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L’azienda bresciana dove nascono le armi per il cinema western

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AGI – In un fortunato romanzo distopico di Philip K. Dick, ‘La svastica sul sole’, i giapponesi che hanno invaso gli Stati Uniti sono ossessionati dai cimeli della Guerra Civile e il protagonista li truffa vendendo loro repliche spacciandole per pezzi autentici.

Al di là della finzione narrativa, però, la passione per le armi usate nella Guerra di Secessione e nel West è reale e per soddisfarla esistono aziende come la italianissima Fratelli Pietta che realizza repliche perfette in ogni dettaglio di pistole leggendarie come la Colt 36 Navy. Riproduzioni fedelissime che partono da questa fabbrica di Brescia e nel 99 per cento dei casi prendono strade imprevedibili, come i set cinematografici. Uno su tutti: quello di ‘Rust’ con Alec Baldwin.

“Scopriamo solo in un secondo momento dove e quando vengono utilizzate le nostre armi. Ho scoperto solo ieri, dai media italiani, che una nostra arma era stata purtroppo usata dall’attore” dice all’Agi Alessandro Pietta, 45 anni, che con suo fratello Alberto dirige l’azienda leader nella riproduzione delle armi storiche e di fucili semi-automatici da caccia.

La storia della “Fratelli Pietta” nasce nel 1963 grazie al papà, Giuseppe, che decide di trasformare quella che era solo una passione in un lavoro coinvolgendo anche il fratello Mario, armaiolo e artigiano. “Noi oggi vendiamo Storia, non solo armi”, dice Pietta. “Non solo l’oggetto meccanico, il ferro, seppur fatto con altissima tecnologia e macchinari all’avanguardia. Il pezzo finale che esce dalla nostra azienda non è un oggetto da difesa, ma l’emblema di un’epopea”.

“Il nostro prodotto”, rivendica ancora Pietta, “è interamente fatto in Italia, a Gussago, in Franciacorta”. Ogni anno vengono prodotti 60-70 mila pezzi e il 99% di questi sono destinati a trovare una casa fuori dai confini. “Noi italiani siamo i migliori a riprodurre le armi western e si rivolgono a noi da tutto il mondo per acquistarle. Anche nelle armi, come nella moda, il vero ‘Made in Italy’ è riconosciuto e apprezzato“. Nessuno spavento per le imitazioni. “Finora, fortunatamente, equivalgono a rottami. La differenza in questo campo salta subito all’occhio”.

Eredità e innovazione

I tempi sono cambiati rispetto a quando il papà di Alessandro e Alberto diede vita alla sua creatura ma la matrice e la professionalità sono rimaste le stesse. “La produzione è stata stravolta. Quando mio padre ha iniziato c’erano un trapano, una lima, un martello e quattro operai molto ma molto bravi che sapevano davvero usare le mani. Per comunicare con il mondo si usavano i fax e le lettere. Oggi siamo 70 anime, un piccolo villaggio, ci sono macchine a controllo numerico sempre più efficienti e computer all’avanguardia”. Tutto però serve ad arrivare all’assemblaggio finale che resta la parte artigianale del mestiere. “Lo si insegna ancora ma in modo diverso. L’industria 4.0 ha cambiato tutto, la globalizzazione ha fatto il resto facendo sì che la comunicazione fosse molto diversa e più immediata”.

Come funziona la vendita

È un mondo particolare quello delle armi d’epoca. Poco conosciuto, forse, ma con una gerarchia ben definita e un rigore che non ammette crepe. “Noi non vendiamo direttamente al pubblico. Il nostro cliente non è l’utilizzatore finale, ma è un intermediario che è anche un‘importatore, ovvero una persona autorizzata dal proprio Paese a importare ciò che produciamo. Lui poi si rivolgerà all’armeria o al negoziante che, a sua volta, venderà i pezzi al privato. La distanza tra noi e quest’ultimo è caratterizzata da tre-quattro blocchi”. E anche in Italia avviene la stessa cosa: “Se dovesse venire da noi un privato, col porto d’armi, che vuole acquistare un prodotto lo indirizzeremmo verso un’armeria o un negozio specializzato”, spiega ancora Pietta.

