Type to search

La Ferrari assomiglia all’Italia, ma l’Italia assomiglia alla Ferrari?

Share

di Augusto Lucchese

Dopo Barcellona, Imola e Montecarlo anche Bakù è stata una grande delusione (e una sonora sconfitta) per la rediviva Ferrari, reduce da parecchi consecutivi anni di sostanziale astinenza da plausibili successi, oltre che ben lontana dall’ambìto trofeo mondiale. La scuderia del cavallino, nell’anno di grazia 2022, si gloria di quattro poll-position consecutive ma non riesce a ottenere risultati consolanti, se non proprio determinanti, dalle gare. Anzi registra, nelle ultime quattro gare, due clamorosi ritiri per guasti tecnici alla monoposto di Leclerc e solo un casuale “podio” di Sainz. Aveva iniziato parecchio bene in Bahrain, Australia, Arabia e Miami, ma poi s’è persa per strada, sfiancata da una serie di sopravvenute difficoltà tecniche, incidenti, errori tattici.

Due sono le cose. O il team della storica indomita Scuderia Ferrari, nella misura in cui dichiara ai quattro venti che quest’anno la F1-75 (2022) è la migliore monoposto del Mondo, ha imparato a bleffare (all’italiana) e sottovaluta, quindi, i fattori di rischio della tecnologia costruttiva e d’assemblaggio. Oppure bisogna addivenire all’idea iettatoria della “sfortuna” sempre presente dietro l’angolo, non ritenendo che possa essere evocata dai tetragoni avversari di sempre, cui s’aggiungono gli eclatanti errori del “muretto” targato Mattia Binotto, oltre a qualche “svarione” dei piloti. Sta di fatto che, provatamente, la strapotente “F1-75” non possiede, al momento, le caratteristiche di affidabilità necessarie a raccogliere costantemente il punteggio necessario per la conquista del titolo mondiale.

Osservando e prendendo atto del palese “concorso di colpa”, in percentuale, da parte di un po’ tutti i vari settori della organizzazione Ferrari, una buona dose di umiltà non sarebbe superflua nel riconoscere, senza girarci attorno con giustificazioni poco attendibili, concause e manchevolezze.

La Ferrari, tuttavia, ha tutte intere le potenzialità per rimediare alle sue momentanee defaillance, come sempre ha fatto in passato, cosa che non è paragonabile, viceversa, alla situazione venutasi a creare da più di un lustro a questa parte nella pseudo democratica Repubblica Italiana, come riflesso della acclarata mediocrità di chi ha ricoperto incarichi di responsabilità politica e amministrativa.

Tale è il pertinente raffronto fra le evidenze alquanto incerte emerse al momento sul conto del “team Ferrari” e quelle parecchio insicure, pur se ormai di casa, che hanno caratterizzato in passato e caratterizzano tuttora l’indefinibile scenario politico-istituzionale della Nazione Italia.

Un complessivo quadro che, palesemente,  genera diffusi aspetti negativi in merito alla ben poco rassicurante situazione gestionale ed economica del “Bel Paese”, di fatto sostanzialmente ingovernabile non solo per la citata mediocrità della classe dirigente, ma anche per effetto dell’insano comportamento di una larga maggioranza dei suoi abitanti dediti alla vacuità di facciata e alla frenetica corsa verso un forzato soddisfacimento di “irresistibili” richiami goderecci.

Ciò senza dare ragione a un certo discutibile personaggio, Wiston Churchill, che dall’alto della sua albionica supponenza e incoerenza ebbe a dire che gli italiani sono “un popolo di suonatori di mandolini e di mangiatori di spaghetti”. Come se gli inglesi fossero una razza extraterrestre e non fossero, almeno in buona parte, facinorosi beoni da tenere sotto costante controllo per il loro diffuso grado di pericolosa alcolicità. A prescindere dagli “assimilati” bizzarri suonatori di cornamuse. È ben facile porre in evidenza la gobba altrui piuttosto che la propria.

Tornando ai fatti di casa nostra è fonte di costante preoccupazione il fatto che la permanente irresolutezza, più o meno congeniale ma non ammissibile, di chi è alla guida di una sorta di vettura d’epoca chiamata Italia, l’ ex “bolide” degli anni ’50 – ’60, in aggiunta al pressapochismo poco lusinghiero del numeroso, improvvisato e lottizzato “team” che ne cura l’operatività, influisce negativamente sul complessivo andamento dei vari vitali  settori decisionali e operativi.

I “gran premi” dello sviluppo economico, della occupazione, del benessere sociale, della tutela ambientale ed ecologica non si vincono con una macchina approntata alla meno peggio.

Il crescente eccessivo onere del carburante, dei lubrificanti e dei ricambi, indispensabili a fare sì che il motore si metta in moto e i sofisticati ingranaggi permettano di lanciarsi sul tracciato da percorrere, fa dubitare parecchio che il quadro complessivo possa apportare buoni risultati.

L’inflazione che cresce, il PIL che decresce, il potere di acquisto di stipendi e salari sempre più compromesso, gli oneri fiscali ed energetici da annoverare fra talune forme di usuraia speculazione legalizzata, gli sciupii abnormi dovuti alla smania festaiola e alle varie ricorrenze di facciata, la cattiva gestione di quasi tutti gli Enti Locali, la Borsa in caduta libera, i piccoli risparmiatori defraudati – e chi più ne ha più ne metta – sono le pietre miliari del tortuoso e dissestato percorso.

Il nostrano effimero “potere esecutivo”,  in aggiunta, nel varare a cuor leggero provvedimenti ben poco adeguati alle varie emergenze che si accavallano e si susseguono, non riesce a venire fuori dalla funesta regola del “compromesso”, regola di massima adottata per soddisfare le divergenti pretese partitiche, cui fa da sponda il perdurante “ricatto” riguardante l’eventuale disdetta anticipata dell’insincera, opportunistica e strumentale “fiducia parlamentare”.

Senza dire che la pur poco efficace azione di governo, frenata dal macroscopico debito pubblico (2.755 miliardi di euro) deve sottostare a continui equilibrismi formali e funzionali di natura comunitaria, sottostando ai “regolamenti” fissati nei “manuali d’uso” dei complicati sistemi operativi.

Non sembra che si possa fare a meno, altresì, di essere scrupolosamente ligi ai pressanti dettami e agli “indirizzi di percorso” che giungono dall’egemonico potere macro economico e militare di provenienza oltre atlantica.

Che la Divina Provvidenza salvi l’Italia e aiuti noi trasecolati cittadini a difenderci alla meno peggio dalla temporalesca pioggia di allarmanti notizie, di tragici avvenimenti, di pericoli latenti, di perduranti disservizi, di diffusi e perduranti, truffaldini intrecci di gestione della “res pubblica”.