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Le interviste degli altri (Libero – intervista a Barbara Berlusconi «Grillini e certi magistrati fanno male agli italiani»)

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La figlia di Berlusconi rompe il silenzio dopo 4 anni: «M5S mortifica il Paese. E la malagiustizia ha danneggiato tutti, non solo mio padre»

Libero

7 marzo 2021

PIETRO SENALDI

«Certi magistrati, prima ancora che mio padre, hanno danneggiato gli italiani»

È scomparsa dai riflettori da quattro anni, quando il Milan, di cui lei era vicepresidente e amministratore delegato, è stato ceduto ai cinesi. Da allora ha avuto il quarto figlio e si è dedicata molto alla famiglia, che vive nella grande villa di Macherio, a pochi chilometri dalla reggia di Arcore, dove sta papà Silvio. Oggi Barbara Berlusconi decide di rompere il silenzio con Libero, all’indomani del ritorno dei tecnici al governo e in corrispondenza con la scadenza dell’anno di pandemia, che vede l’Italia tornare alle chiusure selvagge in sfiduciata attesa dei vaccini. È un’intervista a tutto campo che la vede nel ruolo di imprenditrice, la signora ha più partecipazioni azionarie che parenti, madre preoccupata per la chiusura delle scuole, speranzosa tifosa milanista e figlia di un uomo di 84 anni che non vuol mollare la politica e che si sta prendendo le sue rivincite, con la giustizia che lo ha perseguitato e con la sinistra che dopo avergli scatenato contro una campagna d’odio ventennale ora quasi lo riverisce.

Lei è stata tra le prime a esprimere solidarietà a Libero per la chiusura della pagina Facebook. Ritiene che le big tech siano un pericolo per la libertà e che oltretutto operino sfruttando regimi fiscali agevolati eludendo copyright e diritti d’autore?

«Il comportamento dei più importanti social non può che inquietare: con quale criterio si imbavaglia un idea rispetto ad un’altra? Fino e con quali argomentazioni si può spingere un’arbitraria censura di una azienda privata? Perché discusse personalità politiche mondiali, invece, sono libere di comunicare i loro pensieri? Questa nuova e controversa policy mette in crisi l’idea stessa di libertà. Sul secondo punto, altrettanto inaccettabile, è già intervenuta più volte mia sorella Marina».

A proposito di digitale, lei è amministratore delegato della H14, che investe in società tecnologiche…

«Si, il settore digitale è una componente importante del nostro portafoglio di investimenti. Più in generale ci siamo posti l’obiettivo di supportare la crescita di imprenditori e aziende che generano valore innovando. L’anima di H14, ci tengo a sottolinearlo, è mio fratello Luigi».

Dicono che Luigi sia bravissimo quanto schivo: lei che giudizio ha?

«Luigi è molto capace e preparato».

Lei investe anche in cultura. Vero?

«Da più di dieci anni attraverso la Cardi Gallery, uno spazio culturale aperto al pubblico a Milano e a Londra. In un momento in cui i musei sono ancora serrati, le gallerie restano gli unici presidi d’arte. Oggi è possibile visitare l’allestimento “I dormienti” curato personalmente dal grande artista Mimmo Paladino, uno dei principali esponenti della Transavanguardia italiana».

È stato un anno duro, durissimo anche per la cultura…

«Mi chiedo quale sia la differenza dal punto di vista sanitario tra una chiesa e un museo o un teatro, tra un grande negozio e una sala da concerto? Le distanze, il gel, le mascherine, non dovrebbero essere le stesse? Perché questa differenza? Il settore della cultura e dello spettacolo vede impegnate centinaia di migliaia di professionisti ed è un settore produttivo di grande rilievo. Troppo velocemente lo si è liquidato come superfluo. Nella storia delle democrazie, la tenuta sociale delle comunità, nei momenti più critici, si è sempre fondata sulla possibilità di condividere esperienze culturali».

Come imprenditrice, di cosa pensa abbia bisogno l’Italia per ripartire?

«Di vaccinare tutti gli italiani! Stucchevole elencare decine di riforme di cui l’Italia ha da sempre bisogno. La priorità è mettere in sicurezza sanitaria il Paese, per far ripartire anche l’economia».

È contenta che sia arrivata l’ora dei tecnici?

«Diciamo tecnici che, in alcuni casi, hanno una forte vocazione politica (sorride)».

Cosa pensa di Draghi?

«Una personalità di alto profilo che spero possa traghettare l’Italia fuori dall’emergenza sanitaria in cui si trova».

Come si è arrivati secondo lei a questa situazione di crisi profonda della politica?

«Il Parlamento uscito dalle elezioni del 2018 è composto da forze politiche con idee spesso incompatibili e irrequiete, anche al proprio interno. Il nuovo governo, che nasce con una forte presenza tecnica, è certo indispensabile in questo momento storico. Credo però che, una volta superata l’emergenza, la parola e le scelte per il futuro del paese debbano tornare alla politica e agli elettori».

Consiglia a suo padre di ricandidarsi viste le difficoltà di salute?

