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Inflazione. Perché salgono i prezzi?

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di Antonino Gulisano

Gas e petrolio alle stelle, materie prime sempre più care, chip introvabili: così la ripresa mondiale post-covid rischia di frenare. Non siamo ancora alle fiammate viste negli Usa (+5,3% l’ultimo dato relativo ad agosto) o in Germania (+4,1% il numero diffuso ieri, record da 29 anni), ma anche in Italia la corsa dell’inflazione comincia a spaventare.
l’Istat ha comunicato, in via preliminare, che a settembre i prezzi sono saliti del 2,6% su base annua, cosa che non accadeva da ottobre del 2012. E il dato preoccupa anche in Europa, con il 3,4% comunicato oggi per l’Eurozona comunicato da Eurostat.
Le cause del boom dell’energia che fa schizzare bollette e benzina. anno cercate prevalentemente oltreconfine. Il colpevole numero uno è il costo dell’energia. Come ricorda Reuters in un’analisi, i prezzi del gas europeo e americano sono cresciuti quest’anno rispettivamente del 350 e del 120 per cento. Maxi rialzi anche per il petrolio. A gennaio un barile di Brent, il riferimento di prodotto estratto nel mare del Nord, valeva poco di 50 dollari, oggi viaggia verso quota 80 e secondo Goldman Sachs dovrebbe toccare quota 90 entro fine anno.
Queste le cause e le conseguenze quali sono? Le conseguenze sono quelle che già stiamo cominciando ad osservare al di là delle rilevazioni statistiche. Dalle bollette di gas ed energia che registrano rialzi a due cifre alla benzina che segna i massimi da otto anni. Basti pensare che del 2,6% rilevato dall’Istat ben più della metà (1,7%) si deve soltanto al rialzo dei prezzi dei beni energetici. In concreto: il costo delle bollette di luce e gas per famiglie e imprese o i carburanti per i veicoli pubblici o privati, con conseguenza in quest’ultimo caso sul prezzo del settore dei trasporti, che segna un +7% di crescita su base annua.
Crescono le materie prime, ma corre, anche, il carrello della spesa. Dietro alla corsa dell’inflazione non c’è soltanto l’energia. Da diversi mesi si osserva un rialzo significativo anche delle materie prime alimentari. Il Food Index redatto dalla Fao, un indice che accorpa i prezzi di una serie di commodity alimentari, ad agosto ha registrato ad esempio quota 127,4 punti, in rialzo di oltre 30 punti rispetto ai 12 mesi precedenti. Anche qui, dalle origini alle conseguenze il passo è breve, anche se forse i consumatori ancora non l’hanno osservato. L’Istat però sì: a settembre il rialzo dei bei alimentari è stato dell’1,2% rispetto all’anno precedente. E’ anche questo a incidere sull’accelerazione del cosiddetto “carrello della spesa”, cioè più tipicamente i prezzi con cui quotidianamente ci si confronta facendo la spesa, passato dal +0,6% di agosto a +1,2%.
Mancano i chip, auto ed elettronica sotto scacco. Gli altri grandi protagonisti di questa stagione inflazionistica sono i chip. Il boom della domanda legata alla pandemia e la strozzatura nelle catene di approvvigionamento li hanno eletti i veri oggetti del desiderio dell’economia mondiale. Qui il problema è duplice: boom di domanda e crisi dell’offerta hanno fatto schizzare i prezzi negli ultimi mesi, ma la stessa produzione di semiconduttori è penalizzata dagli elementi già citati: dal costo dell’energia al rincaro delle materie prime, non solo alimentari. Il risultato è già osservabile: grandi stabilimenti automobilistici costretti a fermarsi per assenza di chip.
Perché l’inflazione è un problema? Il motivo per cui la crescita dell’inflazione è vista come un campanello d’allarme da governi e banche centrali è semplice. A parità di stipendi un rialzo dei prezzi si traduce in una perdita di potere di acquisto: si paga di più per acquistare le stesse cose. Motivo per cui cresce di conseguenza una pressione per il rialzo degli stipendi, vista la domanda dei lavoratori di restare al passo con l’aumenti dei prezzi. Ma è lo stesso rialzo degli stipendi a fornire nuovo carburante all’inflazione, visto che le aziende possono decidere di scaricare sul costo dei beni prodotti l’aumento delle spese determinato dalla crescita dei salari. Innescando così una dinamica molto pericolosa per l’economia.
Inflazione Italia 2021: a che cosa è dovuto l’aumento dei prezzi? L’aumento tendenziale dei prezzi è sempre in agguato ma a novembre la crescita è tornata su livelli che non si vedevano da tempo. Vediamo insieme che cosa spinge la crescita generalizzata dei prezzi.
L’inflazione in Italia al 2021: energia, gas e carburanti sono i colpevoli. I prezzi tornano a salire e le ultime rilevazioni Istat confermano che il livello di crescita è tornato verso indicatori che non si vedevano da tempo precisamente dal lontano 2008. In particolare, l’Istituto di Statistica ha comunicato che, nel mese di novembre, l’indice nazionale dei prezzi al consumo è salito dello 0,7% rispetto a ottobre e del 3,8% su base annua. Inoltre gli aumenti colpiscono i beni alimentari, di quelli per la cura della casa e della persona passando dal + 1% al +1,4% compresi quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (dal + 3,1% al +3,8%).
Secondo le stime diffuse dall’Osservatorio Nazionale Feder consumatori, avranno un impatto sulle famiglie quantificabile +1.132,40 euro annui con energia elettrica, gas, carburanti e alimentari che richiederanno una spesa aggiuntiva pari a 551 euro in più all’anno a famiglia.