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Le Borse mostrano i cambiamenti della nostre vite al tempo del coronavirus

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Che il coronavirus sia destinato a cambiare, per un periodo sostanzialmente indefinito, le nostre vite, lo abbiamo ormai capito tutti. Come stiano cambiando, invece, ce lo stanno mostrando anche i mercati finanziari: le vendite che si sono abbattute nella giornata di lunedì 9 marzo, ma anche in tutte queste ultime settimane, sulla Borsa di Milano e su tutti gli altri listini europei, seppure generalizzate, vanno a colpire in maniera più o meno pesante i vari titoli, a seconda dell’impatto che questa nuova normalità forzata avrà sulla vita di tutti e sull’economia del nostro Paese.

Auto e viaggi

Per vedere le azioni Fca sotto i 10 euro per titolo bisogna tornare al 2017: cambiare auto, ad oggi, non è sicuramente in testa alle preoccupazioni degli italiani. Unica consolazione per il Lingotto è che sembra non esserlo nemmeno per i clienti delle altre case automobilistiche, a partire da Psa-Peugeot (-9,23% nella mattina di lunedì 9 marzo sulla borsa di Parigi), con cui il gruppo di Torino sta progettando un matrimonio.

Anche Volkswagen, ai vertici delle classifiche mondiali del settore auto, non se la passa meglio: da gennaio a marzo il titolo è sceso di 50 euro per azione. Al tempo stesso, invece, un mondo globalizzato come il nostro avrà ancora bisogno di volare, ma i gruppi più grandi, come AirFrance Klm o Iag, che controlla British Airways, sembrano essere più sotto pressione delle low cost: se le prime infatti anche oggi perdono un paio di punti percentuali, Ryanair è invece addirittura in rialzo, così come l’indice europeo di settore.

Crociere

Complice il caso ‘Diamond Princess‘ e la situazione oggettiva, il settore delle crociere non se l’è passata troppo bene ultimamente. Ora che il dipartimento di Stato statunitense ha invitato i cittadini usa a non prenotare vacanze di questo tipo, la pressione sui titoli delle compagnie aumenterà: per Carnival Corporation, che controlla Costa Crociere, e Royal Carriben si prospettano nuove vendite a Wall Street, che nel caso del secondo gruppo sfiorano il 10%.

Meno aperitivi al bar

Lo spritz è sbarcato in tutto il mondo, e assieme al Prosecco, per farlo, sono necessari i bitter prodotti da Campari, sia che si tratti di quello omonimo sia che si tratti dell’Aperol. L’invito a stare a casa e a limitare la socialità, dunque, non può lasciare indifferente il gruppo di Sesto San Giovanni, il cui titolo, però, lunedì 9 marzo si sta difendendo a Piazza Affari, dove perde ‘solamente’ il 6%, sovraperformando l’indice. ù

Campari, infatti, è una società con un’esposizione geografica molto differenziata e, anche se la gente passerà più tempo in casa, la convinzione è che i consumi di alcolici risentiranno limitatamente. In queste settimane ha sofferto molto anche Anheuser-Busch InBev: il nome non dirà molto al grande pubblico, ma si tratta del gruppo belga-americano che produce, fra gli altri, la birra Corona, il cui brand ha sofferto particolarmente a causa dell’assonanza con il Coronavirus. Il conto stimato dal gruppo per i primi mesi dell’anno è pari a quasi 300 milioni di dollari.

Il biomedicale

Lunedì 9 marzo hanno sofferto, tanto in Europa come negli States, anche i produttori di macchinari come i ventilatori meccanici che servono alle terapie intensive, ma per le loro azioni gli ultimi mesi sono stati da record. La Drägerwerk di Lubecca, in Germania, ha lasciato sul terreno il 6,9%, ma vale comunque il 25% in più di quanto quotava appena lo scorso ottobre. Anche a Piazza Affari titoli farmaceutici come Diasorin e Recordati hanno tenuto meglio di altri settori.

Il lusso e il made in Italy

Le rivolte ad Hong Kong, lo stop della Cina per contenere il Coronavirus e ora le misure in Italia: non c’è pace per i titoli del lusso italiano e mondiale. Prima hanno visto rallentare un mercato cruciale come quello della ex colonia britannica, poi di colpo hanno perso tutti gli arrivi dei turisti cinesi, ‘big spender’ nei negozi di lusso italiani. E ora, complice il rallentamento dell’economia e le aree rosse in parte del Paese, anche il mercato interno rischia di fermarsi.

Per Moncler (-9,34% lunedì 9 marzo, un calo da 43 a 30 euro per azione nelle ultime settimane) e per Ferragamo (-5% lunedì 9 marzo a 12 euro per azione rispetto a un massimo delle ultime 52 settimane di 21 euro) non sarà un periodo facile e rischiano di finire – di nuovo – nel mirino dei giganti mondiali.

Le banche

Le persone ci vanno sempre meno, complice l’home banking e la facilità di fare tutto o quasi dal proprio telefono, ma per le banche italiane, oltre a reinventare il proprio modello di business, si presenta ora nuovamente la sfida di gestire le sofferenze. Appesantiti dall’aumento dello spread i nostri istituti di credito dovranno di nuovo, verosimilmente, fare i conti con una risalita dei crediti deteriorati, i cosiddetti Npl.

Sotto l’occhio guardingo e austero della Bce le banche italiane saranno costrette a confrontarsi con aziende che, complice l’inevitabile rallentamento economico di parte del Nord Italia, faticano a ripagare in tempo i prestiti. Anche in questo caso i cali di borsa rischiano di farli diventare prede di offerte da parte di gruppi stranieri.
 

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Fonte: economia agi


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