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L’autoanalisi della Chiesa sulla pedofilia: è il momento della vergogna

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Di Ettore Minniti

 

Contro la pedofilia “sono stati gettati semi importanti, ma c’è ancora molto da fare“, dice Papa Francesco

Il Pontefice ha affidato alla Commissione la missione di fornirgli un rapporto annuale sulle iniziative prese dalla Chiesa per la protezione dei minori. “L’abuso, in ogni sua forma, è inaccettabile“, ha precisato ancora una volta Francesco, sottolineando che il lavoro della Commissione è essenziale in quanto “fornisce una visione proattiva e prospettica delle migliori pratiche e procedure che possono essere realizzate in tutta la Chiesa“.

Un processo di autoanalisi doloroso per il clero, ma che secondo il Vaticano è necessario per salvaguardare il rapporto con i fedeli.

Il rapporto annuale “sarà un fattore di trasparenza e responsabilizzazione“, ha detto Papa Francesco, “e darà un chiaro riscontro dei nostri progressi in questo impegno. Se i progressi non dovessero esserci, i fedeli continuerebbero a perdere fiducia nei loro pastori, rendendo sempre più difficile l’annuncio e la testimonianza del Vangelo“.

 

L’incidenza degli abusi sui minori da parte del clero è in calo“, ha sottolineato Papa Francesco

Ad aprire il vaso di Pandora la Conferenza Episcopale Portoghese, sull’esempio di quella francese, che ha istituito nel 2021 una commissione indipendente d’indagine che ha raccolto centinaia di testimonianze sui casi di abusi messi in atto negli anni dai religiosi lusitani. La punta dell’iceberg

 

Intanto è arrivato il primo report sulla rete territoriale di Servizi diocesani e interdiocesani per la Tutela dei minori e delle persone vulnerabili della Cei che segnala come nell’ultimo biennio il totale dei contatti registrati da 30 Centri di ascolto è stato pari a 86, di cui 38 contatti nel 2020 e 48 nel 2021”.

I casi segnalati, “anche per fatti riferiti al passato, riguardano 89 persone, di cui 61 nella fascia di età 10-18 anni, 16 over 18 anni (adulto vulnerabile) e 12 under 10 anni”.

“Circa la tipologia dei casi segnalati, è emersa la prevalenza di ‘comportamenti e linguaggi inappropriati’ (24), seguiti da ‘toccamenti’ (21); ‘molestie sessuali’ (13); ‘rapporti sessuali’ (9); ‘esibizione di pornografia’ (4); ‘adescamento online’ (3); ‘atti di esibizionismo’ (2)”, spiega il Report.

Le segnalazioni “fanno riferimento a casi recenti e/o attuali (52,8%) e a casi del passato (47,2%)”. “Il contesto nel quale i presunti reati sono avvenuti è quasi esclusivamente un luogo fisico (94,4%), in prevalenza in ambito parrocchiale (33,3%) o nella sede di un movimento o di una associazione (21,4%) o in una casa di formazione o seminario (11,9%)”, si sottolinea.

“Il genere delle persone che hanno contattato il Centro rivela una maggiore rappresentazione delle donne (54,7%)”, viene specificato. I contatti “sono avvenuti principalmente via telefono (55,2%) o, in misura inferiore, tramite corrispondenza online (28,1%)”. “Il motivo del contatto è rappresentato dalla volontà di segnalare il fatto all’Autorità ecclesiastica (53,1%), dalla richiesta di informazioni (20,8%), o da una consulenza specialistica (15,6%)”, sottolinea il Report.

Secondo il rapporto “il profilo dei 68 presunti autori di reato evidenzia soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni all’epoca dei fatti, in oltre la metà dei casi. Il ruolo ecclesiale ricoperto al momento dei fatti è quello di chierici (30), a seguire di laici (23), infine di religiosi (15). Tra i laici emergono i ruoli di insegnante di religione; sagrestano; animatore di oratorio o grest; catechista; responsabile di associazione”.

La rilevazione puntualizza inoltre che “il responsabile del Centro, in oltre due terzi dei casi, è un laico o una laica (77,8%). Meno frequente è la scelta di un sacerdote (15,5%), oppure un religioso o una religiosa (6,7%). Tra i laici prevalgono nettamente le donne, che quindi rappresentano i due terzi dei responsabili”. Inoltre, “nella maggior parte dei casi (83,3%), i Centri di ascolto sono supportati da una équipe di esperti”. La sede del Centro di ascolto, infine, “differisce dalla sede della Curia diocesana nel 74,4% dei casi”.

(fonte Ansa)

Nel frattempo, sono state avviate azioni di contrasto come ‘provvedimenti disciplinari’ nei confronti degli autori e accompagnamento delle presunte vittime, “i Centri forniscono informazioni e aggiornamenti sull’iter della pratica (43,9%), organizzano incontri con l’Ordinario (24,6%), offrono un percorso di sostegno psicoterapeutico (14,0%) e di accompagnamento spirituale (12,3%)”. Ai presunti autori degli abusi, riferisce ancora il Report, “vengono proposti percorsi di riparazione, responsabilizzazione e conversione, compresi l’inserimento in ‘comunità di accoglienza specializzata’ (un terzo dei casi rilevati) e percorsi di ‘accompagnamento psicoterapeutico’ (circa un quarto dei casi)”.

Una volta i panni sporchi si lavavano in famiglia, ora non più.

A te Signore la gloria, a noi la vergogna. Questo è il momento della vergogna”, dice sofferente Papa Francesco. “È il momento della vergogna per la troppo lunga incapacità della Chiesa di mettere al centro delle sue preoccupazioni le vittime”.