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In piazza per i diritti e la giustizia sociale

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La mobilitazione ha coinvolto 11 piazze italiane, da Sud a Nord del Paese, nel quadro della “Giornata mondiale per l’eliminazione della povertà, promossa dal Consiglio d’Europa

Fonte: Ufficio Stampa Rete dei Numeri Pari

Si sono concluse ieri a Catania, nel piazzale della Geotrans, azienda di autotrasporti conquistata alla mafia, le giornate di mobilitazione nazionale diffusa per i diritti e la giustizia sociale promosse dalla “Rete dei Numeri Pari”, con l’adesione di ANPI, CGIL, Libera e numerose altre organizzazioni. Nei giorni precedenti la manifestazione aveva coinvolto le piazze di altre 10 città, da Nord a Sud, passando da Milano, Roma, Firenze, Bari, Palermo, Messina, Salerno, Asti, Ravenna e Ladispoli.
La mobilitazione, intitolata “In piazza per i diritti e la giustizia sociale”, è stata pensata per coinvolgere 11 piazze, da Sud a Nord del Paese, nel quadro della “Giornata mondiale per l’eliminazione della povertà, promossa dal Consiglio d’Europa per il 17 ottobre.
Ragioni e contenuti della mobilitazione sono illustrati nel documento di lancio.
“A un anno e mezzo dallo scoppio della pandemia – vi si legge – l’ISTAT ha registrato un ulteriore aumento delle disuguaglianze e della povertà assoluta nel nostro Paese. La povertà assoluta torna a crescere coinvolgendo la cifra record di 2,6 milioni di famiglie, 5,6 milioni di persone di cui 1,3 milioni di minori. Nel complesso la povertà assoluta colpisce il 9,4% della popolazione – contro il 7,7% del 2019 – raggiungendo così il livello più elevato dal 2005, anno di inizio delle serie storiche. Per quanto riguarda la povertà relativa, invece, è stato registrato un aumento dall’11,4% del 2019 al 13,5% del 2020, coinvolgendo oltre 8 milioni di persone. L’Italia è tra i Paesi con il maggior numero di persone a rischio esclusione sociale in Europa (1 su 3), dove sono presenti due delle tre Regioni più povere d’Europa: 1° la Sicilia e 3° la Campania, dove milioni di persone non possono più curarsi per motivi economici, dove cresce la povertà educativa, dove le mafie fanno affari per 110 miliardi l’anno, dove corruzione ed evasione fiscale continuano a crescere”.
“Non è andato tutto bene, come ci è stato raccontato – afferma il documento di lancio – La crudele pedagogia del virus ci ha mostrato come a essere maggiormente colpiti dalla pandemia siano state le donne, i lavoratori precari, gli irregolari, gli autonomi, i lavoratori di strada, le persone senza dimora, i residenti nelle periferie delle grandi città, i disabili, gli anziani, gli immigrati.
Ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri, con i ceti medi che scompaiono. Solo lo scorso anno i 36 miliardari italiani hanno aumentato la loro ricchezza di altri 45,6 miliardi di euro secondo Oxfam. Un furto di diritti e di democrazia che non possiamo accettare. Continuiamo a pagare sulla nostra pelle una crisi iniziata già molto tempo fa.
Oggi in Italia il lavoro è sempre più precario e con lo sblocco dei licenziamenti assisteremo a uno squarcio del tessuto sociale e lavorativo senza precedenti; il nostro sistema di protezione sociale è inadeguato e sottofinanziato, mentre continua a scaricare tutto il peso del lavoro di cura sulle donne; le misure di sostegno al reddito sono ancora parziali e lontane dai “social pillar” europei che garantiscono a tutte le cittadine e i cittadini reddito minimo garantito, diritto all’abitare e servizi sociali di qualità.
Dove crescono povertà, precarietà lavorativa, dispersione scolastica, deprivazione materiale, crescono le mafie. In questi anni l’accumulazione originaria mafiosa è mutata. Così come il loro modo di agire nelle periferie, dove è cresciuto a dismisura il welfare sostitutivo mafioso.
Purtroppo – nonostante decine di migliaia di morti, l’aumento delle disuguaglianze e delle povertà – il PNRR rappresenta un’enorme occasione mancata, difende gli interessi dello stesso modello responsabile della crisi, non promuove né equità sociale e né sostenibilità ambientale. Il presidente Draghi, in merito ai fondi del Next Generation EU destinati all’Italia, non ha rispettato l’art. 3 previsto dal Codice del Partenariato Europeo che impone ai governi di co-programmare e co-progettare con le reti sociali presenti sui territori la parte dei progetti relativa all’equità sociale.
Per sconfiggere le ingiustizie sociali abbiamo bisogno di politiche sociali che mettano al centro il metodo della co-progettazione e co-programmazione come stabilito dalla sentenza costituzionale 131 del 2020; di lavoro dignitoso e di qualità utilizzando i fondi del PNRR per promuovere la riconversione ecologica, non la transizione, in maniera pianificata, inclusiva, equa e partecipata, socializzando le infrastrutture strategiche tra paesi e municipi, utilizzando come leve per portarla avanti investimenti pubblici, lavoro di cittadinanza e attività di riproduzione socio-ecologica; di investimenti strutturali e non emergenziali sul diritto all’abitare che garantiscano alle centinaia di migliaia di famiglie in emergenza abitativa una casa di qualità, sostenibile in termini energetici; di investimenti per potenziare il diritto allo studio, contrastare la dispersione scolastica e la povertà educativa; di introdurre un sistema di sostegno al reddito meno condizionante”.