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In Turchia c'è un mosaico romano in mezzo alla spazzatura

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Gli operai del comune non credevano ai propri occhi quando tre anni fa la costruzione di un condotto fognario svelò la presenza di un pavimento a mosaico risalente all'epoca romana. A distanza di tre anni il mosaico langue ancora in una strada, soffocato da asfalto fresco, all'ombra di un bidone della spazzatura. Succede in Turchia, più precisamente a Iznik, che fino all'arrivo dei turchi era conosciuta come Nicea, la città che nel 325 d.C. ospitò il primo Concilio Ecumenico e fu la culla della cristianità.

Qui l'imperatore Costantino, che dopo la riunificazione dell'impero desiderava l'unificazione della chiesa, accolse vescovi da tutto il mondo cristiano che per la prima volta posero quelli che sarebbero diventati i fondamenti del cristianesimo. Fu a Nicea che si giunse a una formula per definire la natura di Gesù e si decise che la Pasqua sarebbe stata celebrata la prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera.

Le ragioni dello scempio

Il mosaico ritrovato appartiene proprio all'epoca del concilio rappresenta un viso umano con delle foglie attorno al viso ed è grande circa un metro quadro. Una meraviglia che si può ammirare, fango permettendo, solo nella strada in cui si trova, dove il mosaico è protetto da soli 4 coni uniti da un nastro, a due metri da un bidone della spazzatura. La colpa di un tale scempio è del mancato accordo tra il comune e il proprietario del vialetto privato, ma gli archeologi non sono rimasti in silenzio.

"Un mosaico di epoca romana non deve essere lasciato vicino alla spazzatura. È il segno inequivocabile che vi sorgeva una villa di patrizia e ritrovamenti del genere sono rari", ha detto ad Agi l'ex direttore del museo di Iznik Taylan Sevil, che da tre anni si batte perché il mosaico venga valorizzato.

Un mosaico che rappresenterebbe un'attrazione ulteriore per un centro del nord ovest della Turchia dove si possono ammirare la chiesa di Santa Sofia (dove si svolse il concilio ecumenico del 787 d.C.), il museo archeologico, le porte e le mura della città,un teatro romano da 15 mila posti a sedere e la mosche verde una delle poche della Turchia in stile iranico-selgiuchide.

La storia di Nicea infatti, poi divenuta Iznik con gli ottomani, giunse a una nuova svolta nel 1514, quando il sultano Selim I conquistò la città di Tabriz, nel nord dell'Iran, da cui fece trasferire decine di artigiani esperti nella lavorazione della ceramica a Iznik, che da allora è famosa per le meravigliose decorazioni in ceramica fatte a mano.
 

Vedi: In Turchia c'è un mosaico romano in mezzo alla spazzatura
Fonte: estero agi


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