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L’Abbazia di Montecassino

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La tranquilla Abbazia sulla collina di Montecassino è stata sfortunatamente al centro della scena di numerosi conflitti e distruzioni nel corso della storia e, più di recente, durante la Seconda Guerra Mondiale. Nell’inverno del 1944 migliaia di bombe alleate furono sganciate su Montecassino, riducendo completamente in macerie il luogo storico e sacro, mietendo anche molte vittime. Sebbene non sia inusuale per siti importanti e per grandi città essere distrutti durante una guerra, quella di bombardare Montecassino non fu una decisione semplice da prendere e per alcuni rimane ancora materia controversa.

In questa fase della Seconda Guerra Mondiale, gli insuccessi erano molti e le battaglie divennero sempre più violente. Dopo l’armistizio di Cassibile tra l’Italia e gli Alleati nel settembre 1943, gli Italiani si ritrovarono in una posizione scomoda e pericolosa. Sebbene l’Italia avesse firmato un trattato di pace, era ancora l’epicentro della guerra poiché le truppe tedesche continuavano a combattere contro gli Alleati. La città di Cassino, situata ai piedi della collina rispetto all’Abbazia, fu pesantemente bombardata mesi prima del bombardamento di Montecassino, uccidendo migliaia di civili e costringendo molti altri a trovare un luogo sicuro dove rifugiarsi. Alcuni civili fuggirono a Montecassino, nella speranza che non sarebbe stata toccata durante la guerra. Molti dei rifugiati che rimasero durante questo periodo, aiutarono anche ad evacuare i manufatti, gli archivi e i documenti della biblioteca, e numerosi altri incommensurabili tesori dal monastero a Roma, poco prima del bombardamento. Cassino fu poi completamente distrutta nel marzo del 1944. Alcune foto dell’ultimo bombardamento si possono vedere nel museo di Montecassino.

Per le forze alleate, Montecassino si trovava in una posizione strategica per poter attraversare le difensive tedesche, prendere Roma e forse porre fine alla guerra; ma l’intelligence alleata era discordante in merito a chi con esattezza occupasse l’abbazia. Alcuni ritenevano che fosse occupata come postazione di avvistamento e di artiglieria delle truppe tedesche, mentre altre comunicazioni ufficiali (incluse alcune dello stesso Abate Diamare) asserivano con insistenza che fosse soltanto un rifugio per italiani e monaci e non per le truppe tedesche. Altri ancora discutevano del fatto che anche se forze nemiche non avessero già occupato l’abbazia, era inevitabile che alla fine lo facessero a causa della sua posizione, cosa che avrebbe messo a repentaglio la risalita della valle da parte degli Alleati verso Roma.

Il 15 febbraio 1944 gli Alleati portarono a termine il bombardamento che uccise centinaia di civili italiani. L’abate Diamare e i monaci sopravvissuti fuggirono poi a Roma per salvarsi. Non furono trovati soldati tedeschi tra i caduti per il bombardamento e le forze tedesche utilizzarono immediatamente le rovine come protezione, per cercare di impedire agli alleati la risalita verso Roma. Il monastero fu infine preso il 18 Maggio dai soldati polacchi, dopo molti mesi di violento conflitto e una perdita immensa di vite umane. Subito dopo le forze alleate presero Roma, il 4 giugno.