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In Italia la catena di approvvigionamento rischia un balzo dei prezzi

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AGI – Carenza di materie prime e manodopera, una domanda che sale e una produzione che non riesce a tenere il passo. Con la conseguenza che i tempi medi di consegna delle merci si allungano a livello globale anche a causa della carenza di materiale e dei problemi legati ai trasporti, complice la congestione dei porti e una grave mancanza di autotrasportatori.

Queste le cause che stanno mettendo in difficoltà la ‘supply chain’, un sistema di approvvigionamento efficiente per decenni che ora si ritrova in affanno. Problemi che inevitabilmente si rifletteranno su un aumento dei prezzi per i consumatori con il rischio di un rallentamento della ripresa economica globale.

Se negli Stati Uniti e nel Regno Unito il meccanismo sembra inceppato al punto da mettere in crisi il giorno del Ringraziamento e forse anche il Natale – scarseggerebbe sulle tavole perfino il tradizionale tacchino – in Italia il rischio di una mancanza di prodotti non sembra esserci ma quello che preoccupa è un possibile aumento dei prezzi, almeno secondo quanto sostengono gli esperti.

La distribuzione messa sotto pressione dal rincaro dei prezzi dell’energia

In Italia si sente “una pressione sulle materie prime legate al mondo dell’energia che incide, al di là delle bollette, anche sui costi per le imprese e la distribuzione” ma “in questo momento problemi di fornitura di merci non ce ne sono e non ne vediamo in nessun modo, soprattutto per quanto riguarda problemi di disponibilità di prodotti agroalimentari”. A dirlo all’AGI è Carlo Alberto Buttarelli, responsabile ufficio studi di Federdistribuzione.

L’associazione sta quindi portando avanti “una riflessione su tavoli congiunti col mondo produttivo agricolo, della trasformazione e della distribuzione per capire quale potrà essere la portata di alcuni aumenti dei prezzi per evitare di trasferirli sul consumatore. Ci possono essere delle tensioni su prezzi e costi delle imprese, ci stiamo ragionando, ma non andranno a influenzare la disponibilità dei prodotti“. Il Natale, quindi, ribadisce Buttarelli “non sarà influenzato sotto questo punto di vista. Il vero problema delle festività potrebbe invece essere la risalita dei contagi”.

“Abbiamo un allungamento dei tempi di consegna su quelle che sono le macro direttrici come Cina-Europa” specialmente per i prodotti di “elettronica che vengono sempre importati e su questo si potrebbe avere qualche ritardo nelle consegne che, però, non significa non trovare i prodotti sugli scaffali ma una disponibilità forse non più ampissima”, spiega all’AGI Andrea Manfron, segretario generale della Federazione degli Autotrasportatori Italiani che fa capo a Conftrasporto-Confcommercio.

Secondo Manfron, “i modelli logistici sono completamente cambiati e si sta superando la logica del ‘just in time’: produco per vendere e il trasporto è già funzionale alla vendita. In realtà le imprese stanno tornando indietro e stanno facendo un po’ più di magazzino. L’aumento di prezzi è una delle conseguenze, i servizi di trasporto mediamente si stanno allungando e i costi del gasolio incidono su queste imprese”.

Il ‘carò metano pesa sulle produzioni di ammoniaca e di ‘adbluè

Il caro energia, spiega ancora il segretario generale Fai, incide infatti “sia sulla produzione ma anche sul trasporto, i camion a Gnl sono i più sostenibili e più performanti a livello ambientale ma hanno un enorme problema: vanno a metano che costa tanto, circa 2,5 volte in più rispetto all’anno scorso e viaggiano in perdita. Il costo del metano è cresciuto in maniera esponenziale” e questo si ripercuote poi anche sulla produzione di ammoniaca; alle aziende non conviene più produrre perchè i costi superano i ricavi.

“Tutti quei cicli produttivi che necessitano di ammoniaca vanno altrove, in nord Africa per esempio dove il costo dell’ammoniaca è ancora accettabile e il costo del trasporto dal nord Africa verso l’Italia è comunque conveniente”. L’aumento del prezzo del metano e del costo dell’energia elettrica va a pesare anche sulla produzione di AdBlue.

Si tratta di una soluzione di urea e acqua che nei motori a gasolio di nuova generazione serve ad abbattere le emissioni di ossidi di azoto. L’AdBlue può essere ottenuto per sintesi, direttamente dal processo di produzione dell’ammoniaca il che garantisce un prodotto non dannoso per le auto, ma comporta elevati costi di produzione e l’impiego di grosse quantità di energia.

“Senza AdBlue le macchine non possono circolare ma è una sostanza che non si trova perché è fatto con l’ammoniaca che scarseggia perché è fatta col metano, che si va a cercare altrove. Quindi, anche qui, la catena della logistica è scombussolata”, sottolinea Manfron spiegando che “il cambiamento della ricerca di nuovi fornitori e di nuove catene logistiche collegate per potersi rifornire è talmente veloce che ha bisogno di bilanciamento e di tempo e questo si ripercuote sui tempi di consegna, sulla produzione e sui beni di consumo che vanno a finire sullo scaffale. Durerà un bel pò”.

La situazione negli Usa e nel Regno Unito

Moody’s Analytics avverte che le interruzioni della catena di approvvigionamento “peggioreranno prima di migliorare”. Secondo quanto riporta il Financial Times “la crisi della catena di approvvigionamento del Regno Unito durerà almeno fino al 2023” stando all’allarme lanciato dai leader delle aziende. “Mentre la ripresa economica globale continua, ciò che è sempre più evidente è come sarà ostacolata dalle interruzioni della catena di approvvigionamento che si stanno presentando”, avvisa Moody’s.

Intanto il Fondo Monetario internazionale ha abbassato le sue previsioni di crescita degli Usa per il 2021 di un punto percentuale, citando le interruzioni della catena di approvvigionamento e l’indebolimento del consumo – che a sua volta è stato parzialmente guidato da strozzature della catena di approvvigionamento, come la mancanza di nuove auto in mezzo alla carenza di chip per computer. Gli Stati Uniti cercano quindi di correre ai ripari. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, infatti, ha annunciato un accordo bipartisan sulle infrastrutture, che prevede 17 miliardi di dollari per migliorare le infrastrutture nei porti costieri, interni e terrestri, cosi’ come le vie navigabili, nel tentativo di rafforzare la resilienza della catena di approvvigionamento del paese.

Source: agi


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