Cinema e collezionismo

Il rapporto con Hollywood, pur per certi tratti indiretto, è molto stretto. “Pochissime volte abbiamo fornito direttamente delle armi per alcune serie televisive. In molti altri casi vengono acquistate ‘a nostra insaputa’ dai nostri importatori. Dico ‘a nostra insaputa’ perché non veniamo contattati direttamente. Poi veniamo a conoscenza del loro utilizzo in una determinata pellicola perché le riconosciamo guardandole. Un po’ come un padre che riconosce i propri figli”. Le armi dei Fratelli Pietta quando lasciano la provincia di Brescia prendono direzioni inaspettate. “Sì, dai film di Quentin Tarantino a ‘Benvenuti al Sud’, opera italianissima”.

Poi c’è il capitolo del collezionismo, altrettanto importante e assai esigente. Sono moltissimi i cultori dei grandi film di registi come Sergio Leone, Duccio Tessari o Sergio Corbucci, delle musiche di Ennio Morricone, e di una parentesi storica, a stelle e strisce, che non ha intenzione di tramontare neanche davanti all’avanzare delle imprese spaziali. Intercettarlo, soddisfarlo, incuriosirlo è uno dei compiti dell’azienda bresciana.

“C’è una continua ricerca di pezzi particolari, pezzi unici. Abbiamo fatto serie commemorative su Teddy Roosvelt, Jessie James, i Texas Rangers, il generale Patton. Andiamo sempre alla ricerca di armi utilizzate da personaggi famosi o che abbiano avuto un significato storico importante e le personalizziamo. A quel punto ci proponiamo al collezionista con un prodotto che ha specifiche caratteristiche in termini di calibro, incisione e finitura. L’appassionato del genere, fidelizzato al brand, le può acquistare poi dagli importatori o dai negozi. Se ci cerca sappiamo dove indirizzarlo”.

Qui entra in gioco anche il rapporto con i musei, gli esperti e tutti quelle professionalità che possono contribuire a far sì che la replica sia il più fedele possibile. “Abbiamo diverse collaborazioni come con un museo di Buffalo. Ogni volta che vediamo un’arma con del potenziale cerchiamo di studiarla, fare ricerca, capire la storia che c’è dietro. Alla fine è come comprare una macchina: è il dettaglio che fa la differenza”.

I pezzi più ricercati dal mercato del resto sono quelli incisi, i più fedeli agli originali. “L’ultima pistola originale, usata da John Wayne, è stata venduta due settimane fa a 580 mila dollari”, racconta ancora Pietta. “Due anni fa ho avuto la possibilità e l’onore, a una fiera, di maneggiarla. È stata fonte di ispirazione per una nostra riproduzione che costa ovviamente molto meno, circa 700-800 dollari”.

Ma il punto, come ricorda l’imprenditore, è un altro: “Ci sono pezzi che anche a me, e a distanza di anni, danno ancora forti emozioni proprio sapendo il significato storico che portano con loro. E questo riguarda anche il western italiano. Nella mia collezione ho un’arma che è stata utilizzata direttamente da Giuliano Gemma”.

L’impatto del Covid

L’anno di pandemia è stato difficile anche per la Fratelli Pietta che, giocoforza, hanno potuto approfondire settori in cui oggi sono più forti. “Abbiamo avuto degli stop, come tutti. Nel nostro caso soprattutto mancanza di personale e carenza delle materie prime. Abbiamo dovuto reinventare cicli di produzione per andare ad assorbire gli aumenti dovuti al caro del materiale, energetico e ai costi per i protocolli sanitari imposti dalla Regione Lombardia e dall’Italia. Ma abbiamo trasformato il tutto in opportunità sviluppando nuove capacità e nuovi metodi di lavoro come le videoconferenze. Siamo cresciuti nella comunicazione e ora ripartiamo con la ripresa dei voli verso gli Stati Uniti”.

Il settore delle armi, oggi, è al centro di un grande dibattito pubblico, soprattutto al di là dell’oceano. “Noi puntiamo molto sul lato romantico delle nostre armi. C’è un corollario di emozioni che stanno intorno all’oggetto: il cinturone, un abbigliamento, uno stile di vita che richiamano un mondo, quello del cowboy“. L’oggetto, ancora una volta, è solo un pretesto per entrare in contatto con un mondo che oggi è vivo più che mai. E non solo al cinema.

Source: agi


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