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In Germania è in gioco la sopravvivenza politica di Laschet

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AGI – “E’ in gioco la sopravvivenza politica di Armin Laschet”.

Il professor Johannes Kiess ha pochi dubbi al riguardo: il mondo Cdu/Csu “è profondamente lacerato”, ed attualmente sono i Verdi e i liberali ad avere in mano il destino del futuro governo tedesco: “Di fatto, possono decidere loro chi sarà il prossimo cancelliere”, afferma.

A pochi giorni dalle elezioni-terremoto in Germania, il politologo, docente alle università di Siegen e di Lipsia, in questa intervista in esclusiva con l’AGI prova a fare un primo bilancio e a tracciare i prossimi scenari del lungo e sfibrante dopo-Merkel. 

L’Spd con Olaf Scholz si è piazzata al primo posto, sia pur di misura, l’Unione ha incassato una pesante emorragia di voti. Ma ancora non si può dire chi sarà il prossimo cancelliere.

“Il risultato elettorale permette in sostanza tre opzioni, tenderei ad escludere un qualsivoglia governo di minoranza. Il punto è che per il candidato di Cdu/Csu Armin Laschet è in gioco anche la sopravvivenza politica.

Ma i primi giorni dopo il voto mostrano quali siano le condizioni della Cdu, mentre la sua richiesta per la cancelleria ed il suo comportamento a tratti appaiono grotteschi e poco professionali.

Markus Soeder invece si è congratulato con l’Spd per la vittoria elettorale quando ancora Laschet tentava di trovare una via d’uscita per salvare la sua posizione. E’ vero che, in teoria, con una coalizione ‘Giamaica’ potrebbe ancora diventare cancelliere: ma solo se Fdp e liberali lo vogliono, ed in questo modo formerebbe una maggioranza pesantemente condizionata.

Invece in una Grosse Koalition con Scholz come cancelliere, la Cdu/Csu sarebbe ancora al governo, ma la maggior parte dei partecipanti sembra essere molto stanca di questa costellazione.

Invece un’alleanza ‘semaforo’ manderebbe l’Unione all’opposizione, la quale non vi si troverebbe affatto a suo agio, e pertanto farà (quasi) tutto il possibile per impedirlo”.

Ma che ne sarà della Cdu come la conoscevamo? Ancora pochi mesi fa superava ampiamente nei sondaggi il 30% dei consensi, oggi deve gestire il peggiore risultato della propria storia…

“Sì, il partito è lacerato. Laschet non è stato in grado di riunire dietro un’idea le sue diverse correnti. Ultimamente questo non riusciva neanche ad Angela Merkel. Dipende anche dal programma: non è chiaro cosa il conservatorismo e l’idea cristiano-democratica rappresentino, per esempio, per le persone più giovani. .

A ciò si aggiunge che la Cdu da una parte ha accolto aspetti progressisti, ma dall’altra punta sempre verso destra, credendo di riguadagnare elettori dell’Afd. Ma non funziona da anni: gli elettori dell’ultradestra non cambieranno voto se la Cdu va sempre più a destra, ma restano all’originale, anzi si sentono confermati nelle loro scelte”. 
  
Ora tutti guardano ai Verdi e ai liberali: davvero saranno i “kingmaker” delle elezioni? I primi contatti sono già in corso. 

Di fatto Fdp e Verdi possono decidere chi sarà il prossimo cancelliere. Ma le cose non sono semplici, perché tutte le opzioni sul tavolo presentano anche notevoli ostacoli: i liberali si troverebbero con Spd e Verdi in un governo di centro-sinistra, cioè su un lato dove sin dalle coalizioni social-liberali degli anni ’80 non li si vedeva più.

D’altra parte i Verdi in un’alleanza ‘Giamaica’ con Cdu/Csu e Fdp sarebbero gli outsider, anche se ci sono molti ‘Realos’ nel partito ambientalista a cui piace questa prospettiva, mentre la base è decisamente più a sinistra e farà pressione proprio sulla difesa del clima. Ed è come minimo dubbio se questo possa funzionare con la Cdu.

Quanto le trattative dureranno dipende soprattutto dal comportamento dei protagonisti. I Verdi e i liberali sanno bene che negoziati che durano per mesi e senza risultati, come successe quattro anni fa, equivalgono solo a causare frustrazione a tutti”.

Più probabile ‘Giamaica’ o ‘semaforo’. O alla fine potrebbe emergere comunque una riedizione della ‘GroKo’? 

“Io vedo più probabile il ‘semaforo’, perché sul clima e la digitalizzazione ci sono maggiori punti in comune. Ma è più che altro una sensazione, dato che su altri temi (le tasse e la politica sociale, per esempio) sono i liberali a non rientrare nel quadro.

Va detto che i Verdi e l’Fdp, pur non avendo ancora un’intesa, sembrano uniti nel comune compito di formare un governo. Da parte sua la Cdu tiene alto il prezzo, perché non sembra voler andare volontariamente all’opposizione: ma finché l’unione rappresenta un’opzione per Verdi e liberali, la Spd deve tentare di fare concessioni nel clima ai primi e in campo sociale ai secondi”. 

La Spd non è la stessa che quattro anni fa perse con Martin Schulz. E’ davvero cambiata o ha solo approfittato degli errori degli altri? 

“I socialdemocratici hanno fatto bene diverse cose e naturalmente hanno colto l’opportunità offerta dalle debolezze della Cdu/Csu.

La Spd aveva per prima un programma pronto, con posizioni politiche e sociali chiare. C’è stata una notevole coesione nel partito e non continue interferenze, come è stato con la Linke e appunto con la Cdu”.  

Si parla poco dell’Afd in queste elezioni: non è più ‘la sensazione’ come nel 2017, non è più il primo partito dell’opposizione, ma è comunque molto forte in molti Laender dell’est. Rappresenta un ‘nuovo Muro’? 

 “L’Afd ha raggiunto ed esaurito il proprio potenziale, molto di più non c’è da aspettarsi a livello federale.

Perché gli elettori dell’Afd non votano tanto per protesta, come spesso si dice: in ampie parti sono convinti di votare questo partito non ‘nonostante’, ma proprio a causa delle posizioni tendenti al populismo e alla xenofobia con venature antidemocratiche.

Il fatto di non essere più la prima forza dell’opposizione non è insignificante, simbolicamente, ma anche per il lavoro parlamentare (ad esempio le nomine nelle commissioni).

Tuttavia nella Germania dell’est vediamo effettivamente che le profonde crepe ormai sono quasi insormontabili.

La Cdu in Sassonia si sta praticamente disintegrando davanti ai nostri occhi. Il problema ha anche molti altri livelli e sfaccettature: disuguaglianza salariale tra est ed ovest, aspettative deluse, false promesse, società civile debole e sfiducia, paura della modernità, del cambiamento e degli stranieri. L’Afd è particolarmente forte là dove gli attori democratici sono deboli”.

Source: agi


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