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La Cina avverte la Russia: "Nessuno è al di sopra del diritto internazionale"

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AGI – La Cina non vuole la guerra in Ucraina e in nome di “una soluzione pacifica che garantisca sicurezza e stabilità in Europa” chiede agli alleati occidentali di fare qualche passo verso la Russia sulla controversia intorno all’allargamento della Nato. Mentre a Mosca ricorda: “Nessuno è al di sopra del diritto internazionale”.

Per certi aspetti, quello del ministro degli Esteri cinese Wang Yi è stato l’intervento più sorprendente alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, sul cui palco centrale al Bayerischer Hof oggi si sono alternati il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, la vice presidente americana Kamala Harris, il premier britannico Boris Johnson e il capo di Stato ucraino, Volodymyr Zelensky. 

“L’Ucraina deve essere un ponte che unisce Est e Ovest e non una linea di fronte per una competizione tra diverse potenze”, scandisce Wang Yi – in videocollegamento – e “nessun Paese, neanche una superpotenza, è al di sopra del diritto internazionale, né può sostituire le regole internazionali con le proprie”. Parole sorprendentemente chiare, da parte del capo della diplomazia di Xi Jinping, cui preme sottolineare che Pechino intende giocare “un ruolo costruttivo per la pace”. 

I messaggi sono rivolti a tutte le parti in causa: da una parte, scandisce Wang, “anche le preoccupazioni della Russia devono essere rispettate”, e sarebbe necessario un “adattamento” della Nato. “Se ci sarà un allargamento dell’Alleanza atlantica ci sarà davvero garanzia della pace? È una domanda che i nostri amici in Europa si devono porre seriamente”, si chiede il ministro di Xi, facendo capire quale potrebbe essere il punto d’incontro del negoziato. 

Dall’altra parte – questa volta il destinatario è Mosca – “il principio dell’inviolabilità dei confini vale per tutti i gli Stati che aderiscono alle Nazioni Unite, l’Ucraina non rappresenta un’eccezione”.

In un certo senso, Wang Yi ha proposto una sorta di road map: “Sia la Russia che gli europei e gli Usa si sono detti d’accordo che gli accordi di Minsk debbano essere la base per una soluzione: su questo bisogna ora concentrarsi”.

In altre parole: “Perché le parti non possono sedersi ad un tavolo, condurre colloqui dettagliati ed elaborare un piano per mettere in atto le intese di Minsk?”, scandisce Wang.

“Questo è quello che si dovrebbe fare, invece di aumentare le tensioni e provocare il panico. Ora tutti i Paesi dovrebbero assumersi responsabilità ed impegnarsi per una soluzione pacifica”. 

Wang Yi, sia pure tra i sorrisi, non pare fare sconti al Cremlino: “La sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale di ciascun Paese devono essere protette e rispettate. Si tratta di una delle normi fondanti dei rapporti internazionali”. D’altronde, “si è tornati ad una mentalità da Guerra fredda”, ma è sbagliato riportare indietro le lancette della storia.

La chiave per superare i conflitti è il multilateralismo: “Per trasformare il mondo in un posto migliore, i Paesi devono lavorare insieme, in un clima fondata sulla cooperazione, non sulla competizione”, così ancora il ministro di Pechino, secondo il quale “bisogna lavorare mano nella mano”, mentre “la sicurezza di un Paese non deve avvenire a costo di un alto, così come non è accettabile che qualcuno formi dei blocchi militari”.

La questione, Wang Yi non se lo nasconde, ha anche il colore dei conti: dopo la pandemia “l’economia mondiale si sta riprendendo lentamente, e per avviarci verso un progresso sostenibile ci appelliamo a tutti i Paesi ad agire insieme”. 

Aperture e avvertimenti dal palco di Monaco. Qui è il premier britannico Boris Johnson a chiedere alla Russia di “abbassare i toni prima che sia troppo tardi”. Mosca “non avrebbe assolutamente nulla da guadagnare da questa impresa catastrofica e avrebbe tutto da perdere, e se invaderà l’Ucraina sarò la distruzione di uno Stato democratico”, insiste BoJo. “Ecco perché dobbiamo stare saldamente insieme”.

Ma in caso di attacco, “le sanzioni devono essere il più dure possibile”. L’altro punto cruciale toccato dal premier britannico è proprio quello della Nato, che “non può rinunciare alla politica della porta aperta”, motivo per cui ha aperto le sue porte “a quattordici Stati dopo il 1999”.   

D’altronde, è lo stesso Scholz a cercare di gettare acqua sul fuoco in tema Nato: Mosca, dice il cancelliere parlando al Bayrischer Hof, ha trasformato la questione di una possibile adesione dell’Ucraina alla Nato in un “casus belli”. Ebbene, “questo è un paradosso: non è in agenda nessuna decisione” sull’adesione o meno dell’Ucraina all’Alleanza atlantica, scandisce Scholz, pur insistendo che “non è negoziabile il diritto degli Stati a scegliere la loro alleanza”.  

In effetti il vero messaggio che Monaco invia al signore del Cremlino non riguarda tanto l’adesione o meno di Kiev alla Nato – che parrebbe tutto sommato una questione affrontabile (ancora oggi il cancelliere ha ribadito che la Germania contribuirà in prima fila a sostenere “la stabilità finanziaria” dell’Ucraina), quanto la compattezza dell’Alleanza atlantica in questa crisi.

“Se Mosca vuole meno Nato ai suoi confini ne avrà di più. Se la Russia vuole spaccare la Nato, avrà una Nato ancora più unita”: difficile fraintendere le parole del segretario generale Jens Stoltenberg, qui a Monaco.

“Le guerre possono essere preservate solo se i confini non vengono più spostati. Questo è il principio che deve essere garantito in Europa, niente giustifica i movimenti di truppe in Russia”, gli fa eco Scholz.

“Siamo pronti a negoziare: ma distinguiamo dalle richieste inaccettabili da quelle accettabili”, ribadisce, spiegando che “abbiamo bisogno della maggior diplomazia possibile, ma non bisogna essere ingenui”. Ossia: Vladimir Putin ricordi che “ogni ulteriore violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina avrò prezzi molto alti per la Russia, economici, politici e geostrategici”.

Il Cremlino sbaglierebbe a illudersi, è il mantra di Monaco: “L’Ue e la comunità transatlantica sono pienamente allineate”, ha detto di prima mattina la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: “Abbiamo risposto con una sola voce e un solo messaggio”.

Source: agi


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