«Per mio padre il bene del Paese viene addirittura prima della sua salute. Vuole dare ancora il suo contributo grazie alla sua indiscutibile esperienza e competenza. E io rispetto questa sua scelta».

E cosa pensa della parabola grillina?

«Penso che l’ideologia alla base del movimento sia fallita: mi riferisco alla cosiddetta “decrescita felice”. L’uomo, per sua natura, tende all’innovazione, al progresso. In una parola: alla crescita. Le soluzioni proposte dal movimento rischiano, invece, di realizzare l’opposto: una decrescita infelice capace solo di mortificare e piegare le generazioni future».

Suo padre è stato estromesso dalla politica da una sentenza: l’ha sconvolta il libro dell’ex pm Palamara sul complottismo della magistratura?

«Erano cose che già si sapevano. Ma vederle messe nero su bianco indignano e inquietano. Mio padre ha subìto 86 processi ingiusti, per un totale di 3.672 udienze. Credo siano un record assoluto, certamente in Italia e probabilmente nel mondo. Una vera e propria persecuzione. L’operato di alcuni magistrati ha danneggiato, prima ancora che mio padre, i cittadini italiani e gli elettori di tutti gli schieramenti politici, perché ha alterato la rappresentanza democratica. Quello che stupisce è che nonostante le rivelazioni di Palamara, di fatto mai smentite, non succeda niente. Segnale che una parte minoritaria, ma potente e organizzata, della magistratura può operare senza rispondere delle proprie azioni.

Cosa pensa della Meloni? «Penso che sia una persona coerente».

Si è fatta molta polemica sulle mancate ministre del Pd: che idea si è fatta?

«Una vera parità di genere non significa solamente rispettare le quote richieste dalla legge, ma necessita che siano anche garantite parità di condizioni competitive tra generi. Per fare in modo che questo avvenga, le quote rosa sono un’efficace, ma temporaneo, strumento. Credo di più nelle quote “grigie”, cioè quelle della mente, del merito e della competenza. Solo così, a mio avviso, si potrà realizzare la vera parità di genere».

Lei è cresciuta a Milano: cosa ne pensa della Milano da sniffare emersa dal caso Genovese?

«Penso che la Milano rappresentata dai media in questi ultimi mesi non sia la città che conosco. La mia Milano è invece solidale, inclusiva, positiva e popolata da persone perbene con una forte etica del lavoro».

Condivide le chiusure, chiuderebbe di più?

«Farei, forse, chiusure più mirate. Ma il tema è talmente complesso che non mi permetto di dare consigli».

Come sta vivendo l’esperienza della pandemia?

«Io, il mio compagno e i miei quattro figli abbiamo tutti avuto il Covid. Sono state settimane difficili. Ma le abbiamo vissute stando insieme, sostenendoci a vicenda».

E come la stanno vivendo i suoi figli?

«All’inizio come una novità. Poi sono subentrati disagio e frustrazione».

Cosa ne pensa del dibattito sulla chiusura delle scuole?

«Mi chiedo se sia davvero possibile identificare una relazione di causa-effetto tra l’apertura delle scuole e la crescita dei contagi. Domande a cui devono rispondere gli esperti. Chiudere le scuole è di certo la soluzione più semplice, soprattutto per coprire inefficienze di altra natura. Ma il costo per i nostri figli e per il Paese è davvero alto, anche se non immediatamente percepibile. La difesa dell’istruzione deve essere una priorità, come accaduto in Francia».

Quali criticità vede? Cosa abbiamo sbagliato?

«Un evento così non è facile da gestire. Quindi comprendo la difficoltà di attuare politiche impopolari e rigorose. Andavano però evitati alcuni provvedimenti illogici, messi in atto spesso con pochissimo preavviso, che hanno messo in ginocchio intere categorie di lavoratori».

La appassiona il dibattito televisivo dei virologi o pensa che dovrebbero starsene un po’ più zitti?

«Bisogna sempre garantire la libera espressione di chi ha competenze specifiche. Credo però che gli italiani siano disorientati nel sentire spesso opinioni così contrastanti. Per questo in molti scatta la sfiducia, se non purtroppo anche il negazionismo. Spero che il nuovo governo, a differenza del precedente, parli con un’unica voce».

Il Milan ha perso la testa della classifica e sembra in crisi: ci sono ancora speranze per quest’anno?

«Il Milan sta facendo una stagione eccellente. Lo scudetto ovviamente è un obiettivo non facile da raggiungere. Ma io un po’ ci spero ancora. Voglio fare i complimenti alla dirigenza e ai giocatori: in pochi avrebbero pronosticato un Milan secondo in classifica a questo punto della stagione».

E il Monza, ce la farà a conquistare la Serie A?

«Lo spero, per la città e per mio padre. Sono testimone della grande passione, dell’impegno che dedica al club brianzolo, oltre al grande sforzo economico che ha sostenuto e sta sostenendo per portare il Monza dalla serie C alla B e dalla B alla serie A. Ma anche il Monza per mio padre è una questione di cuore».