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Le misure per contenere il virus: Paesi a confronto 

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Da tempo l’emergenza coronavirus non riguarda più solo la Cina. Dopo l’Italia, che da settimane ha predisposto misure di contenimento del contagio – dapprima limitate ai comuni ritenuti focolaio in Lombardia e Veneto e in seguito estese gradualmente fino a coinvolgere tutto il paese -, i governi di mezzo mondo hanno cominciato a prendere misure drastiche per limitare la diffusione del virus. In questo articolo riassumiamo le norme in vigore, oltre che in Italia, anche in Spagna (che lo scorso 14 marzo ha dichiarato lo stato di emergenza che rimarrà in vigore per quindici giorni), Francia (dove le misure sono cominciate a mezzogiorno del 17 marzo), Germania (che si sta allineando), e in due paesi dove invece norme simili tardano ad arrivare: Regno Unito e Stati Uniti. 

Le scuole: chiuse o aperte?

In Italia le scuole di ogni ordine e grado sono chiuse fino al 3 aprile del 2020. 

In Spagna il governo ha raccomandato la chiusura degli istituti, un invito raccolto da tutte le comunità autonome. A casa ci sono quasi 8 milioni di ragazzi. 

In Francia le scuole sono chiuse dal 16 marzo e fino a nuovo avviso (a eccezione di alcuni territori d’oltremare come la Polinesia Francese e la Nuova Caledonia).

In Germania, dove dall’inizio della settimana del 16 marzo le scuole sono chiuse, le lezioni dovrebbero riprendere dopo le vacanze di Pasqua, ovvero dopo il 20 aprile. 

Chi rimane fuori dal coro è il Regno Unito,  che insieme alla Bielorussia è l’unico paese europeo a non aver ordinato la chiusura delle scuole. Secondo quanto riferito dal Guardian, però, diverse scuole hanno fatto sapere di non poter assicurare il servizio a causa della carenza di personale, a casa in auto-isolamento o per assistere familiari bisognosi.

Negli Stati Uniti, per via della superficie enormemente superiore a quella degli altri paesi presi in considerazione, la questione è più complicata da decifrare. Di certo c’è che il 16 marzo la Casa Bianca ha pubblicato le linee guida per far fronte al virus, un documento intitolato ‘15 giorni per rallentare la diffusione’ nel quale, al punto numero uno, si raccomanda di “ascoltare e seguire le direttive delle autorità locali”. Per il resto, la presidenza si limita a raccomandare il distanziamento sociale e a evitare assembramenti di più di dieci persone.

La Casa Bianca, in ogni caso, riconosce come “le attività scolastiche possono accelerare la diffusione del coronavirus”, e per questo motivo raccomanda ai governatori degli stati che “hanno prove della trasmissione del virus all’interno della comunità” di chiudere gli istituti. La decisione, insomma, ricade sui singoli stati: secondo i dati riportati dal portale Education Week, alle 17 ora italiana del 17 marzo erano 38 gli stati ad aver ordinato la chiusura delle scuole pubbliche. Sommando anche le chiusure imposte da singoli distretti in altri stati, gli istituti fermi sono almeno 74 mila, per un totale di 38,8 milioni di studenti a casa (complessivamente i ragazzi iscritti alle scuole pubbliche sono 50,8 milioni). Per il momento rimangono aperte, tra le altre, alcune scuole in California, in Texas, in Colorado e nel Maine. 

Negozi di prima necessità aperti dappertutto

In Italia sono aperti soltanto gli esercizi che vendono beni essenziali. 

La Moncloa, cioè il governo spagnolo, ha adottato misure simili a quelle italiane per quanto riguarda i negozi che vendono beni di prima necessità, come supermercati e negozi di alimentari: tutti questi esercizi commerciali rimangono aperti. 

Come detto all’inizio dell’articolo, da mezzogiorno del 17 marzo anche Oltralpe sono stati chiusi i negozi: rimangono aperti quelli che vendono beni di prima necessità, come alimentari e supermercati, macellerie e panetterie, ma gli avventori devono rispettare la distanza di sicurezza di un metro o indossare una mascherina. 

