite).

Anche se l’aneddoto – topos dell’allievo che supera il maestro –  è scartato dalla critica moderna è indubbio che Leonardo aveva ben presto superato  gli insegnamenti di bottega.

 

Con la Gioconda Leonardo si avviava a  creare un nuovo modello di ritratto: più monumentale e al tempo stesso più animato, più concreto, e tuttavia più poetico e, per questo enigmatico.  L’importanza della Gioconda non sta nella riconoscibilità del soggetto identificata da Vasari in  una certa Monna Lisa moglie del mercante fiorentino Francesco del Giocondo.

Un impianto compositivo molto complesso è celato dietro  l’apparente semplicità della figura che, racchiusa in volumi regolari  si trova in una posizione sopraelevata rispetto allo sfondo. (continua)

 

Linguaggi a confronto

 

1475 -1478              1475 -1478