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La battaglia del ponte di Lampedusa

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Un ponte, lungo 130 metri, per collegare il Porto vecchio con quello nuovo. Un’opera da 20 milioni di euro che altrove potrebbe rivelarsi necessaria, ma desta perplessità se progettata per una piccola e suggestiva isola come Lampedusa. Si tratta di “un’opera inutile che sfregia la bellezza” dell’isola, protestano all’unisono le associazioni ambientaliste.

“Nel 2020 – afferma Italia Nostra –  in uno dei luoghi dove la bellezza naturalistica e paesaggistica della Sicilia è indiscutibilmente vivida e tangibile, c’è ancora qualcuno che si ostina a concepire e a voler realizzare costosissimi progetti ad altissimo impatto, del tutto superflui”. L’area in cui il ponte dovrebbe sorgere, sottolinea l’associazione, è “sottoposta a vincoli ambientali, paesaggistici e archeologici”

Il progetto, spiegano gli ambientalisti, prevede una struttura sostenuta da robusti piloni che poggerebbero sul fondale, e dovrebbe essere edificata di fronte a un’area di interesse archeologico, Cala Salina. “Un progetto vecchio, obsoleto, concepito oltre trent’anni fa, la cui utilità è tutta da dimostrare”, sostiene Italia Nostra, sottolineando che  il progetto manca delle valutazioni di impatto ambientale Vas e Via.

“Un esposto alla magistratura – aggiunge l’associazione – per l’accertamento della regolarità delle procedure ci sembra dunque inevitabile. Quando avremo, in Sicilia, una classe politica pienamente consapevole dei valori ambientali e culturali che questa terra straordinaria custodisce e generosamente ci offre?”.

Sulla stessa lunghezza d’onda è anche l’esposto di Mareamico. “L’isola di Lampedusa – scrive su Facebook accompagnando un filmato – è vincolata da un piano paesaggistico giustamente restrittivo, che non prevede e non può tollerare un’opera che andrebbe a modificare definitivamente il paesaggio”.

Era stata la giunta di Giusi Nicolini a ​immaginare un collegamento tra i due porti. “Quel progetto – spiega Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia – della era sostenibile e recuperava il paesaggio. Prevedeva la sola realizzazione di una passerella ciclo-pedonale in legno. Martello, invece, vuole costruire 48 piloni conficcati nell’acqua e da giorni continua a ripetere una bugia sul viadotto che lui vuole costruire sulla Cala Salina dentro i porti dell’Isola”.

Se Nicolini “aveva un preciso obiettivo di riqualificazione ambientale e paesaggistica per la fruizione del fronte mare, con un percorso ciclo-pedonale dalla Guitgia a Cala Francese”, Totò Martello ha “stravolto” quell’idea. “Nel tratto in questione – continua Zanna – era prevista una semplice passerella di legno sull’acqua. Erano previste la realizzazione di una piazza nell’area occupata dalle rotonde, un sentiero nell’area archeologica, un sistema di giardini per riqualificare aree attualmente degradate. Due visioni completamente diverse e contrapposte: i 48 piloni avrebbero il diametro di 1,20 metri e profondi 14 metri“.

“La smetta, quindi – conclude Zanna –  il sindaco Martello di fare il pinocchio e, se è in grado, si assuma le sue responsabilità, gettando la maschera e dichiararsi, per l’ennesima volta, quel pirata del cemento che tutti tristemente conosciamo”.

Contattato dall’AGI, Martello ha minimizzato l’impatto dell’opera: “Si tratta solo di una banchina di collegamento”, ha detto, aggiungendo di “non conoscere” il progetto nel modo in cui lo descrivono gli ambientalisti. Quanto agli esposti annunciati da questi ultimi, non sembra preoccupato e risponde: “Se sarà così, ci vediamo in tribunale”.

Vedi: La battaglia del ponte di Lampedusa
Fonte: cronaca agi


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