Anche in Germania c’è stata la stretta sugli esercizi commerciali: dopo le parole della cancelliera Angela Merkel, che ha parlato di “misure senza precedenti” riferendosi alle mosse del governo di Berlino contro il coronavirus, rimangono aperti soltanto i negozi che forniscono beni essenziali, i quali sono tenuti a garantire “condizioni di igiene, controllo degli accessi ed eliminazione delle code”. 

Nel Regno Unito, in virtù delle mosse del premier Boris Johnson che il 16 marzo ha chiesto ai cittadini di “evitare contatti sociali” senza però ordinare lo stop ad alcuna attività, la vita prosegue in maniera tutto sommato normale. I negozi possono rimanere aperti, sia quelli che vendono beni alimentari che gli altri.

Situazione simile negli States, dove non ci sono norme valide sull’intero territorio nazionale sull’apertura degli esercizi commerciali. La scelta ricade sui singoli proprietari o sulle catene a cui appartengono: grandi marchi, come Nike e Apple, hanno annunciato la chiusura dei propri store anche negli Stati Uniti. 

Bar, ristoranti e pub. Le polemiche a Londra

Da giorni, ormai, gli italiani sono abituati a rinunciare alle proprie abitudini, come il caffè al bar o a una cena fuori: tutti questi esercizi infatti sono chiusi.

Anche in Spagna è arrivato lo stop agli aperitivi, o per meglio dire alle tapas: il governo, con il decreto con il quale ha dichiarato lo stato di emergenza, ha ordinato la chiusura per quindici giorni dei locali che somministrano cibo. Rimangono chiusi teatri, cinema e biblioteche.

Allo stesso modo anche in Francia sono chiusi ristoranti, bar, e tutti gli esercizi che non rientrano tra quelli che forniscono beni di prima necessità.

La Germania, finora, è un passo indietro: bar e ristoranti possono rimanere aperti, ma soltanto fino alle 18 (una misura del tutto simile a quella in vigore in Italia prima della serrata totale della scorsa settimana).

Cinema, pub e ristoranti sono invece aperti nel Regno Unito. Il critico culinario Jay Rayner ha definito “incredibilmente incosciente” la decisione del governo di non ordinare la chiusura e di lasciare la scelta ai singoli esercenti la decisione: in caso di stop volontario, ha ricordato Rayner, gli esercenti non hanno possibilità di far ricorso ad assicurazioni o ammortizzatori sociali, motivo per cui molti sfidano il virus e tengono aperto pur di non rinunciare ai ricavi. 

 

Let me add my voice to the justifiably outraged clamour of those furious at the govt for insisting hospitality and entertainment industries shut down without legally mandating them to do so, meaning they can’t claim insurance. Staggeringly reckless.

— Jay Rayner (@jayrayner1)
March 16, 2020

 

Negli Stati Uniti, i governatori di una mezza dozzina di stati hanno già optato per ordinare la chiusura di ristoranti e bar: tra questi ci sono New York, California e Massachusetts e Washington. 

Luoghi di culto: la presa di posizione della Chiesa Anglicana

In Italia, lo ricordiamo, le funzioni religiose sono sospese, mentre i luoghi di culto possono rimanere aperti rispettando le misure di distanziamento sociale necessarie a limitare il contagio. 

In Spagna, invece, le celebrazioni proseguono. Sono state comunque predisposte alcune misure di sicurezza: in particolare l’accesso ai luoghi di culto e la partecipazione alle cerimonie civili e religiose, compresi i funerali, sono subordinati all’adozione di misure organizzative che consistono nell’evitare gli afffollamenti. Va insomma rispettata la distanza tra loro di almeno un metro tra le persone. 

La linea adottata dalla Francia è pressoché uguale a quella italiana: luoghi di culto aperti, ma funzioni sospese.

In Germania sono vietati gli assembramenti nei luoghi di culto, come chiese, moschee e sinagoghe. 

Di fronte alla decisione di Johnson di non intervenire con direttive di governo, si mobilita la Chiesa Anglicana: in una lettera del 17 marzo, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e quello di York John Sentamu hanno scritto che è giunto il momento di sospendere le celebrazioni fino a nuovo avviso. Anche dall’altra parte dell’Oceano le diverse comunità religiose hanno cominciato a prendere provvedimenti in autonomia, pur senza che il governo federale abbia stabilito norme specifiche in materia. 

