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La Sindrome di Avana non era "nulla"

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AGI – Quasi quasi dispiace, perché la storia era davvero bella e faceva tornare alla mente dolci ricordi di gioventù, quando eravamo separati da un Muro e per le cantine di Vienna si aggirava indisturbato il Terzo Uomo. Invece no, macchè: ci eravamo sbagliati. Anzi, si erano sbagliati. Vallo a spiegare come: tragicomica illusione dei sensi, suggestione al galoppo, psicosi collettiva. Fatto sta che adesso è la Cia a dircelo, e se lo dice la Cia è più certo della Corte Suprema: non era nulla. Nulla davvero.

È per questo che resta l’idea della psicosi collettiva. Naturalmente le vittime non ci stanno, affermano che loro quei disturbi alle orecchie per le strade di Cuba li hanno avvertiti, che quella nausea l’hanno provata e allora qualcosa di vero ci dovrà pur essere, no? E ci sarà pure, ma Langley propende a escludere la mano di russi e cubani, che – almeno i primi – comunisti non sono più ma vuoi mettere che nemici. I migliori sul mercato dai tempi dei nazisti. Ora stanno anche per invadere l’Ucraina. Trump avrebbe fatto uno show.

Riassumendo: era il 2016 e una serie di dipendenti dell’ambasciata americana a Cuba iniziarono ad avvertire terribili disturbi all’udito, nonchè allo stomaco. Lo stesso poi accadde negli anni successivi nel personale diplomatico americano in altre parti del mondo, nella fattispecie Berlino e Vienna. Come resistere alla tentazione di scorgervi il nuovo inizio della Guerra Fredda? I luoghi, del resto, sono quelli.

Parte l’inchiesta, ed ecco i risultati, che sono provvisori e quindi potranno pure essere rovesciati in futuro, ma intanto è così: altro che attacco invisibile di neuro-armi che pilotano il cervello, qui non salta fuori nulla. Chissà che è stato. è la vecchia, irresistibile suggestione del Raggio della Morte.

C’è chi sostiene che fosse preso non solo Hitler, che dai raggi esoterici era molto attratto, ma lo stesso Mussolini. Lui ne era il profeta; il suo Spennacchiotto avrebbe dovuto essere nientemeno che Guglielmo Marconi, soprattutto da quella volta che – si racconta – l’intero corteo del Duce impegnato in una scampagnata in quel di Castelfusano rimase bloccato in mezzo alla pineta. Dieci fascistissime macchine italiche di fabbricazione nazionale il cui motore smise di girare, a tutte insieme. E lì vicino, si disse a mezza bocca, Marconi che faceva strani esperimenti. Ma il Genio sarebbe morto di lì a poco, e allora giù con le teorie cospirative.

Il precedente lascia andare ad una facilissima previsione: di questa sindrome dell’Avana, vera o meno che sia, si parlerà ancora per diverso tempo, e non solo perchè in fondo non c’è mai una verità sufficientemente forte da impedire il racconto di una fantastica fanfaronata.

Inoltre questa storia è già stata raccontata, ed è entrata nel nostro dna e nel nostro immaginario collettivo, da tanto tanto tempo. E se sua madre è ignota (essendo questo l’unico mestiere del mondo ancor più antico della spia) il padre, per una volta, è certo. E noi ne sveliamo il nome. Si tratta di Graham Greene. Greene, sia detto per inciso, è l’uomo che nel 1950 creò il Terzo Uomo e le sue traversate nelle fognature viennesi.

Come si vede, tutto si regge: Vienna, Berlino, spie e guerre fredde. Ineluttabile che ci finisse in mezzo anche L’Avana, terra di sogni e di chimere (in realtà l’ispirazione gliela aveva data un personaggio reale, ma questi operava a Tallin, e tra Tallin e L’Avana non c’è partita se si tratta di ambientare un romanzo).

L’Agente all’Avana, racconta il suo inventore, si chiamava James Wormold, e vendeva aspirapolveri per tirare a campare. Siccome aveva una figlia spendacciona, i soldi non bastavano mai e lui accettò la proposta di arruolamento dell’Mi6, che lo spedì nella Cuba che sentiva aria di Rivoluzione e di Barbudos. Essendo incapace di alcunchè, tantomeno raccogliere informazioni, si mise a inventare.

Inutile dire che i suoi rapporti, così pieni di dettagli, entusiasmarono quelli di Londra, che lo pagavano e lo spingevano a scrivere, e lui scriveva e quelli pagavano e ne volevano sempre di più. Arrivò a spedire in patria un report con il progetto per la fabbricazione di una nuova e terribile arma. Per realizzarla bastava mettere insieme, rimontandoli, i pezzi di un’aspirapolvere. Ma anche lui alla fine dimostrò di avere le gambe corte. Lo scoprirono e però, in maniera molto british, decisero di mettere tutto a tacere: lo promossero e lo misero dietro a una scrivania, a Londra. Fine della storia, inizio del mito.

Domani magari scopriremo che invece è tutto vero, raggi complotti e via dicendo, intanto, comunque, prendiamo atto di una cosa: la Cia non è l’Mi6, ed ammette il possibile abbaglio. Forse perchè, tanti anni dopo Graham Greene, hanno deciso che è questo l’unico modo per non tornare alla Guerra Fredda. E chi era giovane a quei tempi, si arrangi.

Source: agiestero


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