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La legislazione nazionale prevale sul diritto comunitario? La sentenza della Corte costituzionale polacca preoccupa l’Unione europea

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di redazione

La sentenza con cui la Corte costituzionale della Polonia ha negato preminenza del diritto comunitario rispetto alla legislazione nazionale preoccupa non poco la Commissione europea e le strutture comunitarie. Il timore è quello di vedere meao a rischio l’intero assetto giuridico su cui si basa la costruzione dell’Unione europea.
Anche se il primo ministro nazionalista polacco, il nazionalista Mateusz Morawiecki ha affermato che “la Polonia intende rimanere nella famiglia europea delle nazioni”, la sentenza potrebbe costituire un primo passo verso l’uscita della Polonia dall’Unione. D’altronde la sentenza, che ha carattere generale, non è riferita, cioè, ad un caso specifico, è stata emessa su richiesta dello stesso governo direttamente dal governo Morawiecki.
“I nostri Trattati sono molto chiari – ha dichiarato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen – Tutte le sentenze della Corte europea di Giustizia sono vincolanti per tutte le autorità degli Stati membri, compresi i tribunali nazionali. Il diritto dell’Unione ha il primato sul diritto nazionale, incluse le disposizioni costituzionali. Useremo tutti i poteri che abbiamo in base ai Trattati per garantire questo principio”.
Ma in realtà il primato del diritto europeo su quello nazionale è stato già in passato oggetto di discussione. Non si dimentichi che nel 2020 fu proprio la Corte costituzionale tedesca ad esprimersi contro gli acquisti di titoli di debito da parte della Banca centrale europea che, invece, avevano ricevuto il benestare della Corte europea di Giustizia.
Analoghe perplessità sono state avanzate negli anni scorsi anche dalle alte magistrature di Danimarca, Repubblica Ceca, Ungheria, Francia e Romania, ed è per questo che a Bruxelles si teme un allargamento del fronte, il premier ungherese Orban, del resto, si è già schierato a favore della sentenza della Corte polacca.
A questo punto la Commissione europea valuta alcune contromosse. Si pensa ad aprire una nuova, ennesima, procedura di infrazione contro la Polonia, oppure di riprendere l’iter, attualmente arenato nel Consiglio europeo, dell’iter per la difesa dello stato di diritto. La procedura è già avviata, ma si è arenata in Consiglio. Ma la decisione più efficace potrebbe essere quella di fare ricorso la leva finanziaria, bloccando i fondi comunitari verso la Polonia. Non a caso non è ancora arrivato il benestare di Bruxelles al piano di rilancio economico presentato da Varsavia.