Questione parchi: in Spagna si rischia la multa

In Italia la chiusura dei parchi viene stabilita singolarmente dai Comuni. Al momento, infatti, non vi è alcuna norma specifica a livello nazionale. 

Anche in questo caso la Francia ha sposato la linea di Roma: non c’è alcuna norma che ordina la chiusura dei parchi, ma alcune città stanno procedendo autonomamente: il sindaco di Parigi, ad esempio, ha annunciato che avrebbe chiuso i giardini pubblici. 

Leggermente diverso il discorso in Spagna, dove è stato vietato fare jogging all’aperto. Per chi va a correre nei parchi, insomma, scatta la multa. 

Anche in Germania i parchi rimangono chiusi, compresi i parchi giochi per bambini. Niente stop invece nel Regno Unito, dove come detto i cittadini sono stati solamente invitati a evitare occasioni di contatto sociale. Stessa cosa per gli Usa, dove vanno evitate le occasioni di assembramento con più di dieci persone. 

Attività parlamentare: la Francia è quasi ferma

L’emergenza sanitaria sta avendo effetti anche sull’apertura dei parlamenti: quello italiano, come spiegato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, “non è chiuso, ha un’apertura limitata”. La prossima seduta a Montecitorio sarà mercoledì 18 marzo alle ore 15. Un’ora più tardi ci sarà la riunione al Senato.

A Madrid, invece, Congresso e Senato spagnoli sono fermi fino alla fine della settimana del 29 marzo, con solo un paio di eccezioni che prevedono comunque il voto elettronico, senza cioè il bisogno di recarsi in Aula. 

Rallenta anche in Francia l’attività parlamentare: il 17 marzo l’Assemblea Nazionale (la camera bassa del Parlamento) ha stabilito che proseguiranno soltanto “le discussioni dei testi urgenti e indispensabili legati alla crisi coronavirus” e il controllo sulle azioni del governo, mentre tutte le altre attività sono sospese. Ridotta all’osso la partecipazione: per scongiurare il contagio all’interno delle istituzioni (ma alcuni ministri sono già risultati positivi al virus) ogni gruppo politico sarà rappresentato, durante i dibattiti in commissione e nell’emiciclo, dal presidente del gruppo e da due deputati. 

Al Bundestag, il parlamento tedesco, da giorni sono sospese le visite dei turisti, ma attualmente non risultano modifiche alle attività parlamentari. Nessun cambio di programma nemmeno a Londra, dove la vita prosegue senza che il governo abbia adottato misure particolarmente impattanti, né a Washington. 

Lo sport unisce tutti: stop ovunque

A unire tutti i paesi c’è lo sport: le gare sono sospese un po’ dappertutto, a cominciare dall’Italia dove il calcio è ad esempio fermo fino al 3 aprile. Altrettanto ha fatto la Spagna: il campionato è fermo per le prossime due giornate e la situazione verrà valutata nuovamente il 25 marzo. Sport paralizzato in Francia, dove la Ligue 1 è sospesa fino a nuove decisioni e la finale di Coppa di Lega tra Paris St Germain e Lione, fissata per il prossimo 4 aprile, è stata rinviata. Lo stop agli eventi sportivi coinvolge anche la Germania (niente calcio fino al 2 aprile) e Regno Unito, che si allinea al resto d’Europa e congela i campionati fino al 4 aprile. Anche gli Stati Uniti, infine, hanno optato per lo stop: non c’è ancora una data per rivedere sul parquet i campioni di pallacanestro dell’Nba, fermo dall’11 marzo, e neppure quella del ritorno sul ghiaccio delle stelle dell’Nhl (il campionato di hockey). Il football americano, invece, aveva già concluso la sua stagione, ma il draft delle migliori promesse dei college – l’evento clou della primavera in programma ad aprile – si svolgerà a porte chiuse e senza pubblico.

 

Vedi: Le misure per contenere il virus: Paesi a confronto 
Fonte: estero agi


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