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La visione economica di Papa Benedetto XVI

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(AGI) – Roma, 31 dic. – Per parlare della visione ‘economica’ di Papa Benedetto XVI bisogna partire dall’eciclica Caritas in veritatis “sullo sviluppo umano integrale nella carità e nella verità”, la cui prima pubblicazione è del 7 luglio 2009. Benedetto è Papa da 4 anni. Per capire il messaggio del Pontefice bisogna tornare al contesto di quegli anni. L’economia e la finanza glòobale sono travolte da una crisi che sembra non conoscere confini. Parte negli Stati Uniti con il fallimento di Lehman Brothers (15 settembre 2008) e arriva in Europa con la crisi dei debiti sovrani, non risparmiando le economie emergeti. Quella crisi, deflagrata alla fine del primo decennio del nuovo millennio, mette in crisi un modello economico e finanziario che fino ad allora sembrava non conoscere limiti. L’enciclica del Papa arriva proprio in tale contesto ed è considerata una pietra miliare per l’evoluzione del pensiero economico nel XXI secolo. “La Caritas in veritate – ha detto lo storico ed economista Giulio Sapelli – indica che ci può essere una formazione economico-sociale oltre al capitalismo, che mi sembra non abbia dato buone prove di sé in questi ultimi decenni”. Per Sapelli, Benedetto XVI “ha denunciato la finanza fine a se stessa, la speculazione, la disoccupazione. La Caritas in veritate è animata da un vero e proprio atto d’accusa contro l’accumulazione capitalistica e il profitto fine a se stesso”. Tanto che diversi osservatori hanno sottolineato proprio la critica forte di Ratzinger al neoliberismo, pur essendo, dei tre papi che si sono alternati nell’ultimo quarantennio, quello meno esposto mediaticamente. Ma anche colui in grado di rafforzare con maggior forza la critica della Chiesa agli eccessi della modernità. Era quello che ci si poteva aspettare da un teologo riservato e schivo come Benedetto XVI.
Il documento, più che un’analisi sulle cause della crisi finanziaria globale, rappresenta una risposta, una visione filosofica e, soprattutto, teologica degli errori che l’hanno provocata. Il profitto come fine, la finanza come strumento per creare ‘solo’ ricchezza sono tra i principali obiettivi della critica contenuta nell’enciclica. Viene richiesto un intervento regolatorio dei meccanismi che hanno come unico obiettivo la creazione di una ricchezza non condivisa.
Pochi mesi prima la pubblicazione di Caritas in veritate, nell’aprile 2009, in uno scambio epistolare con l’allora primo ministro britannico Gordon Brown alla vigilia del G20 di Londra, il Papa si appella ai grandi del mondo affinché concentrino gli sforzi per uscire da una crisi globale “evitando soluzioni segnate da nazionalismi e protezionismo”. Nella lettera a Brown, Papa Ratzinger ricorda l’Africa, appena visitata, e cita quanti “soffrono di più per gli effetti della crisi”, chiede che il multilateralismo dell’Onu tuteli “tutti i paesi”, e sollecita il rispetto degli obiettivi del millennio per “eliminare l’estrama povertà entro il 2015”. “Scrivo questa lettera – dice il Papa – appena tornato dal viaggio in Africa, dove ho potuto vedere di persona la realtà della miseria e della emarginazione, che la crisi rischia di aggravare drammaticamente. Ho avuto anche l’opportunità di vedere le straordinarie risorse umane con cui il Continente è stato benedetto e che possono essere offerte a tutto il mondo”. Al Summit di Londra, come ricorda Avvenire, sarà presente solo uno stato dell’Africa sub-sahariana, nota Benedetto XVI, “il che deve indurre una profonda riflessione tra i partecipanti al summit, perché coloro che hanno meno voce sulla scena politica sono anche gli stessi che soffrono maggiormente per gli effetti della crisi di cui non portano responsabilità. Inoltre, sul lungo termine, sono loro che hanno le maggiori potenzialità per contribuire al progresso di tutti”.”E’ perciò necessario – dice ancora il Papa – di indirizzare i meccanismi multilaterali e le strutture che formano parte delle Nazioni Unite e delle sue organizzazioni associate, allo scopo di ascoltare le voci di tutti i Paesi e di assicurare che le misure e i provvedimenti presi agli incontri del G20 siano sostenuti da tutti”. Parole che quasi 15 anni dopo appiono più attuali che mai.
(Agi)