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Le interviste degli altri (Corriere della Sera -Gabriele Salvatores: girerò un documentario per raccontare l’anima dell’Italia per l’Expo di Dubai «Dopo il contagio mi sono sentito solo Ora mi gusterò la vita un attimo alla volta»)

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Corriere della Sera

di Stefania Ulivi

Girerà un documentario per raccontare l’anima dell’Italia all’Expo di Dubai. Gabriele Salvatores: «Il virus, un incubo. Dopo il contagio mi sono sentito solo. Credo nei giovani».

Le riprese, racconta Gabriele Salvatores, partiranno tra aprile e maggio. «Dipendiamo dall’emergenza, dai colori delle regioni coinvolte, adattandoci mano a mano. Di certo c’è la data di consegna: il 1° ottobre». Il regista premio Oscar è stato scelto, da una commissione presieduta da Sandro Veronesi, per girare le immagini delle Regioni per i visitatori del Padiglione Italia, curato da Davide Rampello, a Expo 2020 Dubai. «Il ritratto di un Paese ponte nel Mediterraneo che ha sempre favorito l’incontro tra culture. L’intento dell’Expo non è un documentario della situazione che stiamo vivendo, ma semmai il contrario: come eravamo e come speriamo di tornare a essere, dare un’immagine dell’Italia nel segno della bellezza, con tutte le sue differenze». Una nuova occasione, dopo Italy in a day del 2014 e Fuori era primavera, realizzato dopo i mesi del lockdown,e presentato in ottobre, quando il virus aveva colpito anche lui. «Quelli erano documentari di montaggio. Qui sarà diverso, lo sguardo è il mio. Su due piani: nella prima stanza del Padiglione ci sarà il lavoro dell’uomo, il saper fare. Nella seconda, il paesaggio. Un racconto per frammenti — che i visitatori vedranno in loop, anche in streaming sul portale creato ad hoc —. È il modo migliore per raccontare il tutto: non esiste un’unica realtà. Saranno come la colonna sonora di un’opera che già c’è».

Torna sul set nell’anno della pandemia che ha raccontato nel doc e che ha provato di persona: è risultato positivo mentre montava il nuovo film, «Comedians».

«Per me ha voluto dire la concretizzazione di un incubo che avevo da parecchio tempo. Tra allevamenti intensivi, cementificazioni, deforestazioni, cambiamenti climatici: da tanto aspettavano che la natura individuasse noi come un virus, che va combattuto e eliminato. Soderbergh già nel 2011 lo aveva raccontato in Contagion, profetico».

Che cosa le resta?

«Ho provato la solitudine di non poter condividere con gli altri le emozioni, il non poter viaggiare che per me, per il lavoro che faccio, resta cosa importante. Lo sgomento di fronte a 100 mila morti, l’ammirazione di fronte al lavoro impressionante dei sanitari di cui ho avuto testimonianza diretta con il professore Raffaele Bruno di Pavia che ha curato il “paziente 1”: quando ero a casa senza sintomi siamo diventati amici».

Cosa le ha insegnato?

«Che il rapporto causa e effetto esiste. Non sono molto ottimista, lo confesso. Spero nei giovani, che le nuove generazioni si facciano sentire, che l’aspetto ecologico del lavoro con la natura torni in primo piano. Sapete quanti giovani stanno tornando alla campagna? Nel lavoro che realizzerò per Expo è giusto dare spazio al nostro sapere tecnologico, ma non posso dimenticare ciò che diceva Pasolini: che il nostro Paese, pur essendo uno dei più industrializzati del mondo, ha un’anima contadina. Mi piacerebbe far venire fuori questa anima arcaica, il futuro esiste se ha radici solide».

Ci stiamo abituando all’eterno presente.

«Invece è bene pensare al futuro, puntando sui giovani. Mostrerò chi fa i remi per le gondole di Venezia ma anche la bambina che li guarda lavorare. Ma soprattutto voglio comporre una troupe molto giovane, siamo al lavoro con la casa di produzione dei miei film, Indiana».

Alcune regioni hanno già aderito, altre sono in arrivo. Per adesso manca la Lombardia.

«Questa regione è incredibile. Uno dei motori dell’Italia che di fronte all’emergenza si sta rivelando tra le più in difficoltà. Non so se si aggiungerà, sono scelte dei presidenti della Regioni».

Con che spirito si mette al lavoro?

«Ho scoperto che quest’anno non ce lo ridarà nessuno e più vai avanti nella vita più scopri che le caramelle che ti hanno regalato stanno diminuendo. Prima le mangi avidamente, queste ultime me le voglio gustare bene una per una. Il tempo non è infinito. Come regista quello che farò, anche fosse un kolossal, andrà in una dimensione intima. Più poesia che romanzo».