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La Corte dei Conti: riformare il sistema fiscale

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Nel rapporto sul coordinamento della finanza pubblica 2021 la magistratura contabile chiede una profonda revisione del modello organizzativo e procedimentale del fisco italiano e della riscossione. Evidenziate anche le criticità del cashback e delle politiche attive del lavoro

di redazione

La Corte dei Conti ha pubblicato venerdì scorso il suo Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica 2021.

Il documento della magistratura contabile contiene una fotografia precisa ed un’interessante analisi del sistema fiscale e previdenziale italiano così come delle politiche attive del lavoro. Il focus della Corte approfondisce in particolare i settori maggiormente colpiti dalla pandemia e le misure straordinarie adottate dal Governo.

Sul fisco, il Rapporto della Corte dei Conti afferma l’urgenza di una “profonda revisione del modello organizzativo e procedimentale” ed auspica una rivisitazione profonda del sistema della riscossione, al fine di “individuare soluzioni idonee a potenziare l’efficienza della struttura amministrativa e tutelare adeguatamente l’interesse dello Stato”.

Il sistema fiscale, per la Corte dei Conti, presenta come punti di criticità “la proliferazione delle spese fiscali e dei trattamenti differenziati che ha significativamente contribuito a rendere complesso il prelievo; nonostante siano stati assunti nel tempo continui impegni a limitarne l’uso, il loro numero ha continuato ad aumentare sensibilmente” e vengono citate le circa 250 agevolazioni, che hanno provocato quest’anno una perdita di gettito, fino ad oggi, di quasi 53 miliardi nel 2021).

In merito all’Irpef il Rapporto, evidenziando per l’anno in corso il minor gettito dovuto alle agevolazioni fiscali concesse nell’ambito delle misure anti-Covid, afferma la necessità di semplificare il procedimento e pone il contrasto all’evasione come obiettivo strategico, al di là del modello che si deciderà di adottare per determinare la base.

La Corte interviene sulle ipotesi di riforma dell’Irpef, che da collegare ad una visione complessiva dell’efficienza e dell’equità del sistema tributario. Si legge nel rapporto che attualmente il prelievo è “concentrato sui redditi da lavoro dipendente e pensione, piuttosto sbilanciato sui redditi medi e con andamenti irregolari e distorsivi delle aliquote marginali effettive. Il declino del peso dei redditi da lavoro sul Pil, la persistente e significativa evasione e il proliferare di trattamenti tributari differenziati contribuiscono a mettere in dubbio che si possa ancora parlare di prelievo ‘generale’ sui redditi”.

“ I prossimi anni – continua il Rapporto della Corte dei Conti – richiederanno un considerevole sforzo fiscale per far fronte ai costi della pandemia. Sarà dunque necessario guardare all’efficienza e all’equità del sistema tributario, ipotizzando varie forme di ricomposizione del contributo dei prelievi diretti e indiretti alla copertura del bilancio”. Quindi la CdC prospetta che “Un’adeguata attenzione  potrebbe essere riservata ad un parziale spostamento del prelievo dall’Irpef all’Iva». 

Per quanto riguarda la previdenza il documento mette in guardia per il “rilevante elemento critico per i conti pubblici” costituito dalla spesa per interventi sociali durante la pandemia per mitigare gli effetti dannosi per l’economia delle misure di contenimento del virus. La spesa previdenziale in senso stretto, si sottolinea, nel 2020 è ammontata a 341 miliardi, con un incremento di 23 miliardi (+7,3 per cento) rispetto all’anno precedente. Il 59% di tale spesa ha riguardato prestazioni non pensionistiche, dalla cassa integrazione alle indennità di disoccupazione e così via, mentre le pensioni sono stati spesi solo 6 miliardi in più, cioè il 2,4 per cento del totale. Tuttavia il crollo del PIL ha fatto sì che la spesa pensionistica sia passata dal 15,4% al 17,1.

A far aumentare la spesa previdenziale ha contribuito  Quota 100. Allla fine di gennaio di quest’anno erano state liquidate 278 mila pensioni con Quota 100, utilizzata soprattutto da lavoratori di sesso maschile appartenenti al settore privato. 

Anche le altre due principali vie d’uscita anticipata dal lavoro, Opzione donna e Ape sociale, hanno visto accogliere nel 2020 rispettivamente 16.300 e 10.800 domande. 

La spesa per l’assistenza nel 2020 ha superato i 67 miliardi, (+ 28,4%), un forte incremento hanno fatto registrare gli assegni sociali come reddito di cittadinanza, reddito di emergenza e indennità di disoccupazione.

Il Rapporto della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica 2021 si sofferma anche sull’operazione Italia Cashless, approvata dal Governo Conte e fino ad oggi confermata dal nuovo governo Draghi.

Obiettivo dichiarato del governo è quello di limitare il ricorso al contante incentivando l’uso di carte e app di pagamento. “Con riferimento al super cashback – dice la Corte – allo scopo di contenere gli abusi – che i dati forniti dal Dipartimento delle Finanze alla data del 30 aprile sembrano confermare – potrebbe essere opportuno limitare il numero di operazioni effettuabili con lo stesso operatore nell’arco della medesima giornata (anche se con carte diverse), limitando in questo modo anche il probabile frazionamento artificioso degli acquisti. La misura del premio, 1500 euro ai primi 100 mila utenti per numero di operazioni nel semestre, appare inoltre eccessiva”.

Sulla Lotteria degli scontrini, il Rapporto afferma che “l’adesione alla lotteria degli scontrini è risultata al momento alquanto limitata e settoriale, concentrata nella grande distribuzione. Un ostacolo è certamente costituito dalla complessità delle operazioni, mentre la conoscenza solo differita della vincita costituisce un’ulteriore remora alla partecipazione, affievolendo l’interesse del consumatore. Dai primi elementi in ordine al credito di imposta del 30 per cento delle commissioni addebitate per le transazioni effettuate mediante carte di credito, di debito o prepagate, emerge che tra settembre 2020 e aprile 2021, i crediti compensati ammontano complessivamente a 3,31 milioni, coinvolgendo un numero limitato di soggetti. Resta da valutare se la misura possa produrre gli effetti attesi con specifico riferimento alle attività economiche di minore dimensione, nelle quali si concentra la resistenza all’uso dei mezzi di pagamento elettronici”.

Infine il documento della Corte dei Conti si si sofferma sulle politiche attive del lavoro. In questa fase di crisi dovuta alla pandemia di Covid 19 “si è avuto conferma – dice il rapporto – di risultati nettamente inferiori alle attese per quel che riguarda il secondo pilastro del Reddito di cittadinanza, quello finalizzato alle politiche attive del lavoro. Le informazioni dell’Anpal (Agenzia nazionale politiche attive del lavoro, ndr) sulle caratteristiche dei soggetti indirizzati presso i Centri per l’impiego evidenziano che alla data del 1° aprile 2021, a fronte di un milione e 656 mila soggetti convocati, poco più di 1 milione e 56 mila erano tenuti alla sottoscrizione del Patto per il lavoro. Al 10 febbraio 2021, poco oltre 152 mila persone avevano instaurato un rapporto di lavoro successivo alla data di presentazione della domanda”

Sulla base di tali considerazioni relative al mercato del lavoro, la Corte dei Conti conclude che “Rimane forte l’esigenza di un serio rafforzamento dei centri per l’impiego, obiettivo al momento mancato e da rilanciare nell’ambito di una nuova e robusta politica attiva per il lavoro, da realizzare anche nel quadro degli specifici investimenti a ciò destinati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza”.