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La rete idrica italiana è un colabrodo

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Abbiamo bisogno di acqua dal cielo, ma non piove. Allora bisogna ricorrere con urgenza all’acqua del mare. Uno dei metodi più utilizzati per ottenerla è quello della dissalazione, ovvero la rimozione del sale dall’acqua marina, perché l’acqua dolce è un bene prezioso

di redazione

 Il Consiglio dei ministri ha recentemente deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza “in relazione alla situazione di deficit idrico in atto nei territori delle Regioni e delle Province autonome ricadenti nei bacini distrettuali del Po e delle Alpi orientali, nonché per le peculiari condizioni ed esigenze rilevate nel territorio delle regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto”.

Le amministrazioni regionali chiedono primi sostegni e ristori per gli agricoltori alle prese una drammatica assenza di piogge.

Manca l’acqua e quel poco che abbiamo la disperdiamo. La qualità del nostro sistema idrico è preoccupante: su 100 litri d’acqua immessi ne perde per strada mediamente 40.

La siccità stringe nella sua morsa l’Italia ma non solo; infatti, molti Paesi europei (Spagna e Grecia in primis) sono di fronte a una delle maggiori crisi idriche mai registrate.

La desertificazione avanza, il Mezzogiorno ne sa qualcosa. La mancanza di irrigazione nelle zone agricole sta diventando un dramma.

L’inaridimento dei terreni è diventata la più importante sfida ambientale dei nostri tempi, e soprattutto una minaccia al benessere globale. Se a questo si aggiunge la guerra del grano in atto il quadro generale è sconfortante.

L’iper-sfruttamento dei terreni arabili e l’impatto del riscaldamento globale hanno fatto innalzare in maniera sproporzionata i prezzi alimentari.

Quello dell’acqua rappresenta uno dei problemi più importanti al mondo.

In Africa sono in condizioni di insicurezza idrica più di 200milioni di bambini e le loro famiglie. L’impatto sta aumentando: il 58% dei bambini in Africa orientale e meridionale e il 31% dei bambini in Africa occidentale e centrale vivono in aree ad alta, o estremamente alta, vulnerabilità idrica.

Non sempre è possibile sperare di fornire risorse idriche sufficienti alla popolazione solo tramite precipitazioni o bacini idrici naturali. La soluzione, apparentemente più semplice, è quella di purificare l’acqua marina, rendendola dolce in un processo chiamato dissalazione.

Abbiamo bisogno di acqua dal cielo, ma non piove. Come sostiene il fisico Antonio Zichichi, tutta colpa delle tempeste solari. Allora bisogna ricorrere con urgenza all’acqua del mare. Uno dei metodi più utilizzati per ottenerla è quello della dissalazione, ovvero la rimozione del sale dall’acqua marina, perché l’acqua dolce è un bene prezioso.

L’International Desalination Association (IDA) stima che sono circa 20.000 gli impianti in tutto il mondo offrano acqua potabile. La gran parte di questi si trova nel Golfo Persico, leader mondiale nel settore, dove in alcuni Paesi l’acqua trattata tramite dissalazione rappresenta il 90% di quella utilizzata dalla popolazione.

Purtroppo, l’acqua dissalata costa dalle due alle tre volte in più rispetto alla normale acqua dolce, richiedendo costi impegnativi. E vi è un altro ostacolo difficile da superare: l’Unione europea, nonostante tutte le sue debolezze istituzionali, ha come obiettivo la difesa dell’ambiente. La Commissione europea della von der Leyen, tra l’altro, ha posto ulteriormente l’accento su questa questione, grazie all’idea del “Green Deal” e al fatto di legare l’innovazione industriale alla ricerca della sostenibilità ambientale.

L’auspicio è che l’Unione possa decidere di intervenire e regolamentare ulteriormente anche il settore legato all’acqua.

L’industria italiana, con i suoi impianti a Dubai e nel Nevada, all’avanguardia nel settore, è pronta ad una nuova sfida e propone una soluzione che risolverebbe il problema in breve tempo, con una spesa di 2-3 miliardi, per creare impianti di desalinizzazione dove ce n’è bisogno.

Occorre quindi intervenire subito approfittando delle risorse del PNRR. Un progetto che darebbe ricadute importanti nel settore occupazionali dove potrebbero essere impiegate circa 10mila persone.

Se non è possibile fare la danza della pioggia o pregare in Chiesa il buon Dio, speriamo almeno che gli uomini di buona volontà sappiano operare per il bene comune.

 

(Nella foto: un impianto per la dissalazione dell’acqua marina in Israele)