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LA CRISI VISTA DAL MAR BALTICO

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Abbiamo una occasione unica per riprendere in mano il nostro futuro energetico

Robert Habeck, Kadri Simson e Dan Jørgensen

© PROJECT SYNDICATE, 2022

 

L’uso dell’energia da parte della Russia come arma politica ed economica ha messo i Paesi intorno al Mar Baltico in prima linea nella crisi energetica internazionale. Ma rafforzando la sicurezza energetica, eliminando gradualmente i combustibili fossili russi e aumentando la nostra capacità di energia eolica offshore sette volte in soli otto anni, i Paesi della regione svolgeranno un ruolo chiave nel proteggere l’Europa dall’arma energetica della Russia.

A tal fine, il Baltic Sea Energy Security Summit, tenutosi in Danimarca nei giorni scorsi, ha riunito il presidente della Commissione europea, il commissario europeo per l’Energia, i primi ministri, i presidenti e i ministri dell’Energia di Germania, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia, Svezia e Danimarca.

Per secoli il Mar Baltico è stato teatro di conflitti e rivalità internazionali.

Oggi, tuttavia, i nostri otto Paesi sono membri dell’Unione europea, e ora stiamo intensificando notevolmente la cooperazione energetica.

L’invasione russa dell’Ucraina è stata tanto scioccante quanto ingiustificata e il successivo uso del gas da parte della Russia come arma politica ed economica ha evidenziato la necessità che l’Europa diventi indipendente dalle importazioni di energia russa. Trattenendo le proprie esportazioni di gas naturale in flagrante violazione degli accordi esistenti, la Russia intende spingere l’Ue sull’orlo di una crisi energetica e spingerci ad astenerci dall’aiutare l’Ucraina.

La strategia della Russia funzionerà?

Abbiamo notevolmente rafforzato la collaborazione sulle questioni energetiche nell’ultimo decennio.
Il piano di interconnessione del mercato energetico del Baltico (Bemip) è un importante elemento costitutivo di questa architettura dal 2008. Ma questa settimana ha segnato l’inizio di una nuova era per i nostri sistemi energetici, poiché i nostri otto Paesi e l’Unione europea si sono uniti e hanno firmato la Marienborg Declaration, che ha quattro obiettivi.

1 Accelerare l’eliminazione graduale dell’energia russa. Per liberarci dei combustibili fossili, punteremo ad esempio ad accelerare l’elettrificazione dei nostri sistemi energetici, a diversificare il nostro approvvigionamento energetico e a decarbonizzare gradualmente le nostre reti del gas.

2 Abbiamo definito una visione per aumentare la nostra capacità di energia eolica offshore di quasi sette volte nei prossimi otto anni. Espandendo l’attuale capacità di 2,8 GW ad almeno 19,6 GW, potremmo essere in grado di alimentare fino a 28,5 milioni di case. In prospettiva, questo numero è più o meno equivalente al numero totale di famiglie in Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia, Svezia e Danimarca.

3 Nel breve periodo, l’energia russa dovrà essere sostituita da un aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto in alcuni dei nostri Paesi.

Poiché il Gnl viene trasportato via mare, dobbiamo migliorare il coordinamento per gestire il crescente commercio marittimo intorno al Mar Baltico, ivi inclusa la cooperazione sulla costruzione di infrastrutture, come porti e terminali Gnl.

4 Esplorare progetti congiunti di energia rinnovabile transfrontaliera e identificare le esigenze infrastrutturali per consentire l’integrazione delle energie rinnovabili necessarie per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e l’energia a prezzi accessibili nelle nostre case e imprese, rispettando al contempo le priorità della politica energetica nazionale dei Paesi e le
scelte di mix energetico.

A livello globale, il settore energetico ha subìto una transizione drammatica, ma spesso trascurata negli ultimi dieci anni. Ad esempio, il prezzo medio globale dell’energia eolica offshore è diminuito del 60% dal 2010 e oggi può fornire energia più economica rispetto alla maggior parte delle fonti di combustibili fossili. Inoltre, un aumento della capacità di produzione energetica nazionale ci consentirà di produrre idrogeno verde che gradualmente potrà essere utilizzato come alternativa al gas russo.

La geopolitica dell’energia sta cambiando davanti ai nostri occhi. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha provocato onde d’urto geopolitiche attraverso Bruxelles, ogni altra capitale europea e Washington Dc. E mentre l’energia è stata usata molte volte come arma contro l’Europa, il calo dei costi delle energie rinnovabili e del Gnl, così come l’avvento dell’economia dell’idrogeno, possono essere usati come scudo per proteggerci. In questo momento cruciale abbiamo l’opportunità unica di eliminare gradualmente la nostra dipendenza storica dall’energia russa e di prendere in mano il nostro futuro energetico.

Così facendo, possiamo mostrare al mondo che l’energia non dovrebbe mai essere usata come strumento di oppressione, ma come fonte di cooperazione e prosperità.

(Traduzione di Simona Polverino)

Robert Habeck è ministro degli Affari economici e della Tutela del clima della Germania; Kadri Simson è commissario Ue per l’Energia; Dan Jørgensen è ministro del Clima e dell’Energia

e dell’Approvvigionamento della Danimarca.

Il presente articolo è sottoscritto da Khashayar Farmanbar, ministro per l’Energia e lo Sviluppo digitale della Svezia; Riina Sikkut, ministro degli Affari economici e delle Infrastrutture dell’Estonia; Anna Moskwa, ministro per il Clima e per l’Ambiente della Polonia; Mika Lintila, ministro degli Affari economici della Finlandia e Dainius Kreyvys, ministro dell’Energia della Lituania