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La mafia voleva la sua lista civica a Misilmeri. "I partiti? Tutti truffaldini"

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“Abbiamo un amico in comune, con una bela lista civica, senza partito, con i cristiani giusti”. Perché dei politici e dei partiti tradizionali non ci si può fidare. Era Domenico Nocilla, storico affiliato legato a Salvatore Sciarabba, co-reggente, insieme a Filippo Bisconti, del mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno, a caldeggiare al boss la manovra elettorale in vista delle elezioni di Misilmeri in programma quest’anno. Un progetto poi bloccato dal blitz “Cupola 2.0” che il 4 dicembre 2018 ha smantellato la nuova commissione provinciale di Cosa nostra palermitana che si era riunita per la prima volta il 29 maggio 2018.

È il dato più eclatante che viene fuori dall’operazione dei carabinieri “Cassandra“, scattato con 8 arresti. C’era anche il nome giusto, perché il timore era che “se non c’è una candidatura giusta restiamo sempre fuori da tutte le parti”, da tutti gli affari, da ogni appalto. E “oggi come oggi, non c’è da fidarsi di nessuno, possono essere truffaldini, sbirri, infiltrati”, o semplicemente “sprovveduti”. Il boss Sciarabba era d’accordo, ma invitava il suo interlocutore a riparlarne più avanti, visto che mancavano ancora tre anni alle elezioni comunali del 2020. Non c’è stato tempo: i carabinieri sono arrivati prima.

Pizzo, cemento e voti. Gli 8 indagati (6 finiti in carcere e 2 ai domiciliari) sono accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso e violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale.  L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti procuratori Bruno Brucoli e Gaspare Spedale, ha dimostrato la vitalità del mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno, nonostante i colpi subiti. 

Attraverso lo stretto monitoraggio degli affiliati, a maggio del 2017 sono state documentate le fasi precedenti, concomitanti e successive a due importanti summit, presieduti da Salvatore Sciarabba nell’abitazione di Carlo Noto, imbianchino, incensurato, oggetto anche lui del provvedimento di oggi (non potuto eseguire per il suo trasferimento per motivi di lavoro, nel 2018, negli Stati Uniti). Rilevate le preoccupazioni di Sciarabba in merito ai rischi che stavano correndo partecipando a una riunione del genere, ritenuta comunque necessaria poiché le problematiche che avrebbero dovuto affrontare non potevano essere sintetizzate nei soliti pizzini.

Il reggente del mandamento, dopo aver cercato di dirimere alcuni dissidi, aveva poi iniziato ad analizzare le diverse vicende, emanando le proprie direttive in merito alle modalità con cui avrebbero potuto reperire un macchinario edile: il commerciante sarebbe stato convinto da uno degli uomini d’onore a ricevere in cambio un assegno post datato; ordini anche riguardo alla necessità di ostacolare un imprenditore che stava eseguendo dei lavori di edilizia e stava fornendo il proprio cemento nel territorio di Bolognetta senza essere in possesso delle necessarie autorizzazioni mafiose.

Stefano Polizzi, vertice della famiglia mafiosa di Bolognetta, avrebbe dovuto impedire fisicamente ai camion di quell’imprenditore di entrare sia nel territorio di propria competenza sia in quello del Comune di Marineo facendo in modo che, da quel momento in avanti, le imprese edili scegliessero precise aziende per la fornitura del cemento; all’esenzione dal pagamento del pizzo di un fornaio che aveva recentemente subìto un grave lutto familiare; all’autorizzazione richiesta da Domenico Nocilla, uomo d’onore legato a Sciarabba, a rilevare un esercizio commerciale dove far lavorare i propri figli.

Il capomafia diede poi la sua benedizione a quel progetto di infiltrarsi all’interno dell’amministrazione comunale misilmerese, tramite una persona di fiducia da porre a capo di una lista civica, slegata dalle logiche di partito, costituita da persone appositamente selezionate. L’attività investigativa ha permesso anche di ricostruire  una richiesta estorsiva di 12 mila euro ai danni di una ditta edile, impegnata nei lavori di costruzione di una palazzina del centro della provincia di Palermo, messa in atto da Sciarabba, Giuseppe Bonanno e l’anziano Vincenzo Sucato; quest’ultimo nel carcere di Bologna dopo il blitz “Cupola 2.0”, è morto lo scorso 2 aprile a causa del Covid-19, il primo caso di morte per coronavirus in carcere in Italia. 

Vedi: La mafia voleva la sua lista civica a Misilmeri. "I partiti? Tutti truffaldini"
Fonte: cronaca agi


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